Se siete abituati al thrash death classicheggiante che ha contraddistinto la band ai suoi esordi preparatevi a ricevere una bella delusione. Questo sesto capitolo è nel complesso divertente e orecchiabile, contaminato da sprazzi di folk e di elettronica che donano ai pezzi la giusta efficacia per quanto concerne la sede live.
Quello che però non è più chiaro è se i nostri siano interessati ad un pubblico per così dire di nicchia o se voglia accaparrarsi le simpatie di un audience ben più larga. Probabilmente entrambe le cose, per cui parleremo, sia pure con molta fatica, di dicotomia piuttosto che di contrasto. Come potrebbe definirsi altrimenti la presenza di elementi contrastanti che accompagnano il disco a cominciare dal suo titolo, quantomai abusato a scapito di un nome quasi impronunciabile, “Riders On The Storm”, per proseguire con i testi nei quali si parlano spesso due lingue, inglese e tedesco, che vengono talvolta fatte convivere all’interno di uno stesso brano e per finire con i pezzi stessi, a metà strada tra ballad adatte ai neofiti del metal e pezzi di grande richiamo? La risposta non può che avere luogo nelle opinioni dell’ascoltatore singolo. Il disco, sebbene in certi momenti sia talmente divertente e ironico da rasentare il ridicolo è un prodotto sperimentale, a modo suo. Qualcuno nonostante tutto potrebbe trovarlo addirittura geniale e comunque mai ripetitivo. Insomma nulla che possa far gridare al capolavoro, ma comunque un buon disco. |
Fuchs: Voce, chitarre Anno: 2006 |