Con un titolo così non ci si poteva che aspettare un album dalle tinte decadenti e romantico sinfoniche, gothic metal d'impatto con un occhiolino al dark rock ed alle atmosfere neo classiche, ma i bielorussi si dilettano anche con il loro background death e doom seppure con pochi strascichi ed episodi sparsi lungo la durata dei 50 minuti di questo My Endless Sorrow.
Questo è il secondo disco dei Diathra nonostante la band esista da molto tempo, ed infatti dal tocco e dal sound si percepisce che non sono una band alle primissime armi, il loro stile è molto conforme agli standard 'alti' del genere gothic doom metal e My Endless Sorrow suona piacevole e scorrevole senza troppi intoppi e sbavature ma, ahimè, senza quel tocco di genio che alla lunga si fa sentire. Dopo il loro debut Wishful Autumn Dance la Stygian Crypt Productions decide di pubblicare il secondo disco a distanza di ben 5 anni, quali i motivi di tanto tempo passato? Questo non lo so, ma la nuova release suona come un ottimo gothic doom con grande qualità nella produzione e nel suo complesso di 10 brani, tuttavia ancorato ai retaggi di 5 anni fa ed oltre... Naturalmente quindi i paragoni con i maestri del genere Theatre Of Tragedy, Within Temptation, e Nightwish nascono spontanei e naturali, specialmente se si parla della impostazione della voce femminile, delle sporadiche e poco presenti contro-vocals maschili (i mitici 'spoken grunts' e vocioni parlati e sospiranti dei T.o.T. primo periodo...) ed anche la presenza del tradizionale heavy metal sound che caratterizzò con la sua potenza e impatto catchy i padri del genere, la semplice e statica sezione ritmica che scandisce tempi soavi e impostati su toni classici caratterizzati dai soliti inserti e sottofondi di piano forte bene incastrato nel substrato dei brani. Di certo il tutto suona incantevolmente attrattivo e godibile, pezzi come "Mysterious Season" e "My Universe" sono di sicuro un must per chi ama certe sonorità dark rock e gothic metal, così anche la desolante "I Feel..." dove fanno la loro comparsa i violini in accoppiata con il piano, ma il tutto non è all'altezza di strafare e spuntare fuori dal marasma delle bands che a livello mondiale sono nate (ed anche scomparse) imitando questo mood nord europeo. In realtà i Diathra sono un occhio aperto sulla scena che fu, la risultante di una scena ancorata a impostazioni retrò di tutto rispetto ma improponibile per il mercato attuale, il loro resta un ottimo cd purtroppo uscito con troppo ritardo sul suo ruolino di marcia. Spero che con la prossima release si possa assaporare lo stesso feeling ma degli arrangiamenti e soluzioni diverse e più moderne, per il momento so che questo disco finirà comunque nella mia collezione perché degno di attenzione specialmente da parte di un nostalgico come me, ma so che le regole del mercato sono diverse e di sicuro il gruppo nelle nuove 5 tracce pronte per il nuovo cd sta già apponendo le giuste modifiche e perfezionamenti del caso. I pezzi più belli dei Bielorussi sono quelli più aggressivi con la componente melodica da controparte, dove la sinfonia si mescola alla magnificenza, la bella voce di Marina, cantante soprano non della scuola di impostazione operistica, sottolinea così i passaggi di puro godimento di "The Light Of The Diamond Theatre", un brano completo che prende solo dopo svariati ascolti, quando la mente si abitua ai passaggi blandi e soavi del loro sound, il sound di una band tipica del 'female fronted goth metal'. L'album é in fin dei conti un autunno della musica di questo settore, non aggiunge nulla, si lascia apprezzare questo si, i musicisti sono preparati, le chitarre sanno anche osare, il piano la fa da padrone nei suoi spazi, ogni tanto la batteria cadenzata lascia spazio a qualche leggera accelerazione e tempo intricato, così come recita la opener song "Autumn" che é una buona rappresentazione dell'affascinante connubio di mistero e romantica imponenza decadente. Per concludere la produzione musicale é buona, mette in risalto tutti i brani, tutti gli strumenti a parte le vocals maschili, sempre di sottofondo e mai troppo presenti, forse manca l'appeal dello scontro-incrocio tra le voci paradisiache e la brutalità, ma ormai non va più di moda, anche questo é vero e forse lo stile si adatta al presente, così come le chitarre ispirate ai fasti hard rock 70's e 80's fuse al mood classico 'symphonic' del quale molte altre band hanno gia ampiamente usato ed abusato. Nota positiva: la grafica del cd mi piace assai, rispecchia appieno il messaggio di 'amorevole decadenza' di questi concept... 70/100
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Marina Volovik: Voce Anno: 2009 |