I toscani Etrusgrave, al loro esordio discografico, ci propongono una miscela di classic ed epic metal piuttosto interessante.
Il lavoro, pubblicato sotto il vessillo della My Graveyard Productions, si presenta in modo ottimale fin dalla copertina, che raffigura semplicemente dei teschi, uno dei quali con elmo da battaglia: soggetto non banale, bensì intelligente, date le coordinate musicali del gruppo; il libretto è molto curato ed elegante, visto che sfrutta un’ottima scelta di grafica e colori, permettendo così una perfetta leggibilità dei testi, che sono lunghi e complessi. L’album, intitolato “Masters of Fate”, dura quasi un’ora, poiché tutti i brani superano i sei minuti di durata. Si inizia con “Deafening Pulsation”, contenente varie riflessioni sull’esistenza e sul senso della vita: dopo un lento avvio, sognante e misterioso, l’epic prende respiro in crescendo, arricchito da un lungo e pregevole assolo di chitarra, da una ritmica molto in evidenza e da un finale con tanto di coro. Segue “Dismal Gait”, più personale: dapprima ritmata, in seguito la canzone prende velocità, sostenuta da una eccellente prestazione vocale e da un altro assolo lungo e variato. “The Last Solution”, all’insegna di un’apocalittica disillusione, nasce lenta e sussurrata, quindi si solleva, diventando molto orecchiabile, per poi concludersi sofferta e malinconica. “The Only Future”, veloce ed incalzante, tratta della decadenza dell’umanità, sfacelo sociale che, purtroppo, tutti noi possiamo constatare quotidianamente, accendendo la televisione o semplicemente osservando buona parte delle persone che chi ci circondano; “Wax Mask”, più cadenzato, probabilmente ambientato in un museo delle cere, è aperto da un buon lavoro di chitarra ed è un pezzo piuttosto vario ed originale, per via delle doppie voci e di brevi duetti voce-chitarra, che ci accompagnano ad un gran finale tipico di un concerto. “Lady Scolopendra” presenta un inizio reso molto atmosferico dall’uso del flauto, quindi cresce, interpretata in modo notevole, fino ad arrivare ad un finale dapprima darkeggiante, poi di grande intensità. Il brano che fornisce il nome al CD è anche il più lungo ed è basato sulla consapevolezza che il nostro destino è deciso ad un livello situato molto più in alto di noi: caratterizzato da una ritmica più tipicamente epic, che dapprima incede in modo cadenzato e successivamente si fa più veloce, il pezzo si fa ricordare anche per via di un assolo malinconico. L’album scorre veloce e gradevole, mai monotono, all’insegna più del classic che dell’epic: la linea di confine tra i due settori, comunque, non sempre è facilmente tracciabile, ma questo non è certo un demerito, visto che il disco è interpretato ottimamente da musicisti preparati, più precisamente da una voce adatta al settore ed abbastanza estesa, da una chitarra molto fantasiosa, nonché da una sezione ritmica che riesce ad essere precisa e presente, ma senza risultare troppo invadente, grazie anche alla scelta dei suoni in fase di produzione. Consigliamo il lavoro, pertanto, non solo ai metallari tradizionali, ma anche, più in generale, agli amanti della tecnica, da non confondere con il tecnicismo fine a sé stesso, visto che dall’ascolto scaturisce ben più di una emozione, fattore determinante perché una band fortemente orgogliosa delle proprie origini musicali e storiche possa competere ad armi pari con altre formazioni europee. 90/100
|
Tiziano Sbaragli: Voce Anno: 2008 |