Eccoci alla band Ukraina Red Hills che, leggendo sulle note biografiche, si definisce death metal. Tuttavia, quest'ultimo, si qualifica come genere molto estremo e possente. In questo caso, invece, sia le vocals sia l'impostazione musicale confluiscono in un ambito molto più melodico e thrashy/catchy oriented che, per alcuni frangenti, assomiglia a qualcosa dei Children of Bodom, ovviamente con le dovute distanze, trattandosi di tutt'altra pasta. Per chi scrive il marchio di fabbrica di questo combo di newcomers è la graffiante voce ed impostazione in puro melodic death metal anni '90, tratti che, sono qui conservati e riproposti senza gridare alla pura innovazione musicale. In questo loro primo lavoro, i cinque catapultano tutte le influenze riscontrabili nella prima era di death melodico scandinavo e nord europeo in genere, producendo un medio-interessante speed thrash, molto pulito, con parti melodiche Swedish e facili fraseggi di chitarre in cui si incastra alla perfezione la voce tenuemente graffiante di Anatoliy che mordicchia ma non lacera quasi mai per tutta la durata del cd (e che alla fine tende a stancare per monotonia pur essendo particolare). Ad ogni modo, le linee melodiche non sono male e nel disco aleggia un continuo senso di potenza inesplosa, con vari e rari momenti di ruvidità forse dovuta al fatto che la band non cerca di impressionare cercando invece di distaccarsi dal cliché, affrontando temi e concetti più filosofici, verso lidi magari meno estremi e più progressivi (anche se il lavoro finale sembra appena abbozzato). Per il momento non c'è nulla che evidenzi una maturità tale da ergere la band al di fuori dalla normale amministrazione, quindi un buon disco, forse anche troppo compatto, utile a fare da trampolino di lancio per una evoluzione che si auspica potrà avvenire in tempi rapidi.In conclusione, i Red Hills sono una band che suona una forma melodica di death metal senza per questo rientrare pienamente nel genere e "Pleasure Of Violence" resta un disco che paga dazio all'heavy metal, al thrash e allo speed piuttosto che al sound potente e spettrale. Lo dimostra il fatto che il cantante usi più lo scream che il growl/grunt. Anche l'impostazione delle chitarre (pulitissime), risulta a dir poco classica, ricca di pathos, aiutata da una registrazione quasi cristallina per i canoni del death, accompagnata da un uso di accordature limpidissime, mid tempo e generalmente veloci. Band da tenere sotto osservazione ma che rischia, ahimè, di passare inosservata. Tracce raccomandate: l'iniziale "Hard to be A Good Man" e "Lies About heaven". 65/100 |
Kirill Boriko : chitarra Anno: 2014
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