I tedeschi Black Messiah, al loro quarto lavoro in studio, ci propongono un concept album piuttosto interessante; il tema del concept è la guerra, com'è evidente fin dalla copertina, che raffigura una donna seminuda circondata da guerrieri vichinghi pronti alla battaglia.
“First War of the World” dura oltre un'ora ed è introdotto da “Prologue – The Discovery”, breve pezzo recitato su un sottofondo di cavalli al galoppo, di un cinguettio di uccelli e di voci, presumibilmente appartenenti ai combattenti; il primo brano propriamente detto è il velocissimo ed epico “The Vanir Tribe”, seguito da “Gullveig”, folk ritmato ed allegro che si alterna per otto minuti con ariose accelerazioni melodiche di stampo black metal, arricchito anche dalla presenza del violino in apertura e chiusura. Si prosegue con “Von Rachsucht Und Lϋge", più diretta e martellante, della quale ricordiamo particolarmente un coro caratteristico ed un pregevole assolo di chitarra, mentre la voce narrante di "March of the Warriors”, dopo il campionamento di una spada sguainata, lascia presto il posto all'epic maideniano “Von Den Torren Valhalls”, ricco di effetti e cambi di tempo, drammatico ed a tratti anche sinfonico. Ancora all'insegna dell'epic sinfonico si presenta “The Battle of Asgaard”, sulla quale spadroneggia nuovamente il violino, creando notevole atmosfera. Una nuova parte recitata, quella di “The Chase”, con il sottofondo di una folla che urla, è l'apertura per la veloce “Burn Vanaheimr”, che sfrutta le doppie voci, mentre “Das Unterpfand” è molto varia, visto che poggia su un cadenzato suono di violino medievale e sulle tastiere, nonchè su un coro molto marziale. La voce narrante di “Peace at High Price” introduce “Andacht”, lungo ben nove minuti, che si apre con un suono di violino molto melodico, quindi le tastiere fanno crescere il brano, lento, epico e sinfonico, che prende velocità nel finale altamente drammatico ed emozionante. Una nota a parte è riservata alla bonus track “Söldnerschwein”, aperta dal flauto, seguito da un allegro folk dominato dal coro e dal violino. Il CD, molto elaborato, è basato sulla varietà del suono, dall'alternanza tra l'inglese ed il tedesco alla velocità tipica del black metal, passando per parti melodiche incastonate con una certa intelligenza. Riteniamo opportuno sottolineare due elementi, a nostro parere, fondamentali: alla batteria non c'è una ripetitiva e fredda doppia cassa, come quasi sempre avviene in ambito estremo, bensì un vero picchiatore, che evidenzia ogni colpo, facendolo risultare potente come un macigno; inoltre, quasi tutti i pezzi rispettano un criterio di “forma-canzone”, fattore non secondario, purtroppo sconosciuto a molti musicisti, non solo del settore black. Alla luce di quanto appena scritto, consigliamo il disco agli appassionati di black metal, ma anche a qualsiasi metallaro che apprezzi l'arte, non considerata esclusivamente in chiave metallica, bensì osservata da un angolo di apertura più estesa. 80/100
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Zagan: Voce, violino, chitarra Anno: 2009 Sul web: |