Home Recensioni Album Folkearth - Songs Of Yore (Acoustic)

Folkearth
Songs Of Yore (Acoustic)

Album acustico per i prolifici Folkearth, 'Songs of Yore' è il loro quinto lavoro che per una volta non vede la presenza dello Svedese mastermind Magnus Wohlfart (dei Nae'blis) il quale non compare nemmeno nel disco "Father of Victory" ed infatti si sente, manca quel non so che di ruvido ed underground, la parte un poco brutale e rozza del sound che ha sempre caratterizzato, nel bene e nel male, le uscite di questo 'worldwide ensemble sensation'. Il disco si propone come un semplice versione soft e da sottofondo dell'ultima fatica discografica (la maggior parte delle song infatti è tratta proprio da 'Father of Victory'), si evince la voglia della band di andare a calarsi quasi completamente nella dimensione folk seppure non nel vero senso del genere poiché i 18 componenti questa volta non solo non calcano la mano sulla tecnica personale e sui virtuosismi, ma strizzano l'occhio alla componente popolare con risultati soddisfacenti per i maniaci del genere ma non certo ammiccanti per i nuovi o per i più 'openminded' che magari si aspettano qualcosa di più vario, estremo e particolare così come le aperture epiche che in questo frangente restano solo a livello di concept e liriche ma scompaiono quasi del tutto dal sound, se non per le intonazioni maschili.

Certo è che il disco risulta piacevole, le 11 tracce scorrono via lisce e senza intoppi, in un relax quasi inverosimile dove si mescolano sapientemente, e in modo diretto, facili arpeggi e accordi in cui l'acustica la fa da padrona su tutto e tutti, anche le vocals quasi paiono sottomesse e struggenti a stratificarsi e darsi il cambio in un connubio di strumenti acustici come le chitarre, celli, arpe celtiche, violini, fisarmoniche, flauti a fischietto, flauti soprano, tamburi Irlandesi, mandolini, banjos, clarinetti, cornamuse Galiziane, etc...
Se da una parte quindi il cd non fa altro che confermare le reali intenzioni di passeggiare su ogni percorso possibile in ambito folk della band si evidenzia anche la reale sostanza della band che come sappiamo gioca mescolando vari elementi e vari musicisti che si alternano alle vocals con vari stili e timbriche (che quindi possono essere maschili o femminili) e nell'utilizzo degli strumenti di accompagnamento perdendo la matrice (come ovvio) metal per incentrare tutto il disco sul cantato e sulla narrazione delle saghe pagane.

Il sound è curato in modo buono mentre la registrazione stavolta non è proprio eccelsa, si potrebbe dire che questa sia una sperimentazione, un'opera di riempimento in cui mio malgrado non sento la presenza di una track preferibile ad un'altra, e questo 5° album potrebbe anche decretare un salto dal trampolino verso altri lidi ed un distaccamento dal loro solito cliché.
Passando ad una descrizione più particolareggiata diciamo che ogni brano fa storia a se ma non può essere estrapolato dal contesto del medesimo concept, la costante unica è la leggiadria e soavità dei pezzi che compongono 'Songs of Yore', poi le vocals come dicevo fanno tutto il resto, incentrate come sono su un sound di ispirazione Neo folk, i brani sono tutti da considerarsi dei rifacimenti di classici precedenti della band, in un sereno e delizioso viaggio nei meandri degli antichi tempi di ispirazione pagana.

Si passa da toni esaltanti in cui fanno capolino le vocals maschili ad altri pezzi che ricordano le 'folk ballad' di intermezzo dei loro dischi precedenti in cui una immensa malinconica e contemplativa atmosfera viene impressa dalle vocals femminili che recitano instancabili narrazioni che possono sembrare oniriche ai più, ma che invece diventano pura e semplice 'propaganda' per chi invece rimpiange certe credenze e culture piene di valori e desideri molto diversi da quelli attuali.

In “Songs Of Yore” è presente il risultato di anni di esperienza e dedizione (il progetto esiste dal 1994), non solo per la musica folk/viking ma piuttosto per uno stile di vita in cui di certo i componenti coinvolti nel progetto credono sino in fondo, ed è proprio il concept stavolta che salva un disco che di per se non propone nulla di nuovo ma un rilassante e fiabesco remake, ordinato e piacevolmente ipnotico dei brani targati Folkearth che solitamente sono molto più energici e metallici nella loro versione originale. Certo qui è la melodia a risaltare ma in brani come la bellissima "Homus Paganus" teatrale ed evocativa al medesimo tempo, fatta dalla bellissima voce di Hildr Valkyrie, dai suoni di fisarmonica e chitarre acustiche che avvolgono senza annoiare, alla dolce e lunghissima "The Purest Breed" con le sue struggenti note di violino, per poi citare "Remember Hastings" con il suo flauto leggiadro quasi da danza di corte.
Sono tante le song che si susseguono, ognuna con un mood diverso e particolarità, così che non si possono dimenticare "Charles Martel" e "The Iron Wolf" dove la voce maschile si sposa alla perfezione con l'incedere del brano, ispirato e forse il più epico del set.

In chiusura come non dare lode a questa band che con sconcertante semplicità dimostra che vi sono temi e idee che trascendono dalle culture e dalle civiltà insediate globalmente negli ultimi secoli, instaurando dei rapporti tra persone diverse e diversi backgrounds che portano insieme le loro sfere di vita, esperienze di luoghi anche molto distanti tra loro (da ricordare la presenza di componenti italiani, ben 5 in questa release), verso un obiettivo comune. Che lo spirito pagano sia con voi ... anche se io preferisco la band quando si cimenta in brani più aggressivi dove la selvaggia componente metal estrema riaffiora, non c'è dubbio, sono un guerrafondaio che ama lo spirito di rivalsa e di odio del genere viking nei confronti della censura storica che ha posato il suo manto fumoso su una fetta della cultura pagana del passato.

80/100


Norvegia
Haavard Tveito: Chitarra acustica, vocals, tamburo Irlandese, batteria e percussioni
Nils: Chitarra acustica, tamburo Irlandese,violino, mandolino, banjo, drums, vox
Grecia
Marios Koutsoukos: Testi
Hildr Valkyrie: Voce femminile
Polydeukis: Musiche
Christine: Voce femminile
Francia
Loki: Musiche
Juliet: Violoncello
Italia
Becky: Musiche, arpa celtica
Fabio: Flauto
Laura: Violino
Fra: Violino
Elio D’Alessandro: Voce
Svizzera
Simon Müller: Musica, chitarra acustica, flauto, flauto a fischietto
Canada
Andrey Yakovlev: Fisarmonica
Portogallo
Rui Miguel Rodrigues Viegas: Flauto, cornamusa galiziana, chitarra acustica, voci, sporanino recorder, clarinetto, flauto a fischietto
Gran Bretagna
Owain Ap Arawn: Musiche, chitarra acustica, voci
USA
Mark Riddick: Musiche

Anno: 2008
Label: Stygian Crypt
Genere: Folk/Viking Metal

Tracklist:
01. In an Emerald Garden
02. Warrior Heart
03. The Purest Breed
04. Father of Victory
05. The Iron Wolf
06. Remember Hastings
07. The Will of Odin
08. What Glory Remains
09. The Forlorn Knight
10. Charles Martel
11. Homus Paganus

 

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.