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The Hollyhocks
Pop Culture

E’ semplicemente inutile cercare di smontare questo debutto di lunga durata degli italiani Hollyhocks a causa della loro semplice classe e perfetta sintonia atta a fare musica per la gente senza per questo essere minimamente cantautorali, ed è per questo che il loro Pop Culture (album uscito da poco per la TDMC) non ha nulla da inviare alle release più conclamate del panorama indie wave / new romantic, modern pop rock, synth revival e simili. certo è difficile focalizzare al massimo il loro stile e le loro ispirazioni principali ma definirei il loro sound come un ponte tra recente passato e modernità. Il gruppo sul finire del 2009, messi assieme i componenti Mattia Pafundi, Giorgio Rinaldi, Paolo Gallicchio e Gianluca Sivieri, comincia a far girare il proprio repertorio concentrandosi su un sound dalle influenze post punk/new wave (così si definiscono loro nelle note biografiche, nda) intriso di musica sintetica e salendo alla ribalta grazie a concerti intensamente carichi di energia.

Il primo ep vede la luce nel 2011 (A Place To Hide, TDMC Records) ed inanellata una fortunata serie di date i 4 esportano la loro musica anche all'estero.
Nel 2013 arriva questo Pop Culture, un album caratterizzato da ritmiche che trascinano piacevolmente ed un chiaro riferimento alla 'ballabilità' mai banale e scontata.
Alle ritmiche sempre in primo piano quasi a formare un muro sonoro spesso e solido si accoppiano le chitarre e synth in collisione con lo shoegaze e pop music, infatti non per niente si fa attinenza al titolo del disco che credo abbia una bivalenza, rituffandosi in uno stile retrò e nostalgico figlio degli anni 80 e inizio 90.
Ciò che più mi ha colpito, oltre ad un non so che di disinvolto dell'utilizzo degli strumenti musicali (ritmiche di basso e chitarre energiche, ma eleganti), sono gli effetti ed il loro muro sonoro, appunto, accompagnato dalle liriche molto bene interpretate dal cantante Mattia che dire carismatico sarebbe riduttivo poiché usa uno stile e intonazioni basse ma calde tutte rigorosamente in inglese (altro punto vincente per distaccarsi dalla ghettizzazione italiana spesso riduttiva se si vuole proporre un modo musicale di questa entità), ed i nove brani proposti scorrono via veloci e pieni di una carica enfatica briosa e conturbante, piena di eleganza, scaricando un ritmo elettrico quanto basta, oscillante tra un chiaro e semplice riff all'altro senza per questo dimenticare la melodia.
A molti la prima intro potrebbe sembrare una pura e semplice song di dance pop music commerciale da 'discomusiclubs' ma non si sbagli a definirli commerciali perché i The Hollyhocks giocano con la cultura musicale British e made in U.S.A. in tutte le sue forme carichi di un bagaglio di fine passione e gusto musicale abbastanza sofisticato e per questo rivolto non solo ad un pubblico di nicchia.

Entrando nello specifico il cd è correlato di episodi che entrano nelle ossa e scuotono per la loro carica adrenalinica senza pur perdere la loro fredda smania di fascinosa eleganza e contraddittorio pessimismo, l'esempio può essere la traccia "Animals" che scuote e ammalia per le sue sincopate scariche elettriche e per il songwriting scorrevole e rimato vicino alla perfezione stilistica.
Non vi voglio anticipare troppo il lavoro perché il cd merita un ascolto attento e poi un giro a rotazione sul vostro stereo di casa, o meglio della macchina per
almeno un mese intero; e mi piace pensare che le 9 tracce del cd siano solo una piacevole anteprima di una lunga carriera e non un mero esercizio preparatorio perché questo gruppo ha stoffa e talento da vendere nonostante non faccia nulla per impressionare.
Sottolineo che le innovazioni e sperimentazioni non fanno parte del fine ultimo del gruppo e forse è giusto così, in caso contrario la band avrebbe perso il suo fascino "outlet" pur sempre attuale.

"Bind Me" per esempio è un brano perfettamente equilibrato, orecchiabile e facilmente memorizzabile dal refrain vincente, non guasterebbe come colonna sonora di qualche
film d'autore di nicchia o come sottofondo d'atmosfera di qualche music club esclusivo di una grande metropoli. Date una chance a questa band, il loro spirito è di certo internazionale e il loro un mix semi perfetto tra musica acustica ed elettronica con basi che stratificano il sottofondo in maniera perpetua, loro sono alla moda e vagamente retrò, sintetici ma con effetti chitarristici degni di nota, con una valanga di ritmiche indie, poetici minimalisti quanto basta. Nota finale: CD Non adatto ad ascoltatori aperti mentalmente alle rivisitazioni in chiave attuale ed estimatori delle sonorità Eighties (ma pur sempre meglio dei Modà, Negramaro e 'patetiche italianate' affini).

70/100


Gianluca Sivieri: Batteria
Giorgio Rinaldi: Basso, tastiere
Mattia Pafundi: Voce, chitarra, tastiere
Paolo Gallicchio: Chitarra, tastiere

Anno: 2013
Label: DTMC Records
Genere: Post Punk/New Wave

Tracklist:
01. Intro
02. Drowning Boulevard
03. Animals
04. Pleased
05. Night Lights
06. Bind Me
07. Want
08. Lack Of Sense
09. Ocean

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