I tedeschi Atlantean Kodex pubblicano nel 2010 il loro secondo album: The Golden Bough è formato da nove brani, tre dei quali oltrepassano i tempi tipici di un normale pezzo e permettono al gruppo di realizzare un interessante lavoro della durata di oltre un’ora.
Si inizia con “Fountain of Nepenthe”, lungo ben dieci minuti ed aperto da effetti di vento e voci che bisbigliano maligne, quindi irrompe la tipica marzialità dell’epic metal, qui insolitamente lento, ma arricchito dalla doppia voce e da un coro prima del solismo finale. “Pilgrim”, che si spinge addirittura oltre i dieci minuti, inizia con la tastiera in evidenza e si evolve lentamente, acquistando velocità solo nel finale dove ci colpisce un coro dark somigliante a quelli dei primi Uriah Heep. Dopo il brevissimo strumentale “The White Goddess”, calmo ed effettato, si passa a “Temple of Katholic Magick”, caratterizzato da qualche altro elemento darkeggiante e dalla presenza del gong. Il primo brano realmente aggressivo è “Disciples of the Iron Crown”, mentre con “Vesperal Hymn” si torna ad un lento solismo melodico, variato dal suono delle campane e dal campionamento di voci sommesse di persone che chiacchierano, avvolte in un silenzio d’altri tempi. Dopo il veloce “The Atlantean Kodex” si prosegue con un pezzo cadenzato di ben quindici minuti, “A Prophet in the Forest”, intelligentemente aperto da un campionamento di acqua e canti di uccelli che rievoca perfettamente l’immagine di una foresta: purtroppo la canzone, pur sfruttando le doppie voci, a lungo andare si rivela un po’ ripetitiva. La conclusione è affidata a ”The Golden Bough“, nella quale spiccano un bell’arpeggio di chitarra e l’uso efficace di una voce recitata. Al termine dell’ascolto risulta evidente che il disco è molto elaborato ed egregiamente costruito, nonché ottimamente eseguito dal punto di vista della tecnica musicale; l’unica “stranezza”, sicuramente dovuta ad una precisa scelta stilistica e non certo al caso, è che il CD è formato principalmente da pezzi molto riflessivi e poco “heavy metal”. Un progetto molto ambizioso e curato dal punto di vista degli assoli e della sezione ritmica, come pure da quello delle parti vocali, che però potrebbe risultare indigesto alla maggioranza dei metallari, che tipicamente non sono strettamente seguaci del verbo epic; è quindi agli appassionati di epic metal che ci sentiamo di consigliare l’album perché merita un ascolto attento ed approfondito. 75/100
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Markus Becker: Voce Anno: 2010 Sul web: |