Home Recensioni Album Bloodshed Walhalla - The Battle Will Never End

Bloodshed Walhalla
The Battle Will Never End

Disco magnifico questo The Battle Will Never End dei nostrani Bloodshed Walhalla, ormai al secondo album ufficiale completo loro sono diventati con certezza una delle punte di diamante in ambito pagan/epic metal in Italia e senza ombra di dubbio il gruppo che meglio riesce a tenere in piedi un sound unico e immortale. I Bloodshed Walhalla hanno realizzato 2 demo Walhalla (2006) e Demo 2009 (2009) – e dopo una versione autoprodotta del primo disco sono stati notati dalla Fog Foundation che ha ristanpato il primo e questo ultimo CD. Ovvio che ci troviamo a seguire la strada delineata con il precedente album Legends Of A Viking ovvero un epico e trionfale viking metal dal sapore 'Bathoriano' fatto con gusto musicale sopraffino e vero spirito di sentita ispirazione. Non per questo si pensi di sminuire del minimo la vena compositiva e creativa di Drakhen, 'mastermind', unico componente e polistrumentista del progetto.
Si apre (dopo la sognante e fiera intro Heimdallr che ricorda a tratti il mood di Twilight Of The Gods) con la magistrale "Blood And Fire" utile per affilare le lame e preparasi alla battaglia dove coraggio, onore e orgoglio fanno da sfondo ad un paesaggio fatto di fredde atmosfere dettate dalla batteria campionata in contrapposizione a calde, fiere e sinuanti melodie imponenti che avvolgono come fosca nebbia autunnale un disco fatto di sette tracce, una più bella dell'altra.
Quando ascolto i BW sento le stesse sensazioni della mia prima volta con Blood On Ice, non tanto per accostare musicalmente i due dischi poiché il suono del gruppo é più vicino a certe cose di epoca Hammerheart o Twilight of the Gods ma semplicemente per l'arte pura sprigionata dal livello compositivo, molti potranno pur snobbare questa uscita bollandola come 'già sentito'o semplice 'clone' ma ad un fan attento e intenditore non potrà sfuggire questo nostrano gioiello underground poiché il cd non ha niente da invidiare ad altre uscite dello stesso filone, ma credetemi qui non c'é da annoiarsi mentre con il 90% delle produzioni pagan/vik europee si.
Scordatevi la forte componente folk, voci femminili, e liuti vari, qui siamo in ambito metal con una manifesta, avanzata ricerca dell'armonia e con la chitarra come strumento predonimante sia arpeggiata che in assolo ed accompagnemento, una costruzione dei brani ben congeniata e bilanciata, un tocco di 'mediterraneità' che non guasta; da sottolineare i cori epici e la voce sofferta e al contempo aspra di Drakhen la quale sottolinea ogni passaggio rilevante e da "pelle d'oca" dei lunghi e mai noiosi brani del CD. Per me questo é un notevole passo in avanti rispetto al precedente a dimostrazione che la maturazione musicale dell'act non é ancora completata e che per il futuro dovremo aspettarci succulente novità.
Quello che mi colpisce di più é l'efficace solidità della proposta, sembra che il musicista sia arrivato al completo possesso dei suoi strumenti con una dimestichezza raggiunta oggi quasi all'apice. Quindi se da una parte l'abc potrebbe sembrare il medesimo qui entra in gioco la sensibilità dell'artista, che come fece Quorthon (e forse di più) cerca di contare solo su se stesso, e il modus compositivo, ma soprattutto di arrangiamento e creazione delle parti suonate o degli effetti é quasi il medesimo nonostante per il discorso Bathory forse venivano a mancare certe tecnologie oggi molto più avanzate, ma pur sempre di un concetto 'D.I.Y.' si parla, come fu per Quorthon così per Drakhen.

E questi sono i musicisti che io apprezzo maggiormente perché incarnano il loro uno spirito originale, diverso dalle grandi produzioni con alti budget dove spesso é tutto preconfezionato e l'apporto del musicista si limita a poche note suonate sufficientemente e con svogliatezza per dare poi adito a tutto un lavoro di editing ingegneristico a posteriori...
In un brano magico e ipnotizzante come "The Storm" questo aspetto é ben chiaro, non un'accozzaglia di suoni ma una creatività accesa, un pensiero di fondo come background, un 'crescendo' si epico ma anche trionfale e del tutto avvolgente, un'onda musicale che bene incarna in sè lo stesso significato intrinseco del brano, ed ascoltando con attenzione si può avere la 'visione' immaginifica stratificata dei vari panorami proposti, con la voce narrante roca di Drakhen a far da Cicerone con le sovra-incisioni corali calde e davvero epiche. Un inno puro!
"At The End Of The World" é un brano più veloce ma fiero e pagano, spiana la strada alla convincente title track "The Battle Will Never End" che  inizia con un intro di suoni ambientali atmosferici che crea una sensazione di libertà prima di imporsi con un sound metallico con passaggi acustici da brivido. Forse "Land Of Fire" é il pezzo più aspro e oscuro, semi-acustica nelle sue parti che lascia presto il posto alla conclusiva "My Sword Again For You" una bella song vikinga al 100%.

Il cd dura più di 55 minuti e non ci sono mai momenti di stanca e mai un calo di attenzione, unico difetto? "il disco scorre via talmente in modo piacevole che sembra finire troppo in fretta!" Il disco é aquistabile a pochi euro quasi ovunque sulla rete, frutto di una certa cura da parte dell'etichetta anche sul versante distribuzione, e questo dimostra che su questo gruppo si contano molte speranze, la copertina e l'artwork é stato curato da un artista di nome Andrè Kosslick e ritrae un paesaggio invernale innevato con tanto di montagne e conifere tipicamente scandinave, il cd nel complesso e molto ben curato quindi supportateli se siete degli estimatori della buona musica viking metal.

85/100


Drakhen: Voce, tutti gli strumenti

Anno: 2012
Label: Fog Foundation
Genere: Epic Viking Metal

Tracklist:
01. Heimdallr
02. Blood And Fire
03. At The End Of The World
04. The Battle Will Never End
05. The Storm
06. Land Of Fire
07. My Sword Again For You

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