Dal primissimo ascolto del cd mi aspettavo una impressionante valanga di violenza gratuita in pieno stile scandinavo e quindi un death o black di nuova generazione, ma non sapevo ignorantemente, che la band in questione in realtà non è altro che una one man band e che dietro le redini del comando si celasse il solo ed unico Jacobo Córdova, messicano polistrumentista gia con Antiqua e Majestic Downfall (Death/Doom Metal ai tempi trapiantato a Dallas in Texas, di cui potete leggere nelle nostre pagine nella recensione dello split cd Majestic Downfall/Ansia).
Abbiamo invece un assalto frontale puramente thrash oriented con sfumature death sporche e cattive dove la linea tracciata mi pare quella del buon equilibrio e del songwriting scorrevole a mò di inni alla violenza, delle vere saette dinamitarde, un miscuglio ben calibrato a metà strada tra venature arrembanti e sbarazzine in pieno thrash europeo e linee potenti e incisivamente melodiche proprie del primo stile Slayerano e Floridiano ed in particolare di band come i Testament (senti anche lo stile vocale in "Ticket To Hell") o l'incisività dei primi Death con tutta la loro alea spettrale. Ticket to Hell è un progetto dove trovano spazio influenze queli Destruction, Slayer, Bathory e Possessed, con bellissimi passaggi dalle tinte fortissime e spesse, inserti strumentistici ipnotici e assoli di ottima fattura con un background fatto spesso di giri chitarristici di grande effetto (mi ricordano gli epici e corrosivi Amon Amarth). Tutto ciò non può che catapultarci all’epoca d’oro del thrash/death made in Germany o USA nel quale per una volta tanto non si sente troppo il gia sentito ma un attacco diverso, un poco più personale e disinvolto, con ben 8 tracce e 40 minuti di un piacevole platter sanguinolento di velenoso revival 80ntiano, anche se con le dovute distanze ed una registrazione che si avvicina di più alle produzioni scandinave e precisamente svedesi soprattutto per la scelta del sound e delle compressioni distorcenti, seppur sotto la media degli standard a livello qualitativo e di pulizia di suoni e bilanciamento volumi. Le vena compositiva c’è tutta, la freschezza sprizza da tutti i pori e questo “Man Made Paradise” ha la sua denominazione di origine controllata con degli arrangiamenti davvero appropriati e mai concatenati a casaccio in stile puzzle, il disco ha una testa ed una coda, gli strumenti si sentono tutti, la voce è convincente e consistente, la batteria un ossesso che accompagne e divora le chitarre stupefacenti e aggrappanti (suonate credo da Cesar Tarello chitarrista degli Antiqua), il basso poi bello possente e in evidenza dal suono in stile Hypocrisy ma ancora più bastardo. Il cd scorre come un dardo infuocato così che non mi sento di prediligere un brano su un altro, di certo quelli che restano più in mente sono la venomiana “Ticket To Hell”, la successiva "Dinasty" dove si intromettono le pompose influenze death epiche nord europee o la conclusiva “We March” oppure la trapanante "Eyes Of Fire", mentre gli altri brani sono più prevedibili ma solo se presi oggettivamente. Totale devozione ad un genere quindi con una grande fetta di impatto anni '90 death oriented e di metal estremo ottantiano, in uno scorcio di apocalittica visione e caos da III guerra mondiale, che piacerà moltissimo alle nuove leve inesperte del genere e che farà solcare il viso di qualche vecchio thrasher in ricordo dei tempi che furono e di un underground metallico che non esiste +. Hail TICKET TO HELL, we march for die under the wings of Hell!!! 80/100
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Jacobo Córdova: Tutti gli strumenti Anno: 2008 |