Tralasciando considerazioni sia sul fatto che l'anniversario è stato ampiamente superato (il disco uscì il 22 Novembre 1974), sia in ordine ad una prima scadenza già ampiamente disattesa (l'uscita era prevista per il 28 marzo 2025), e rinviando qualsiasi commento afferente alla oggettiva validità dell'opera alla recensione che si trova QUI), è il caso di concentrarsi sui contenuti di questa nuova edizione. Per farlo, tuttavia, è necessario partire da un altro titolo della discografia genesisiana, "Archive 1967-75", cofanetto di 4 CD pubblicato nel 1998, contenente parte del concerto tenuto al Rainbow Theatre di Londra il 20 ottobre 1973, un brano eseguito dal vivo alla BBC nel 1971 ("Stagnation"), tre singoli inediti su lp ("Twilight Alehouse", "Happy The Man" e una versione abbreviata di "Watcher of the Skies"), tracce alternative e demo risalenti al periodo Decca e, da ultimo, l'esecuzione live di "The Lamb Lies Down on Broadway" registrata il 24 gennaio 1975 allo Shrine Auditorium di Los Angeles. Nonostante il materiale succulento appena descritto, il cofanetto si sostanziò quale cocente delusione, considerando che: - l'assolo di chitarra presente in "Firth Of Fifth", brano incluso nel set list tenuto al Rainbow, fu massicciamente ritoccato da Hackett; - il brano conclusivo "It", tratto dal concerto di Los Angeles, fu pescato direttamente dall'album, giacché, asseritamente, il nastro multitraccia originale impiegato per registrare il concerto terminò anzitempo, con la conseguente castrazione anche dei brani "Watcher of the Skies" e "The Musical Box", suonati come bis; - tutte le parti vocali della performance medesima furono registrate ex novo da Peter Gabriel, non soddisfatto delle sue interpretazioni dell'epoca. Concentrandosi sull'ultimo dei contenuti appena citati, va precisato che, pubblicato nei termini appena descritti, quel concerto si evidenziava quale iniziativa filologicamente assai scorretta. Inoltre, e soprattutto, l'esecuzione era inascoltabile, presentando linee vocali totalmente decontestualizzate: assente la tanto cara teatralità espressiva di Gabriel, così come i suoi eccessi vocali enfatici, talvolta intrisi di istrionico isterismo; in luogo di tutto questo, egli offrì, come nei suoi dischi solisti, specie quelli pubblicati da metà anni '80 in poi, un'esecuzione certamente più tecnica, ma fin troppo conciliante e mansueta, peraltro largamente giocata su registri più bassi. Ora, considerando che, nel frattempo, l'esibizione del 1975 è stata massicciamente bootlegata in forma completa, quindi anche con i tre brani all'epoca omessi (tra i tanti titoli, noi abbiamo analizzato il box set "The Broadcast Collection 1975/1981", ove quel concerto è incluso), ci si sarebbe aspettato che, per questa super deluxe edition, label e band avessero rispolverato il concerto nella sua più accattivante versione intonsa. No, invece! Manifestando un'ostinazione dal malcelato sapore perverso, atteggiamento che si traduce in una grandissima mancanza di rispetto nei confronti sia del documento storico, sia degli appassionati più sanguigni, il box set contiene pari pari la spuria versione inserita in quel cofanetto, un ibrido inascoltabile, peraltro venduto ad un prezzo del tutto ingiustificato (nel momento in cui si scrive, 230,90 € su Amazon la versione in vinile, poco meno della metà quella in cd). Al riguardo, la presenza del bis, effettivamente recuperato interamente (unica cosa positiva di questa iniziativa), costituisce una ben magra consolazione. Sconcerta anche che tutti gli organi mediatici, e si sottolinea tutti, nonché blog asseritamente specializzati sull'universo Genesis, abbiano pomposamente scopiazzato il comunicato ufficiale omettendo qualsiasi riflessione al riguardo (in fin dei conti, tutti ci hanno reso un grandissimo favore, consentendoci di parlare di questa cosa per primi). Tirando le somme, valgano qui le considerazioni già spese recensendo "BBC Broadcast", qui da intendersi integralmente riprese: dai Genesis, ormai, bisogna aspettarsi il minimo sindacale, se non ancora meno. Siamo certi che quei fans accaniti e sanguigni ai quali si è appena accennato ignoreranno caldamente l'uscita discografica in esame, indirizzandosi spontaneamente verso il mercato pirata, irregolare ma certamente più genuino (i titoli sono molti: i doppi cd "The Lamb Rock Opera", "Lamb Master In Los Angeles" e "Live In Los Angeles 1975 - King Biscuit Flower Hour", tutti pubblicati in Giappone; il cofanetto europeo "The Lamb Master Collection", spalmato su 5 cd contenenti anche altre date; i vinili "Live At The Shrine Auditorium January 1975" e "The Shrine Auditorium - Los Angeles 1975"). Criticabile, inoltre (quantomeno per chi scrive, poco avvezzo all'uso della musica liquida), la scelta di affidare una manciata di brani in versione demo ad una download card in luogo dell'amato supporto vinilico. Quanto alla versione in studio rimasterizzata, l'opera appare effettivamente ben fatta, riammodernata da un punto di vista sonoro in termini assai rispettosi e credibili. Tuttavia, la rinnovata qualità audio del materiale in studio non giustifica il prezzo esoso dell'opera de qua, talché si ritiene di reiterare il consiglio di volgere l'attenzione altrove. Infine, non entriamo nel merito di questioni afferenti al suono analogico del vinile e quello digitale di cd e bluray, che lasciamo volentieri agli audiofili più accaniti. Quanto fin qui espresso non deve minimamente scalfire l'efficacia dell'album in termini di valore assoluto: "The Lamb Lies Down On Broadway" si qualifica quale capolavoro assoluto, pur aprendo uno squarcio sonoro del tutto trasversale nella musica del quintetto: diverso da qualsiasi altra cosa fino a quel momento pubblicata, il doppio album separa con l'accetta l'album precedente e quello successivo, sostanzialmente accomunati da medesima espressività sonora, ma lo fa con altissima capacità di rinnovamento e di rigenerazione, marcando il confine tra le stratificazioni progressive del primo lustro dei seventies e il rock più immediato del secondo. Inoltre, e concludendo, può anche essere indicato quale viatico verso la musica nei confronti della quale lo stesso Gabriel sarà portato ad indirizzarsi, pur con un animo proteso alla definitiva demolizione dell'archetipo prog, vagamente accennato nel solo brano "Moribund The Burgermeister" (che, paradossalmente, apre il suo primo album solista). L'album è commentato dettagliatamente nella recensione che si trova QUI. |
Peter Gabriel – voce, flauto Anno: 2025 |