Un gruppo epic metal di Portorico è senz’altro una novità non da poco, non tanto per via di facili pregiudizi verso tutto ciò che non provenga dai paesi anglosassoni o dai paesi nordici, quanto perché non è così immediato immaginare che un album di questa specie giunga da una terra così lontana dai nostri usi e costumi.
I Dantesco, però, non sono certo i primi arrivati, visto che in passato hanno suonato di spalla a formazioni di livello internazionale come Judas Priest ed Exciter, ma questo, come vedremo, non è che l’inizio. Il loro secondo lavoro, infatti, intitolato “Pagano”, si fa ampiamente apprezzare fin dalla copertina di Jowita Kaminska, che in precedenza ha realizzato degli artwork per Exodus e Manilla Road: il disegno rappresenta una specie di fauno, essere mitologico metà uomo e metà animale, che, con la lancia in pugno, calpesta con gli zoccoli un angelo, davanti ad uno sfondo dove la natura la fa da padrona, tra alberi, rocce e, in lontananza, il mare ed un cielo diviso a metà tra nuvole minacciose ed una schiarita rasserenante. Nel retro di copertina, invece, appaiono i musicisti, non certo giovincelli, ma, nonostante ciò, dall’immagine poco rassicurante per i non addetti ai lavori, cioè aggressivi e molto espressivi; in una parola, veri. Un vero peccato non avere i testi a disposizione, visto che, pur possedendo solo nozioni minime di spagnolo, avremmo cercato di interpretare almeno le parti salienti: in ogni caso, a giudicare dai titoli, le canzoni narrano eventi storici, mitologici, religiosi e pagani. Il CD, che dura oltre settanta minuti ed è registrato in modo ottimale, si apre con l’epic cadenzato “Santa Croce Titulus”: subito ci colpisce la voce del cantante, piuttosto teatrale, sostenuta, più aggressiva all’occorrenza, ben accompagnata da chitarre di stampo maideniano, che si lanciano in un assolo con tanto di effetto wha-wha. Segue “La Ultima Visita De Grendel”, molto più epica, realmente da battaglia, grazie anche ad un coro possente; durante un rallentamento del ritmo, il suono di un mandolino e l’assolo a tratti orientaleggiante arricchiscono mirabilmente un brano che non era certamente monotono. Ancora migliore è “Por Tu Santo Amor”, che inizia con un “Gloria” presto interrotto da una malefica risata; l’accelerazione, ancora maideniana, supporta in modo convincente una prova molto più estrema del vocalist, tra vari cambi di tempo prima del rallentamento finale. Seguono due pezzi un po’ più lunghi, precisamente oltre i sette minuti: il primo, “Su Sangre Es Mia”, è un epic veramente marziale, addirittura drammatico quando basso e batteria dettano il passo di marcia; la melodica chitarra si colora di blues, mentre il cantante passa incredibilmente, in modo pressoché immediato, da un tono baritonale ad uno scream halfordiano. Il secondo, “Exorcista”, si avvia lentamente, poi si velocizza fino a creare un notevole impatto, con vari rallentamenti ed accelerazioni improvvise, accompagnati dal suono darkeggiante delle chitarre. “De La Mano De La Muerte” è totalmente acustica: solo voce e chitarra, un intermezzo tenuto appositamente su ritmi molto blandi, seguendo gli insegnamenti di Jimmy Page in un innesto di folk e musica celtica. La magia è interrotta abbastanza presto dalla velocità di “En El Bosque… Esta Noche”, dove spicca ancora il coro, che incupisce l’atmosfera di serenità creatasi precedentemente. In “Aguila De Sangre” è il suono del corno a chiamare alla battaglia; inconfondibilmente epic metal, ricordiamo un bell’effetto di doppie voci sovrapposte ed un altro assolo fluido, all’insegna del wha-wha, fino al massacro finale, dove i piatti della batteria creano un suono simile allo scontro delle spade. “Anibal” chiude il disco in modo eccellente: dopo un arpeggio iniziale, il brano cresce lentamente, tra atmosfere priestiane ed arie medievali, con le chitarre malinconiche a chiudere in fade dopo quasi 10 minuti. In realtà l’album prosegue, per via delle due bonus track, inserite per il mercato europeo: “I Came From Hell” è il primo tentativo in inglese nella carriera dei Dantesco, senz’altro ben riuscito, visto che è tutta in screaming, con qualche riflesso doom; “Gethsemane” è, invece, un’interpretazione del “Jesus Christ’s Superstar”, all’epoca interpretato da Ian Gillan: preferiamo non concentrarci molto sulla musica, che comunque è tecnicamente ineccepibile, ma non possiamo non rivolgere la dovuta attenzione alla notevole interpretazione del cantante, ancora una volta teatrale, espressione di dolore e sofferenza, come è normale che sia per un uomo che sta per morire sulla croce. In definitiva, un ottimo lavoro, tanto che, se all’inizio cercavamo di capire se ci fosse qualche pezzo migliore superiore agli altri, dopo il terzo ci abbiamo rinunciato, perché il disco è tutto di livello abbastanza elevato e non ci è sembrato il caso di stilare graduatorie. La classe non è acqua, visto che la ritmica varia molto spesso, senza mai annoiare, le chitarre vanno dall’impatto al solismo ed in certi istanti addirittura al lirismo, mentre il cantante, come scritto in precedenza, interpreta in modo personale e differente ogni tipologia di brano. Consigliamo questo gioiello agli amanti delle sonorità epiche, sia in chiave rock che in chiave heavy metal, agli appassionati di hard rock, prog, power, thrash, gothic e symphonic black metal, perché, pur non essendo i Dantesco esponenti dei settori di cui sopra, potranno trovare nel loro approccio alcuni elementi interessanti, perfino agli estimatori della musica lirica, purchè siano di mente aperta e non pretendano di trovare Placido Domingo, ma apprezzino un cantante degno di tale nome, capace di variare tonalità in modo praticamente istantaneo, rendendo “arte” ciò che molti superficiali dei giorni nostri chiamerebbero “urla”. 85/100
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Erico "La Bestia": Voce Anno: 2008 Sul web: |