Parlare di questo disco é cosa facile, dopo il suo predecessore "Man Made Paradise" del 2008 il messicano ritorna con un lavoro nuovo di zecca che più che altro si assesta per una sostanziale somiglianza con il primo ma che tuttavia in questo Operation: Crash Corse lascia spazio a soluzioni più variabili.
La miscela esplosiva é sempre la stessa, Death Thrash incazzatissimo con la sulfurea cattiveria del Black metal svedese, il che non é male per il sottoscritto, lo stile é scorrevole, e le influenze fanno parte del gotha della corporazione anni '80/90, quella di grupponi quali Destruction, Assassin, Kreator, Sodom, Death, Deicide, Possessed, Slayer con qualche ombra di melodic death svedese (quello protozoico, non moderno), e se da una parte questo farebbe gioire ci sono anche alcuni sgommate pericolose a toccare lidi black thrash, quel tipo di impennate imperiose e nebbiose in stile Immortal ultimo periodo, per capirci meglio. Una miscela altamente tossica quindi, pura deflagrazione underground, perché é di questo che si parla, non certo di un progetto che meriti l'icona di precursore dei tempi, buona la forza e la violenza sprigionata con qualche passaggio e tecnicismo chitarristico ammiccante ma senza alcuna alchimia innovativa. Gli elementi mortali e assassini ci sono tutti, vagonate di schegge impazzite di morte, dolore, terrore, tutto bene amalgamato ma tutto composto e confezionato con una ricetta di puro furore, che ricrea lo stesso feeling delle creature infernali del passato, metal estremo onesto e colonna sonora di una morte annunciata... Senza perdere l'assalto frontale con inutili complicazioni tecniche le otto canzoni del set sono programmate per non distogliere l'attenzione un secondo, brani duri e diretti si susseguono costruiti con un guitar work di base truculento, a tratti malato, growling e screaming perfetti e sempre presenti non vengono sovrastati dal drumming scatenato e preciso prettamente estremo accompagnato dal basso distorto e posseduto marchiando a fuoco e con decisione il suond made in Ticket To Hell. Questo approccio seppure elementare si dipana in maniera ossessiva dando luogo a una miscela dal sapore mortale. La carica innescata da Jacobo trascina e convince, demolendo tutto e tutti. Il disco scorre via sempre cieco e brutale, con dei bei inserti melodici e qualche refrain micidiale (The Box) che sprezzante si schiaffa in faccia dell'ascoltatore ammorbidendo l'incredibile incedere e continuo muro sonoro. Tutto si concretizza in 41 minuti, un unico scopo, distruggere con un animalesco attacco, purtroppo anche stavolta la registrazione é cupa e poco moderna, di certo Jacobo può fare moltissimo di più, perché abbiamo sentito di cosa può essere capace nei suoi progetti paralleli, amo le sue vocals, giuste e mai troppo arcigne, davvero abrasive e facili, troppo legate al genere di appartenenza ma meglio delle solite doppie e triple voci spesso poco amalgamate dei nuovi gruppi di death moderno. Abbiamo con questo disco un sostanziale passo avanti ma di strada da fare ce né ancora per parlare di miracolo, a meno che il buon poli-strumentista non ne voglia sapere di uscire dall'underground, ed in questo caso sarebbe da me osannato ma gli pregherei di lavorare di più sul arrangiamento facendo uscire magari i sui dischi con meno regolarità temporale... anche per non intasare la scena di troppe release che per i più potrebbero risultare inutili. Bravo Córdova, non é semplice cimentarsi da solo e a mani nude in un semi solo album di death thrash estremo, tu ci stai riuscendo, la perfezione non é poi così lontana! Da monitorare con attenzione e maneggiare con cautela, il titolo del disco dice tutto su cosa dovete aspettarvi. 80/100
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Jacobo: Voce, chitarra, basso Anno: 2010 |