Un anno dopo l'entusiasmante esordio targato "Battle Hymns", i Manowar mettono a segno un altro colpo vincente.
Into Glory Ride rappresentata una tappa fondamentale per il cammino di questa storica band e diverrà un vero e proprio must per gli amanti del genere. Registrato nel lontano 1982 da John Matias, arriva in europa un anno più tardi sotto etichetta Megaforce. In coincidenza con la prima grande ondata trash di "Kill 'Em All" scatenata dai conterranei Metallica, i Manowar fanno finta di niente e danno vita ad un album di primitivo e roccioso heavy metal epico. Del resto lìimmagine sfoderata in copertina non lascia molti dubbi, i Manowar stessi ripresi in perfetto stile barbarico, con spadoni da battaglia medievali e abiti in pelo di bisonte. Sarà proprio questo loro atteggiamento provocatorio a decretarne il successo, creando una netta spaccatura tra i fedelissimi fans e coloro che li considerano piuttosto come buffoni in cerca di gloria. Spicca su tutti la straordinaria voce del singer Eric Adams che va ad intonare melodie enfatiche e ricche di pathos, non si può certo nascondere la grande passione del bassista DeMaio per i capolavori wagneriani. Elemento dominante è, in effeti, la magica atmosfera che si respira per quasi tutti i quarantacinque minuti d'ascolto. Dico quasi perchè la veloce ed accattivante "Warlord" rappresenta forse l'unico episodio sottotono. Il resto è un concentrato di maestose marce verso la gloria, anche se ad un ascolto a caldo, alcune soluzioni adottate farebbero storcere il naso a molti. Su tutte la struggente "Secret of Steel", la biblica "Revelation", il cui testo si rifà all'apocalisse di S.Giovanni e l'impetuoso inno di battaglia "March for Revenge", che va a riprendere lo schema già collaudato di "Battle Hymns" (marcia-intermezzo-marcia finale-assolo). Essenziali ma di grande impatto le terzine del carismatico leader DeMaio, vero e proprio marchio di fabbrica del combo americano. Scorcertanti appaiono invece le lacune tecniche del neoarrivato Columbus, batterista dallo stile grezzo e potente, ma spesso e volentieri impreciso. Si tratta sicuramente di uno dei migliori album della band ed anche uno dei più impegnativi. L'unico punto debole sta nella sua eccessiva carica evocativa che rischia di cogliere impreparato l'ascoltatore più distratto. Infine un consiglio per tutti i guerrieri metallici; spegnete le luci, accendete la flebile fiammella di una candela e premete "play", vi ritroverete in un mondo di sanguinose lotte barbariche e chissà,magari con l'aiuto degli Dei ed un pizzico di fortuna ne uscirete trionfatori. |
Ross the Boss: Chitarra Anno: 1986 ristampato nel 2001 |