Solo loro potevano, eh sì, solo la Premiata Forneria Marconi poteva mettere in scena, prima con un CD e successivamente con uno spettacolo teatrale, il Conte Dracula con la formula dell'opera Rock ed interamente in italiano.
I maestri dell'Italian Progressive Rock si ripropongono al pubblico innanzitutto ritornando prepotentemente alle radici del Prog Made in Italy, al tipico sound che ha reso famosa la PFM nel mondo, allontanandosi dal loro ultimo e poco fortunato lavoro: Serendipity. Dracula, come detto, è un concept che ripercorre la vita e le gesta del Conte Vampiro, l'eterna lotta tra bene e male, ma l'approccio a Dracula avviene in maniera del tutto originale rispetto agli stereotipi del genere e cioè esplorando la psicologia e la personalità del personaggio dal suo interno, in particolar modo il rapporto di Dracula con l'amore, con la sua ricerca dell'amore, anche se a voler essere pignoli, i testi, composti con la collaborazione di Vincenzo Incenzo, talvolta risultano un poco banali. Tutto viene grandemente compensato dalla immensa bellezza della musica e delle orchestrazioni curate oltre che dalla PFM da Natale Massara che si è avvalso della partecipazione della Bulgarian Symphony Orchestra. Gli intrecci vocali, gli scambi di ruolo tra Mussida, Premoli e Di Cioccio, sono di una grande intensità, le composizioni, molto elaborate, sono indubbiamente frutto di un grande lavoro sia in fase di studio che in fase più strettamente realizzativa, riuscire ad amalgamare l'orchestra di certo non deve essere stato un lavoro facile. Mussida e Premoli tornano nuovamente a tirar fuori dai loro strumenti melodie e assoli di prim'ordine, con repentini cambi di ritmo dettati dalle ritmiche sempre protagoniste di Djivas e Di Cioccio, cambi di ritmo tesi a sottolineare e descrivere gli umori di Dracula durante tutta la narrazione. Notevole anche l'interpretazione di Dolcenera nel brano conclusivo "Un destino di rondine". Indubbiamente un lavoro "difficile" sicuramente non da classifica o da passaggio su MTV, meno male viene da dire, perché questa opera è un ottimo lavoro, da gustarsi e centellinarsi nota dopo nota, soprattutto nell'attesa dell'opera teatrale completa, che verrà rappresentata nel 2006 con la produzione di David Zard. Il voto finale forse sarà anche un pelino superiore al voto effettivamente meritato, ma il fatto che un produzione simile, un'idea ed un progetto così possano prendere forma in Italia denota molto coraggio... che indubbiamente va premiato. 90/100
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Flavio Premoli: Tastiere, voce Anno: 2005 |