Chiedere ad un amante di death / black / doom ed affini di recensire un album power metal è cosa ardua, tuttavia non essendo nel mio caso un ascoltatore con i paraocchi e figlio di un periodo storico (per mia fortuna) dove la musica di buon livello fatta di primitive diversità abbondava non posso certo tirarmi indietro davanti ad una band Italiana che certamente farà la felicità ed il brodo di giuggiole di migliaia di fan, nipponici e non. Infatti ci troviamo al cospetto di un act Milanese che sa per bene ciò che suona, i DERDIAN sono musicisti con i contro-fiocchi, e si sente, certo fa sorridere il fatto che siano un'ottima sommatoria di atmosfere e divagazioni musicali in parte pre-annunciate ed affrontate in passato, ma ciò non importa moltissimo perché la musica è studio ed interpretazione ed in questo frangente la band è maestra. I Derdian imperano nel loro filone, e su questo non c'è da obiettare, 'Human Reset' è un album che sprigiona energia pura e caparbia sintesi strumentale, senza grossi preamboli e cadute nel 'devo impressionare a tutti i costi' l'album si assesta ad un ottimo livello senza sfigurare per nulla, ad occhio e croce si può tranquillamente parlare di una sommatoria più rock ed in parte pop (passatemi il termine vi prego) del meglio riuscito di Rhapsody, Hellowwen, Malmsteen, Stratovarius, qualche puntina di Dream Theater e moltissimi riferimenti di musica sinfonica, classica e barocca tutto concentrato in 13 tracce dove più o meno si seguono gli stessi schemi ma con tagli differenti a seconda del feeling e del concetto che si svolge durante il concept, che direi è si 'fantasy' ma catapultato nel futuro ed attualizzato con tematiche moderne in questo cd. Il risultato non è niente male anche se le ombre del classico difetto del genere rimbombano molto evidenti, troppi i rifacimenti di partiture del passato musicale, troppo spesso accentuate ed enfatizzate in alcuni casi, questo dettaglio delle 'citazioni musicali' sono certo che piacerà agli amanti del genere, ma a me lascia non poco freddo e indifferente. Ritornando all'album, Human Reset, power sinfonico rimarcatissimo, abbondante di passaggi funambolici, batteria ultra fast e doppia cassa martellante, i Derdian sono certo musicisti sopraffini, e seguono il sentiero lasciato dai mitici Rhapsody, anche se in alcune circostanze qualche caduta nella melodia easy listening ed il taglio non eccessivamente epico e rude lascia lo spazio a qualche partitura progressive/jazz, particolare questo che li potrebbe differenziare per qualche attimo. Ciò che fa superare la media di questo album è di certo la registrazione magnifica, non troppo leccata ma onorevole, e gli elementi sinfonici uniti con i cori molto melodici e di alto retaggio che si confondono con la contraerea power metal sempre o quasi presente, anche se a me piacciono di più le cadute libere di heavy metal come in "Mafia" dove poi, lasciando da parte l'interpretazione vocale, si ricade in un bel mood ed in un refrain niente male sospeso tra uno stile moderno ed uno quasi di fusione sperimentale (questa è una strada che potrebbero percorrere in futuro). Le ampie fughe strumentali e funamboliche potrebbero in un certo senso sostituire le per me monotone partiture classiche power/fantasy scelte come un inprinting, certamente pieno di stile da parte del gruppo anche se ci sono troppi momenti piatti nel cd e spesso il gruppo pare più concentrato a creare brani lineari e 'pompati' piuttosto di metterci qualche riferimento personale in più per renderlo originale ed ultra distinguibile... Si apre con "Eclipse", l'intro, per poi cedere il passo ad una mazzata symphonic power che mette al tappeto, "Human reset" tipico pezzo revival con tanto di cavalcate epiche, brano che colpisce da subito per l’immediatezza e l'aulico procedere della parte vocale che riporta al classico (Gamma Ray/Helloween) ma non solo. "In Everything" è subito più ricercata e barocca con partiture più operistiche e teatrali, quasi fiabesca grazie ad una impostazione volutamente descrittiva (da notare la strofa cantata in italiano ed un gran lavoro chitarristico quasi vorticoso). "Mafia" invece è un pezzo ‘cazzuto’ con un massiccio uso di HM power statunitense che mi è rimasto da subito molto impresso ed un approccio più moderno oltre ad una melodia sospesa tra passato recente e fusione di vari stili. "These Rails Will Bleed" riprende il discorso fatto prima e si presenta più descrittiva e quasi onirica, penso che in questo frangente la band italiana, fondata da Enrico Pistolese, chitarrista dotato ed attento, trova di certo la sua connotazione principale, nel brano "Absolute Power" che parte con un'altra famosa citazione di musica classica si assesta su ritmi che fanno ancora da ponte e che troverà terreno fertile in Giappone, ne sono certo, anche questa track risulta interessante. "Write your epitaph" è meno incisiva delle altre e dopo il secondo ascolto entra subito in testa, con i coretti e l'impostazione ‘normo-dotata’ facile e piacevole da digerire, forse volutamente morbida con un sapore mainstream anni '90... "Music is life" è una song che poteva anche non essere inserita nel cd, scorre senza lode né infamia senza quel pizzico di vivace innovazione che serve per rendere più freschi album del genere, brano standard che non prende quasi mai, cosa che fa "Gods Don’t Give a Damn" che riprende le sorti del disco e si dipana trionfale con scariche di energia pura ed un uso più maturo della strutturazione di un brano power metal. Non manca anche un brano più lento come "After The Storm", morbido e maestoso con un 'crescere' strisciante, brano 'ballad' immancabile in album del genere. Si chiude con un filotto di tre brani "Alone" (il mio brano preferito tra tutti, forse perché il più pesante...e sognante al contempo), "Delirium" (la più Malmsteeniana del set), "My Life Back" (moderatamente sinistra ma con una imponenza che poi esplode), brani diversi tra loro ma con un grande approccio che fila via liscio come l'olio senza intoppi, forse i meglio riusciti come accostamento. In conclusione ci terrei a sottolineare come la band sia pronta e capace da un punto di vista strettamente esecutivo, si cimenta spesso con stralci di partiture anche complicate...Human Reset denota una certa maturità anche se il salto di qualità credo che lo dovranno ancora fare, per il momento con questa formazione dovrebbero essere apposto, formazione in cui spiccano il batterista ed il tastierista (micidiale e funambolico) che emergono dal resto per la loro pertinenza e preparazione strumentale/esecutiva.Se ancora non avete avuto modo di ascoltare la compagine milanese, “Human Reset” potrebbe essere un buon inizio, il gruppo è meritevole e non dispiacerà affatto ai maniaci del genere... 70/100
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Ivan Giannini: voce Anno: 2014 |