Siamo arrivati al Terzolivello. Non stiamo parlando di un videogioco, bensì di un gruppo italiano (trentino per la precisione) che ha giocato bene le sue carte non solo nel loro Bel Paese, ma anche nell’amata Gran Bretagna.
Qual è stato il loro jolly? Un album dalle tinte un po’ cupe, ma non privo d’effetto intitolato The Silent City. Il nome suggerisce qualcosa di apparentemente paradossale: una città non è quasi mai silenziosa, ma forse dietro si nasconde un significato più profondo. I temi dell’album sono piuttosto semplici, d’ordine quotidiano, legati alla società industrializzata e ai suoi mali che purtroppo fanno tacere e spengono quella che è la vitalità cittadina. La vitalità musicale, però, non manca e questo lo si può notare già dalla prima song “In This Moment”: il refrain è diretto e stimolante grazie alla voce e ad un buonissimo drumming. Altre voci si sentono nella successiva “Cherry slot”, in cui a parlare è un uomo qualunque, acciecato dal gioco d’azzardo; il destinatario di questa canzone, dalle sonorità più melodiche, è infatti una slot machine. Si passa poi ai riff azzeccati di “Heartbreak Hotel”, cantata con una voce calda alla Ville Valo. Un altro male che si è insinuato negli ultimi decenni nella società moderna trapela dalle note cariche di pathos di “Walking In The Snow”; tema della song è infatti l’anoressia. La sezione ritmica rimane quasi inalterata in “Bellatrix Smile”, sebbene vi sia l’alternanza di due voci che arricchisce un po’ il pezzo. Tuttavia l’atmosfera cambia con “Synthetic”, che attinge un po’ ai lavori dei System of a Down, dove la chitarra accompagna la voce nel suo tragitto verso, come il testo suggerisce, una possibile fine. L’energia si diffonde fino a “Lost”, mentre il ritmo si addolcisce in “Happy Birth Men”. Sonorità più dure riprendono quota assieme ad una voce accattivante nel brano seguente intitolato “Nevertold Life”. L’album si chiude con “Indifference” che tematizza un altro tratto, principalmente negativo, della società odierna, che è appunto l’indifferenza. Di certo, però, ascoltando The Silent City non si può rimanere indifferenti poiché risulta un buon prodotto, orecchiabile e non ridondante. 74/100
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Denis Cappelletti: Voce Anno: 2010 |