Dalla madre Russia un'altra Doom Death band interessante, in particolare la one-man band Sculptor, misconosciuta a me se non fosse per un ep che mi passò per le mani qualche anno fa di cui mi ero quasi dimenticato, ed in questo caso lo scultore é l'unico compositore Sculpto che musicalmente non ama giocare in campi romantico o gotico ma preferisce un lato più misantropo e crudo del genere Death Doom con una buona musicalità e tracce decentemente architettate pur non disponendo di potenzialità di innovazione in alcun modo.
A parte la voce cantata selvaggia e primitiva con l'utilizzo anche della lingua madre, quello che veramente caratterizza il sound degli Sculptor, o meglio di Sculptor, e la massa informe e sulfurea di atmosfere cupe di cui le canzoni sono impregnate sino all'osso. Lungo quasi 50 minuti con brani che si assestano sui 6/7 minuti di durata, questo disco, é pieno di immagini e paesaggi aridi, di foreste morenti e monumenti funebri fatiscenti. Questo alone di decadenza che trasuda letteralmente da ogni solco del disco mi riporta alla mente i tempi iniziali del doom estremo, ma anche le note dell'inverno accomunate a melodie tristi e fredde che possono ricordare i primi Dolorian e gli Anathema e Funeral come lo stesso compositore ammette e qualcosa di più recente per il muro sonoro depressive che si ricrea in alcuni spazi. Il progetto é ancorato al doom death quindi ma c'è anche qualche venatura melodica dispersa qua e là, di certo il sound é nato per dichiarare il disprezzo per l'umanità e tutto ciò che non può essere natura. Dark October è dannatamente ben fatto, il suono è cupo ma pulito, un album pubblicato con raziocinio: una buona cura per la vostra depressione... L'artwork del cd mostra in bella vista un paesaggio lagunare spettrale immerso in una immobile natura dove i colori predominanti sono il nero e il grigio, molto simile a quello che possiamo vedere nelle arti Black Metal, ma anche l'intero album ci riporta per certi frangenti alle tematiche del Black Metal depresso, a partire dal sound della produzione per poi arrivare sentire il gelido tocco del musicista, decadente in tutto e per tutto... Il Doom Metal del gruppo é ottimo e d'annata, arpeggi di tonalità melodiosa fanno da contro-altare alle scudisciate sudice e arrugginite della chitarra ritmica dove trovano respiro i battiti solenni e marziali del drumming imponente e cadenzato. Gli arpeggi sono sempre in aggiunta e donano un bel tocco di armonie come un tatto delicato aggiunto ad ogni composizione, anche se sono sempre in agguato la famelica voce e le veementi scudisciate degli strumenti elettrici distorti. Questo album è fatto di Doom Metal triste e malinconico senza fronzoli e cadute nella melodia troppo scontata, é al limite quasi con il depressive doom ma c'é la componente estrema anni '90 a dare quel senso di gotico grottesco, ormai perduto...ed anche se il ritmo rimane moderato nella maggior parte delle sue parti il disco spacca per la sua morbosa potenza, un lamentoso grido in faccia al destino delle cose, una gemma avvizzita ribelle tra ringhiose note dal contorno spettrale. Ci sono un sacco di buone tracks contenute nel presente lavoro, ottimo per gli amanti del doom soffocante dalle tetre atmosfere plumbee, dark oriented ma nel senso più estremo del termine, infatti già dal secondo brano "Clouds of Sorrow" si capisce di che cosa si parla, un ossessivo doom death archetipo di arcani segreti e molto votato sul lato catacombale e criptico, e mi sento di dire che questo sound nonostante oltrepassato suoni "fottutamente" ancora bene per le mie affezionate orecchie, molto di più del doom sludge e del depressive di oggi. Infatti il combo sembra depressive black metal, ma questo non è altro che il death doom anni '90 nella sua forma più cristallina, musica per misantropi sedicenti piuttosto che per depressi offuscati dalla droga e dall'istinto suicida. Lasciando da parte le varie interpretazioni di comodo per un recensore, questo doom é per me puro e carico di riff forzuti ed espressivi nonostante ci siano momenti ad ampio respiro e più classici come nel brano "In Black and White". Il solista usa una musica in contrasto fra riff / melodie e la struttura di base segue la lezione del drumming non molto rudimentale ma che suona easy volutamente come se fosse programmato, e poi la produzione grezza dona quel tocco di occulto e profonda malinconia rabbiosa come tutti i testi sono unidirezionali, si capisce dalla traduzione dei titoli seppure in russo, ma il principio che domina é il micidiale ringhio infernale accompagnato dagli strilli funerei del poli-strumentista che invadono quasi tutto il corso del cd. Alcuni brani cadono prevedibilmente in ambiti più Shining oriented ma gli arpeggi di Sculpto sono più puliti e superficiali senza eccedere nell'ambientazione pura al contrario del combo norvegese. Album non immemorabile ma che arricchirà la vostra collezione di momenti piacevoli a discapito di qualche cd gothic da donnicciola dell'ultimo minuto, bello il libretto del cd correlato di foto e disegni molto cupi in nero-bianco che ritraggono scene evocative che vale davvero la pena di vedere. La nera macchina del doom di questo scultore di morte é appena agli inizi, diamogli fiducia... 77/100
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Sculpto: Tutti gli strument Anno: 2009
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