Album di tutto rispetto per i The Blackout Arguments che possiamo anche annoverare tra i debuts più promettenti di questo anno appena passato, almeno in ambito hc/punk.
Loro provengono dalla Germania ma suonano come se fossero una american band di esperienza e sono la fusione di due progetti precedentemente sciolti, ovvero i Pain The Town Red e Flyswatter; tutto sommato i 5 sembrano proprio a loro agio e sciorinano non solo una buona trade-union ma essenzialmente un ottimo stile e capacità di suonare con tempi semplici e diretti senza abbandonare l'incontro-scontro tra melodia e una certa dose di brutalità, certamente non aspettatevi contaminazioni death o thrash (come moda impone negli ultimi tempi nell'emocore), qui si parla più di ruvidità con leggere combinazioni di break arrabbiati ed insofferenti ed una morbida aggressione/ribellione, sempre nei canoni HC più che metal il tutto condito da una registrazione splendida e pulita. Sulla parte melodica invece i parametri del gruppo si spostano su lidi rock con molta capacità di sintesi (magari alla Bad Religion ...), da qui la inevitabile somiglianza con la frangia del newpunk (pop? nda) che fu (oggi denominato old school anche se per me non lo è...) del periodo sul finire dei '90 iniziato con Green Day, OffSpring e compagnia cantante e tuttora ripresa dall'underground in maniera 'revival' ma pur sempre semplicistica e catchy forse con l'aggiunta di concept più impegnati, meno scanzonati e più 'eroici' di allora, e qui ci sarebbe da dilungarsi facendo una differenza netta tra neopunkHC, metalcore ed emotional (screamo...). Non si può mettere in dubbio la maturità della band, che in soli 2 anni ha gia rilasciato ben 2 ep ed un full ma francamente e come sottolinea la label stessa, il gruppo va ammirato più per la sua coerenza che per l'originalità, punto a suo sfavore quindi (?), non credo, The Blackout Arguments significa passione e dedizione di un giovane gruppo che sembra sappia ciò che vuole e non si sa mai che in futuro possano anche rivelarsi una sorpresa di successo come sempre più spesso accade a questo genere di bands. Passando allo specifico del disco mi preme dire che se non di cloni si tratta poco ci manca, infatti alcune banalità ci sono ma sono talmente bene conglomerate che difficilmente si reputerebbe il cd una ‘desecrabile’ comparsa, lo dimostra la track di apertura "Abandon, Good Guy" dall'incedere easy eppure carico di pathos e compassionevole arroganza con le sue doppie voci ed i cori mastodontici 'anthemic' sul finire, che dire poi della successiva "I Against", pare la stessa song ma nella dimensione da combat punk band, chi ha un grosso background di punk/hc dei decenni passati storcerà di certo il naso ma che ci piaccia o no questa è l'attuale dimensione del genere e meglio questo che altro come certe 'americanate' inascoltabili, il cd scivola velocissimo, quasi senza respiro e poi ecco al centro spuntare l'azzeccato, o no, momento di raccoglimento: l'acustica "Glassbead Game" che dopo tanto dolce-amaro graffiare stabilisce un momento di riflessione forse un poco troppo adolescenziale. Si riparte con "The Die Song" e "Regain Serenity", in cui l'una sembra la intro dell'altra che si dimostra forse la track più potente, abbiamo poi un'altro momento di stop in "My Life In Spoken Words" sino ad arrivare alla fine sull'onda di energiche braccia di ferro ritmiche e pedalate a mitraglia e per concludere "A Fulltime Tragedy", il pezzo più evocativo di tutti che accontenta forse tutti gli estimatori del genere. Tutto è pianificato e tra assalti frontali, muri sonori e distorsioni pesanti, refrain ammiccanti, esplosioni heavy rock, ‘screamo’ e davvero belle melodic vocals potenti e graffianti, heroic breaks etc. mi viene in mente tutta una serie di gia sentiti che però ad averli tutti uniti in una maniera così impaccabile e con un gusto sopraffino non fanno altro che esaltare l'ascoltatore. “Decisions” vede la partecipazione di guest come Geert van der Velde (ex-Shai Hulud / Miscreants), Byron Davis (God Forbid) e Benni Buss (Flowing Tears). L'Artwork è stato creato dai famosi design studios Sons Of Nero (Job For A Cowboy, Madonna, Unearth, etc.) negli Stati Uniti. Chi bene inizia... 70/100
|
Raphael Schmidt: Voce Anno: 2007 Sul web: |