Ho avuto un paio di volte l'opportunità di assistere ad una performance live dei parmensi Panic Room, e ad essere sincero, in entrambi i casi non mi avevano entusiasmato particolarmente; a parte una buona presenza scenica, la loro musica non aveva suscitato in me un granchè di interesse ed emozioni.
Evidentemente, però, l'impatto a freddo mi aveva tratto in inganno, ed in effetti grazie all'ascolto da CD ho avuto modo di rivalutare notevolmente le mie impressioni iniziali. La band vede la luce nel 2002 come Redrum, e successivamente pubblica "Into The Redrum", un discreto demo di 9 tracce, piuttosto grezzo nel sound, ma comunque artisticamente apprezzabile, dal quale traspare chiaramente l'attitudine del sestetto. Nel 2008 il nome cambia, probabilmente in quanto un altra band aveva preceduto i nostri nell'adozione di Redrum; la scelta resta comunque in tema e ricade su Panic Room. Il debutto ufficiale è questo Equilibrium e avviene per l'etichetta britannica UK Division. Rispetto al rudimentale Ep, risultano sensibili i rimaneggiamenti stilistici e l'affinamento nel lavoro di produzione. Il sound è stato moderato, alleggerito, reso se vogliamo più commerciale, mentre le ritmiche e le linee melodiche si presentano decisamente più mature e accurate. Un solido filo conduttore lega indissolubilmente le traccie di quest'album, che riflettono un orientamento stilistico a metà tra il nu-metal e il crossover, arricchito da sottili ricami di modern rock, in cui giocano un ruolo significativo band come Linkin Park, Staind e Limp Bizkit. L'influsso melodico degli Incubus si fa sentire, invece, nella limpida performance vocale di Francesco Liuzzi, sempre molto bilanciata e soft, ma comunque di grande espressività. I brani seguono una trama piuttosto articolata, ma generalmente organica nel complesso: un energico incipit strumentale lascia spazio nelle strofe ad arpeggi infarciti di effetti, o riff spezzati tipicamente nu-metal; la tensione va poi crescendo negli intermezzi sui quali irrompono corposi e orecchiabili refrain, per poi calare gradualmente negli stacchi che riconducono alle strofe, talvolta sviluppate diversamente tra loro. Un songwriting ben congegnato, che si caratterizza per un riffing variopinto, frequenti inversioni ritmiche, controtempi e variazioni di tono. Qua e là trovano spazio parti di scratch e doppie voci che conferiscono al tutto un aspetto molto attuale; mancano invece gli assoli, che evidentemente non vanno di moda nel sound della band. Il disco scorre fluido, gradevole e non mostra mai segni di cedimento; ogni singolo brano è ben inserito nel contesto e ha una propria autonomia. Brillano in particolar modo episodi come "Dark Angel", "New State Of Confusion" e "The Person I Knew", sostenuti da una strutturazione melodica decisamente ispirata, e da ritornelli incisivi e di facile presa. Un debutto da incorniciare, che mostra una band in grado di sviluppare con originalità e coerenza le proprie idee, elaborando un sound personale e ben costruito in tutte le sue parti. La strada intrapresa è quella giusta, staremo a vedere se sapranno riconfermarsi in futuro. 75/100
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Francesco Liuzzi: Voce Anno: 2009 |