Dell'oltretomba più 'mucupurulento' emergono gli italianissimi Grimness 69 ed il loro ultimo lavoro "Illheaven Hells" (secondo ufficiale) è una vera e propria mazzata devastante di brutal grind sinuoso e pestifero dall'andamento 'satanic death' con una serie di trovate ambientali di sicuro impatto e stridenti collisioni con il thrash ed in alcuni casi con il riffing freddo ed i ritmi del black, oltre alla struttura di un certo tipo di hardcore molto estremo e tiratissimo...
Già dopo la intro caoticamente babelica ed orrorifica, si dischiudono le porte di un infernale massacro sonoro, con battiti cadenzati ed accelerati, controtempi e tempi dispari che sanno di marciume e ‘vermificazione’ avanzata, ed è forse "Silent Mouths" la traccia death metal per antonomasia del platter, canzone dall'ottima produzione e dalla resa perfetta e interessante che mette in risalto il gusto dei nostrani Grimness 69. Ma ciò che terrei a precisare è lo studio e propagazione orizzontale del riffing e la voce che si sviluppa in varie tonalità, statica e al contempo studiata, spesso fuori dal mero contesto musicale ma esasperata come uno strumento a se stante. I Grimness 69 si impegnano in un disco che offre uno spaccato di quello che è il death grind attuale e a questo punto internazionale, non sfigurando infatti al cospetto dei grandi nomi europei ed d'oltre manica; 11 pezzi che se togliamo le intro strumentali/ ambientali fornano un lavoro ben calibrato e volutamente propenso alla de-costruzione asimmetrica piuttosto che nella ricerca della perfezione a tutti i costi. 'Illheaven Hells' è davvero poco propenso alle sperimentazioni ma si può considerare come una prova di forza degli italiani rispetto a questo genere di nicchia che gira e rigira vede sempre gli stessi nomi alla ribalta, il cd offre al combo il lascia passare verso l'olimpo di questo genere e l’originalità, ribadisco, nel settore non deve essere per forza di cose accentuata, credo che nell’arco dei suoi trentadue minuti i Grimness 69 dimostrino di avere tutte le carte e la tecnica di base (senti batterista e bassista...) per sfondare e comunque scolpire il loro nome nella 'hall of fame' estrema. Una traccia trascinante come "Vultires Kingdom" ha tutto per essere annoverata come buon biglietto da visita e dimostra che il gruppo può calarsi in vesti diverse se vuole, e distaccarsi dal riff assassino e ossessivo, dalla voce monocorde e gutturale all'estremo, oppure dal drumming ossessivo e arrangiamenti punk oriented, tutto ciò è stato gia scritto, ma il livello tecnico e compositivo dei Grimness 69 dice già di più e per essere al secondo lavoro non si può che essere ottimisti. Nell'album ci sono anche delle soluzioni vincenti, a partire dalle doppie voci per arrivare al basso che descrive trame tremendamente intricate e sanguigne, per poi andare a sentire le distorsioni nei brani più pesanti dove sembra che i plettri lacerino le carni profondamente. Il mood di brani come "Infernal dancefloor", "Postmortem blues", "Grimness Avenue 69", "My Right Eye", benché non molto innovativi la dicono lunga sulla capacità del gruppo di fare male e colpire nel profondo degli affezionati del genere, tutt’altro che scontata quindi la fine dei Grimness 69, speriamo che non si spengano nel marasma dei brutti esempi del passato tentati da semplificazioni commerciali, purtroppo di gruppi se ne sono persi già troppi, e la vera natura di questo piccolo orgoglio italiano è... e dovrà essere nell'estremo. Le atmosfere lugubri e soffocanti del loro stile vanno ben oltre la mera copiatura e quindi meritano una dose di attenzione in più. Come non citare le note sinuose e spacca sassi di "Angelwhores", con un discreto rivisitare di death di scandinava memoria e varie impostazioni dai ritmi death primordiali. Che il brutale nichilismo mortifero dei Grimness 69 sia con voi... 85/100
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The Pig: Voce Anno: 2008 |