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Until Death Overtakes Me
Days Without Hope

Gli Until Death Overtakes Me sono una Funeral Ambient/doom metal band belga abbastanza nota anche per i suoi trascorsi con etichette importanti come la Firebox, fondata nel 1999 dal poli-strumentista Stijn van Cauter, un genio autodidatta degli strumenti e del minimalismo sonoro. Il gruppo si è formato come solo project improntato su la commistione fra Black metal e Doom funereo ed ha preso il nome da un passo del brano "Black God" dei maestri My Dying Bride. Nonostante alcuni inserimenti nella formazione della band, Until Death Overtakes Me resta comunque un solo-project di Stijn Van Cauter.

Il cd in questione é il settimo se non erro con l'aggiunta del primo split con il gruppo I Dream No More di cui sono state emesse solo 8 copie (?), ed é la commistione, la summa, il must dell'opera del geniale poli-strumentista gia fondatore di gruppi di tutto rispetto (Beyond Black Void, Fall of the Grey-Winged One, The Ethereal ... etc, giusto per fare i nomi dei più importanti) e comprimario in act quali Pantheist, Solicide, In Somnis and The Sad Sun...
Musica rilassante (per me) e ansiosa al contempo, la giusta colonna sonora dell'oblio e della finale perdizione, in questo disco il poli-strumentista unisce varie reminiscenze precedenti e qualche personale vecchio pezzo tratto da Symphony I e II con il sound di Symphony III in una evoluzione esaltante per gli amanti del genere, ma non solo in ambiti doom, dato che la teatralità di alcuni passaggi e la brutalità di altri rendono il lavoro vario e ricco di sfaccettature, certo si tratta più di musica sperimentale, prolissa e visionaria piuttosto che estrema, ma la presenza di vocals sofferte e talune volte gutturali e della chitarra ultra-distorta non ne fa un lavoro commerciale e di facile ascolto.

Le atmosfere liquide e criptiche date dai synth, e dagli organi stavolta sono contornate da una registrazione degna di nota, che non fa che saltare il background principale ambient dark a sfavore del puro drone lacerante e insidioso, i brani più rappresentativi sono comunque la terza traccia "Careless, Painless, Far Away" (rivista) e la penultima track "Departure", dove abbiamo 2 diversi modi di concepire la filosofia sonora di Van Cauter uno dei miei musicisti in questo genere da me preferiti. Da non dimenticare comunque la prima e seconda "Cruel", "They Never Hope" che sono dei brani ombrosi e avvolgenti nel loro "pachidermico" incedere in una overdose di visionaria arte sonoro-pittorica che potrà risultare indigesta a molti con i suoi 73 minuti per sole sei song, ma credetemi, fondamentale per qualunque collezionista di doom art moderna, di chi apprezza l'evoluzione del genere, di chi ama riscontrare le varie influenze e le peculiarità proprie del artista.
Totale sofferenza e perdizione quindi, solo per anime dannate e ossessionate!

Il cd é completato da una grafica ottima, la copertina ritrae un tramonto montano visto attraverso una sorta di corona di spine irte e diabolicamente minacciose, il tutto racchiuso da un cofanetto di cartoncino patinato. Che dire... a voi la scelta...

95/100


Stijn Van Cauter: Voce, chitarra, basso, tastiere, timpani e violino

Anno: 2004
Label: Marche Funebre
Genere: Funeral/Ambient Doom

Tracklist:
01. Cruel
02. They Never Hope
03. Careless, Painless, Far Away
04. This Dark Day
05. Departure
06. T.D.D. (Reprise)

Sul web:
Until Death Overtakes Me

 

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