Un disco strepitoso a tratti semplicemente esaltante, non ho parole per descrivere l'epicità che trasuda dai solchi di questo 3° capitolo dei Folkearth.
Ormai non sono più una promessa ma una vera a propria certezza nel panorama Viking Metal. Non voglio sentire ragioni, non sarà certo un miracolo di originalità e neppure un fondamentale del genere ma a chi dirà che il disco è la solita amalgama di soliti triti e ritriti dèjàvu dico NO, perché in questo continuo rincorrersi di business e musica si esaltano solo le uscite folk-viking-epic con il bollino blu delle grosse etichette overground e dei grandi e piccoli nomi come Falkenbach, Finntroll, Månegarm, Amon Amarth, Skyclad, In Extremo, Thyrfing, Troolfest, etc. Senza niente togliere al sicuro valore delle bands citate naturalmente, il progetto Folkearth si basa invece su fondamenta solidissime e vari distinguo, il gruppo si differenzia per certe assonanze celtic con innesti di strumenti tradizionali (in tante parti acustiche e corali) e di certo per la collaborazione di musicisti sopraffini che nelle loro bands di origine hanno gia dimostrato ampiamente il proprio valore. E non voglio nemmeno sentire che è sempre il solito risultato della somma di Bathory+Falkenbach+qualcun'altro perché è normale che una band del genere sia influenzata dai mostri sacri altrimenti si parlerebbe di un altro genere … Il cd nel corso di 17 tracce sciorina tutte le potenzialità del gruppo con un sound potente e calibrato, certamente non accarezzato da una registrazione super, ma è proprio questo il bello, una underground band si differenzia anche per la capacità di arrangiarsi senza bisogno di accorgimenti tecnici e moderni che certamente regalerebbero potenza e pulizia di suono ma sicuramente 'incellophanerebbero' il sound selvaggio e leggermente scarno, ma affascinante delle amplificazioni/distorsioni/suoni standard. La formula di Folkearth è ormai collaudata, voci maschili e femminili che mi ricordano lontanamente gli Inkubus Sukkubus, toni epici e narranti, scorribande al limite del black death rabbiosi e guerrafondaio e tanto, tantissimo pomposo metal sanguigno seppure mai auto-celebrativo e ridicolo (come spesso accade anche per i grandi nomi), magnifici fraseggi e melodie epico-arcaiche dal sapore folkloristico e pagano irradiano il concept sempre basato su temi mitici e storici in cui gli Dei con arti e culti lontani si riaccendono per cantare la propria gloria e gridare il proprio sapore di vendetta. Questo cd è certamente una priorità per la piccola etichetta russa Stygian Crypt che lo ha stampato e che crede fortemente nella band essendo il loro 3° disco che produce, da non dimenticare la partecipazione attiva di nomi come Magnus Wohlfart (Deus Ex Machina), poi dei gruppi come gli Italiani DeathArmy, i PaganReign, Yggdrasil etc.etc. per un totale di 30 componenti che non oso immaginare cosa combinerebbero se tutti vivessero e componessero nello stesso studio per qualche mese … RACCOMANDATO e consigliato, astenersi ai lagnosi della serie "è troppo di questo o è troppo quest'altro": loro sono semplicemente i Folkearth, viviamo in un mondo libero quindi li amerà solo chi sa assaporare l'epico all'eccesso, il folk diluito nel metal (power, black & heavy), e le sonate celtiche, i miti nordici così come quelli classici, il tutto variegato e mai seminale, per i puristi ci sono i generi padri nei quali attingere e soddisfare le proprie voglie di non contaminato … Le più belle: Hogtyd, Great God Pan (per il testo e il significato oltre alla musica naturalmente con accompagnamento di flauto e acustica), The Ridding Of The Queen Boudiccea, De Tause Fjell, Before the battle I embrace … ma tutto il resto è apprezzabile anche se qualche piccola caduta di tensione c'è, quindi prevedo che i Folkearth riescano in futuro a limare certe asperità e momenti morti. 85/100
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Belgium: Roman Samonin, Ralf Goosens Anno: 2007 |