Home Recensioni Album Six Red Carpets - Nightmares + Lullabies

Six Red Carpets
Nightmares + Lullabies

Prima fatica per i Six Red Carpets che dimostrano una già ottima dimestichezza con il proprio sound e con i propri strumenti, non c’è dubbio che la scena musicale italiana sia contornata di ottime realtà nascenti e che il livello di professionalità e serietà sia cresciuto di molto in questo ultimo lustro, e la conclusione che se ne trae è non tanto di freschezza ed originalità ma di coraggio nei propri mezzi ed entusiasmo da vendere. Certo, siamo ben lontani da uno status da ‘money for nothing’ ma nel contempo chi ama l’alternativo a tutti i costi non può prescindere dall’andare alla ricerca di progetti come questo.
'Nightmares + Lullabies' non sfigura per niente e credo possa dire la sua in un panorama di contaminazioni ed un certo gusto retrò che piace a molti, sorprende la capacità dei 3 di miscelare sonorità disparate e farle diventare uniche in una salsa sopraffina di psichedelia, British Pop Rock, non quello attuale ma piuttosto quello vero tra i settanta e ‘80 in una commistione personale ed intimista di luci soffuse da palcoscenico di periferia e fumose locande prive di pubblico pagante. Il concetto è chiaro, i ragazzi suonano con i loro strumenti, non amano la melodia a tutti i costi e incarnano lo spirito elettrico disdegnando troppo audaci incursioni nell’elettronica, il loro è un minimalismo ortodosso tutto ‘beat and fusion’, sporco in volto di sudore con un tocco di acidità middle ’90. Non si scherza, i pezzi sono tutti ottimi, alcuni rimandano ad intrecci godibili ma che spesso assomigliano leggermente a qualcosa di già udito, ma credo che ciò si possa anche lasciare passare perché non intacca per nulla il concetto di base e la basilare voglia e passione di questi musicisti, che alla fine della fiera sono da definirsi veri musicisti e non improvvisati dell’ultimo momento, ne è manifesto la cura negli arrangiamenti e nella registrazione non eccelsa ma soddisfacente, una cura del delicato particolare che a me personalmente garba molto.
Ascoltando questo disco vedrei bene una bella confezione in vinile ed un sound caldo e intimista che scaturisce dai suoi solchi, questa è musica moderna ma dal sapore passato, ci sono suoni ed effetti facili ed 'easy listening' ma nel contempo profondi e ficcanti, ritmi avvolgenti, armonici fluidi e suoni sobillanti, vocals delicate ed arie sinuose al limite con un ‘claustrofobico’gentile delirio.
Il lavoro dei Six Red Carpets suona in un non so che di preconfezionato conformismo ma creativo in una dimensione tutta sua, ed i 13 brani sono colmi di fini progressioni e strutture dai contorni nebbiosi, una nebbia dove si scorge non una cornice ampollosa ma bensì sognanti confini e frastagliati marosi imponenti nel loro ritmo inesorabile.
I 3 milanesi sono quasi ‘alogeni’ dove utilizzo il termine impropriamente per descrivere la reazione chimica che determina l’alchimia sonora che scaturisce dalle loro note, le chitarre sono ora corrosive ora suadenti, il basso funambolico e precisamente (pesantemente) sincopato, la batteria precisa tal tocco vellutato o prettamente rock, ma non necessariamente facile, e poi la voce camaleontica e piacevole che si adatta ad ogni brano senza cali, mai sopra le righe e mai discostante, per l'appunto dignitosa, agevolata da un songwriting per nulla stupido e banale.

Six Red Carpets è quindi un progetto da tenere in considerazione, credo che non siano delle meteore, al contrario se matureranno e non cadranno nel tranello commerciale potranno dire la loro in un panorama che richiede band di questo taglio, spero che il loro sogno continui, per me la strada è buona, cantano in inglese e approvo appieno la loro scelta, curano i particolari (vedi il booklet e layout del cd per capire di che parlo), non sono narcisisti ma sanno bene che anche l’attitudine e il feeling di primo impatto sono importanti, e le 13 song del loro ‘Nightmares + Lullabies’ esplodono di un soffuso misticismo abbracciato ad un mood sensuale (senti ad esempio la bellissima ‘Vanilla scent’) fatto di tocchi delicati, arpeggi ironici e malinconici, atmosfere rarefatte ma anche evocative e ruvide ritmiche di confine.
Spero che questo sia un efficace trampolino di lancio per la band, le carte ci sono tutte, così come spero che la loro riscoperta della ‘old wave’ che fu rifiorisca in una nuova corrente di musicisti dai suoni convinti e incorruttibili, se ascolto brani come ‘Bring me noise’ e ‘Asphalt song’ ne ho la quasi convinzione e non importa se la band, forse un poco ingenuamente, pesca ispirazione ( in alcuni frangenti ) un pò qua e un pò là da Radiohead, Smashing Pumpkins, Beatles, Oasis, Mad Season ed anche Pink Floyd se vogliamo, ma considerando il livello di queste band credo proprio che le assonanze ci possano stare e che risultino anche piacevoli.
Volete un consiglio da me? Acquistate questo cd direttamente dalla band, non ne rimarrete delusi e se vi ho reso l’idea questo gruppo entrerà a far parte della vostra personale collezione e nel vostro cuore…

65/100


Mills: Voce, chitarra
Majlco: Chitarra, synth, cori
Leaf: Basso

Anno: 2008
Label: Autoprodotto
Genere: Rock

Tracklist:
01. The weaver call
02. Twenty two and the charm of gravity
03. Words forgetting, words forgot
04. Fall asleep
05. Here's to the nightmare
06. Angels vanity
07. Run over free
08. Deep down in water
09. Vanilla scent
10. I was there
11. The dream of Billy Kite
12. Bring me noise
13. Asphalt song

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