Con parecchio ritardo rispetto alla data di pubblicazione, ci giunge l'album d'esordio dei Threnodial da Savona.
Il disco, intitolato “Eternalight?”, è interamente basato sul contrasto tra luce ed oscurità, fin dalla copertina, che raffigura un viso avvolto dalle tenebre, squarciate solo in parte per mezzo di un candelabro; il libretto contiene alcune frasi estratte dai testi delle canzoni ed una foto del gruppo, il tutto ancora immerso in una mescolanza di luci ed ombre. In particolare, citiamo una frase significativa posta ad introduzione del libretto: “La luce regna malvagia nelle nostre anime e solo l'oscurità sarà fonte di redenzione, di vita e di verità”. Dopo simili, inequivocabili premesse di estrema malignità, iniziamo l'ascolto di un CD che dura intorno ai trentotto minuti, introdotto dalla strumentale “Eternalight?”, che si poggia su effetti ed urla digitalizzate. Il primo brano vero e proprio è la veloce “The Evil of the Time to Come”, ben sostenuta da una voce aggressiva in screaming, interrotta per breve tempo da una sovrapposizione vocale, dominata da un recitato femminile; si continua con la ritmata “The Cross”, che si fa più veloce nel finale e con “Food for Worms” e “Dripping with Blood”, pezzi cadenzati dalla struttura simile, che sfruttano anche una doppia voce in growling. All'inutile intermezzo “Black Light”, composto da brevissimi ed incomprensibili spezzoni di brani, fanno seguito la furiosa “Nasty Birth”, arricchita da un assolo velocissimo e la ritmata “Sacrifice”, che cambia spesso ritmo, fino a giungere al pesante finale; la veloce “Deep Abyss” presenta delle tastiere che creano atmosfera a metà brano, seguite da un valido assolo, mentre l'apocalittica e trascinante “Loosin' Sanity” è ben accompagnata dalla martellante “Last Light on Earth”. La conclusione è affidata a “Mysanthropical Bloody Sabbath”, con voce effettata e tempi da drum machine, che si fanno più umani nel finale, prima di chiudere con l'originale campionamento di singhiozzi di donna. Le canzoni sono molto brevi, quindi il disco scorre velocemente, anche se alcuni pezzi sembrano assomigliarsi, per via di una certa ripetitività nella struttura compositiva; consigliamo l'ascolto, quindi, ai seguaci dei settori estremi, che di certo riscontreranno nell'album tante componenti che li faranno rimanere soddisfatti. 75/100
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Alessio Caracciolo: Voce e tastiere Anno: 2006 |