Dopo il discreto Dante XXI, i Sepultura orfani dei fratelli Cavalera, danno vita ad un nuovo concept album dal titolo A-Lex, ispirato al libro "Arancia meccanica" di Anthony Burgess.
Si sa, l'abbandono del carismatico singer Max Cavalera ha costituito una grave perdita per questa band e i Sepultura che noi tutti conosciamo e ammiriamo sono ormai un lontano ricordo. Il newyorkese Derrick Green ce la mette tutta ma il compito a lui assegnato è praticamente impresa impossibile e nonostante gli ottimi requisiti non riesce a far dimenticare il suo storico predecessore. Di minor portata, invece, l'incarico affidato al neoarrivato Jean Dolabella, al posto di Igor Cavalera, che si destreggia abilmente dietro le pelli dando prova di pregevoli doti tecniche. Balza subito all'occhio il numero dei brani presenti, ben diciotto, la maggior parte dei quali non supera i quattro minuti di durata. La quantità dunque non manca ma questa da sola non basta certo ad innalzare il valore di una proposta musicale. A far la differenza dovrebbe essere più che altro la qualità e in questo caso essa appare, nel complesso, piuttosto ridotta e limitata a qualche sporadico episodio. Tra questi l'impetuosa "We've lost you", song sporca e primitiva, scandita da un riff semplice ma allo stesso tempo potente ed efficace. Non è da meno la folgorante "What I do", una miscela altamente esplosiva concentrata nell'arco di appena due minuti; stesso discorso vale per la violentissima "Moloko mesto" dalle chiare inflessioni hardcore. Alquanto inutili appaiono, invece, le varie strumentali tappa-buchi sparse qua e là, eccezion fatta per l'originale "Ludvig Van", rivisitazione in chiave metal della nona sinfonia di Beethoven. L'approccio è senza dubbio quello giusto e le idee son buone ma il piu' delle volte vengono messe in atto in modo confuso e disordinato. Gravi le carenze strutturali: l'elevato numero dei brani, non giova affatto all'ascolto e rende il disco piatto e dispersivo; molte track potevano tranquillamente essere evitate. Le potenzialità ci son tutte, ma purtroppo non vengono sfruttate al meglio e alla fine dei conti il disco risulta decente e nulla di più. Davvero un gran peccato! 60/100
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Derrick Green: Voce Anno: 2009 |