Questo splendido ep è il novizio piccolo magico mondo dei Necronache, un angolo sperduto della terra dove i 4 si cimentano in una musica del tutto istintiva ma arrangiata ed eseguita alla semi-perfezione (testimone del fatto può essere l'assolo di chitarra del brano "The Red Hole" e certi ritornelli davvero incisivi) dal gusto vagamente retrò ma fottutamente ancorata ad un rock underground che per una volta tanto non sa della solita 'insipida' decalcomania all'italiana.
I Necronache si divertono senza sovvertire le regole, si chiudono in un loro assetto ben delineato ma pur sempre piacevole e per nulla scontato; proprio la spontaneità del gruppo è da premiare perché qui c'è della sostanza e varie sfumature riconducibili in altre ulteriori svariate direzioni musicali, in tutto questo la voce di Rosa ben si sposa alle varie stratificazioni musicali degli ottimi musicisti e al mondo intimista e vagamente emozionale del progetto, che aggiunge senza nessuna sbavatura una voce fragilmente espressiva ma bene impostata della cantante che non pretende di essere una 'front-femme' facendo il suo umile lavoro con la giusta interpretazione ed esattezza a seconda del pezzo. Bello e piacevole il rock in parte alternativo con picchi di ruvide distorsioni che ricordano certe cose anni '90 specialmente in ambiti Grunge (prendendo alla lettera il termine che contiene in esso varie sfumature musicali, dalla psichedelia al punk) ma che sfiora appena anche lidi più pesanti (metal decadente) ed altri ancora più atmosferici pur senza cadere nella mera melodia da canzonetta di basso profilo. Il conformismo del set non intacca minimamente la vena compositiva del gruppo così che il lavoro rifulge di luce propria e non ci si deve certo impegnare per capire che si tratta di musica che proviene dritta da uno spirito sbarazzino, voglioso di colpire dal cuore al cuore per il centro del bersaglio (riuscendo anche a coinvolgere di riflesso il cervello, cosa non da poco/nda) e mostrandoci una band quadrata e chiara nelle sue intenzioni compositive e razionalmente mirate ad un concept di vari target concettuali (amore, libertà, equità 'sensibilità', sociale e ambientale). Non sto qui ad elencarvi i brani migliori poiché basterà un sommario ascolto per venire attratti da una musica anche coinvolgente e di certo immediatamente assimilabile oltre che piacevolmente armoniosa, frutto del fatto che l'ep è di soli 5 pezzi, utile per un ascolto in relax o come una buona compagna di viaggio... NeCRoNAcHE quindi vi stupirà per la propria limpidezza nel rispetto totale delle loro influenze e del fatto che di certo ci saranno ampi margini per una maturazione artistica che con il tempo verrà, ci tengo però a sottolineare che se gli esordi son questi diciamo che siamo sulla buona strada, ottima anche l'idea di ispirare il proprio nome e stile scenografico e artistico basandosi su una novella grafica creata da un amico (Giacomo Savani), il tutto chiuso da un package del disco davvero notevole con una forte connotazione autorale e professionale, ulteriore nota d'appunto che dimostra che i 4 fanno le cose con giustezza è il mastering effettuato in Finladia ai Finnvox, di certo una scelta condivisibile visto il migliore risultato finale. Mi sento di dire un bravi con in sottofondo la bella "Hymn to the rain" la ruvida ed decadente ballata del set di 5 song che si scontra con la successiva e mia preferita "Celosia Fragile" emozionante e struggente ma eversiva traccia, l'unica cantata in italiano, e dove Rosa da di nuovo dimostrazione di essere capace di gestire al meglio le sue corde vocali, e credetemi io non amo le voci femminili nei gruppi rock, quindi è tutto dire... Un plauso a piene mani e grande ammirazione per una band che solo all'apparenza può sembrare facile all'ascolto; deboli di cuore e insanabili romantici e sensibili rivoluzionari del rock di alternativa memoria fatevi sotto, il lavoro dei NeCRoNAcHE è anche per voi. 80/100
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Scarlet: Voce, screams Anno: 2012 |