CRUSHING ITALIAN DEATH METAL HORDE!!! Ecco un'altra band death metal di cui la nostra nazione dovrebbe andar fiera, mi chiedo come si possano snobbare o bassamente etichettare certe releases come già sentite o addirittura noiose, questo album è un piccolo capolavoro di puro underground estremo messo su da un gruppo che vede, dopo anni di militanza onesta e costante, il risultato dei propri sforzi. I sardi Worstenemy con questo malefico ed imponente sound si impongono e puntano i piedi sulla propria coerenza senza per questo presentarsi esaltati né pretenziosi, il loro Revelation detiene in sé lo spirito dei primordi e la freschezza del sound moderno, senza per questo scomodare qual si voglia forzato paragone. Death metal grezzo e sopraffino contemporaneamente assimilabile al più tosto dei gruppi europei o americani del vero sound di vecchia scuola, ma raffinato e poderosamente scolpito senza fronzoli e 'genialate' crossover, death metal punto e basta, se vogliamo contaminato dalla pura semplicità e da un certo feeling dai contorni 'nero-metallici' ed opache sfumature sulfuree al confine con il modo radicato nel profondo spirito putrescente degli albori del genere (Morbid Angel, Cannibal Corpse, Obituary, Merciless, Asphyx, Deicide, Grave, Immolation, Possessed, Gorefest, Bolt Thrower...). Il gruppo, ormai maturo, si appresta ad uscire definitivamente dal suo status sotterraneo per raffrontarsi con ben più importanti (solo per fama o mera pianificazione commerciale) act esteri, ed il disco dimostra una totale devozione al sound death metal del migliore si possa ascoltare in un panorama ampiamente sovraffollato dove ed i 3 metallers riescono nel compito di non sfigurare ed anzi di brillare di luce propria, considerando che ci vuole una certa progettualità e vera passione per non cadere nella tentazione di chinare il capo ad altre influenze ben più remunerative ed appaganti (...ma solo a livello di fama, ribadisco il concetto. NDA). Ma ai Worstenemy questo non importa, a loro importa sfondare i timpani dei loro sostenitori, a loro preme la pesantezza e la possente devastazione delle distorsioni e dei micidiali contraccolpi di batteria, subito con "V.I.T.R.I.O.L." che come una lametta entra nel tessuto molle dell'ascoltatore per conficcarsi e non uscirne più, con il suo incedere sulfureo, che sarà poi il motivo predominante del disco tanto da farmi con piacere rilevare che molti saranno i fan del death metal doom orrorifico a sorprendersi per via dell'aura infernale che pervade l'intero disco con i suoi stacchi e ritmi ciondolanti e le lente scale ribassate e molto scandinave, non certo pulite e melodiche, ma più vicine alle primissime cose di band di culto del periodo d'oro del death metal. Il sound targato Worstenemy si è ulteriormente evoluto e lo dimostreranno le rivisitazioni di alcuni loro brani risalenti al demo omonimo del 2000, ma non è tutto qui, il disco oltre ad appagare il loro seguaci di sempre di certo impressionerà gli affezionati di brutal death per l'aura tipica dei primi gruppi dignitari del genere. Abbiamo tutto quello che non deve mancare nella compilazione di un buon disco death, ovvero parti oscure e passaggi sinistri, riffing 'mosh oriented' caricati all'uranio impoverito, distorsioni e impostazione primitive ma 'fottutamente' ipnotizzanti come se si udisse una lontana eco brutale di Celtic Frost di 'To Mega Therion' 'Autopsyzzati', in un mix che non lascia scampo alcuno distruggendo ogni cosa capiti a suo tiro. Mastodontiche sono le ritmiche 'guerrafondaie' e le colate di metallo rovente che scivolano lentamente ed inesorabilmente nel corso dell'intera durata del disco, brutali e ben dimensionate e bilanciate negli effetti e nei suoni sono la registrazione e mixaggio effettuato ai Finnvox, belle le tetre maglie apocalittiche che si possono definire semi melodiche (ma non nel senso buono del termine) sparse qua e là senza una minima virgola di 'effetti commerciali'; ed importante l'uso massiccio di growls e voci tipiche del death mai scontato e tuttavia per me anche ottimamente impostato sulla metrica, quasi impeccabile. Il disco scivola via nella sua interezza per ben dieci brani, ma vola via tant'è piacevole all'ascolto, ed in un batter d'occhio si finisce alla conclusiva "New Enemy", altro loro cavallo di battaglia rivisitata in questo frangente e risplendente di luce propria e nuova; così come tutto il disco ha carattere e detiene il massimo del suo spessore, non si tratta del solito incolore ed anonimo act, qui c'è esperienza, ci sono le capacità ed il feeeling neri adatti, senza dimenticare che il sound è quasi del tutto personale e contornato da soluzioni coerenti e ricche di attitudine propria. Brani magnifici e monumentali si possono trarre da questo piccolo 'masterpiece', tutti con una loro conformazione, tutti con un'influenza ed uno scheletro diversi ma sempre ben orchestrati, con un mood musicale e non i soliti 'cut and paste', così che insieme a tutti i gioielli di questo disco se prendiamo la splendida "Black Storm" ad esempio o la megalitica conclusiva "New Enemy" ci rendiamo conto subito di lampanti differenze e di un'accorta ricerca della tecnica di "modellamento" (preso nel senso + psicologico del termine), in cui i 3 componenti del gruppo amalgamano e miscelano in un perfetto equilibrio le precedenti esperienze tratte dai loro ascolti e dalle loro passati progetti musicali per metterle a servizio di un sound infernale, oscuro e avvolgente dove nulla è lasciato al caso, tutto funziona e gira a meraviglia. 90/100
|
Mario Pulisci: Voce, chitarra Anno: 2013 |