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No More Fear
Ethnoprison

Parlare dei No More Fear tentando di rifilarvi la solita solfa su quanto sia importante sostenere il metallo italiano mi sembra cosa inappropriata. Il quintetto abruzzese si presenta con un album che lascia pochi spazi liberi all’interpretazione. Ethnoprison è disco di alto livello, fatto da una band che continua a scalpitare per arrivare dove meriterebbe e dove, molto probabilmente, sarebbe già se non fosse per un loro incorreggibile handicap: vivono in italia.

Questo loro terzo album merita di essere acquistato molto più di un qualsiasi altro disco mi sia pervenuto dall’underground italiano negli ultimi 6 mesi. Non se abbiano a male le altre band, ma i No More Fear appartengono per classe e potenza ad un rango nettamente superiore.
i nostri mettono subito le cose in chiaro con “Demiurgic Contested Paternity”, brano tecnico e potente di fresco death melodico. Probabilmente qualcuno coglierà nel modo di suonare della sezione ritmica delle influenze in stile Meshuggah, cosa che, per quanto lontana sia dall’essere un’offesa, probabilmente rischia di non rendere giustizia al buon lavoro dei No More Fear.
Il growl incisivo e, udite udite, molto ben adattato al sound complessivo (sembra una banalità, credetemi: troppi lo danno per scontato!), conosce dei momenti di distensiva clean voice, sospirata e degna del miglior death di scuola svedese, come nella successiva “In The Beginning It Was In The Ocean”. Il brano è intenso e forte, degno di questo disco. Si prosegue con un altro brano violento e potente, “White Crash”, dove i No More Fear si divertono a fare i campioni snocciolando numeri ad ogni passaggio. La cosa che colpisce più di tutte è la scioltezza con coi riescono a scorrere i brani, tutt’altro che semplici e scontati quanto belli e rabbiosi. “Reading Of Fog” è probabilmente il brano più metal del disco, nel senso più tipico ed essenziale del termine, scandito da dei riff intensi che giocano a rincorrersi con una melodia che non si attarderà ad entrare nelle vostre teste.
Quiet Blowing”, “1,618” e tutte le altre non fanno che confermare quanto già scritto e pertanto non posso che “limitarmi” a consigliarvi di ascoltarle così come ho fatto con le prime.
Il voto che segue non è un incoraggiamento ad una comune band emergente, bensì una valutazione ottenuta dai No More Fear al pari di band del calibro di Darkane e Soilwork.

80/100


Gianluca "Kemio" Peluso: Voce
Gianluca Orsini: Batteria
Massimo Peluso: Chitarra
Alessandro Montoneri: Chitarra
Fahd Lafrikh "Mosfet-ks": Basso

Anno: 2008
Label: Lost Sound Records/Self
Genere: Melodic Death Metal

Tracklist:
01. Demiurgic Contested Paternity
02. In the Beginning It Was in the Ocean
03. White Crash
04. Reading of Fog
05. Quiet Blowing
06. Forgotten Roots
07. 1,618
08. Wonderful Common Place
09. Ethnodiscipline
10. Una lagrima sulla tomba di mia madre (Amedeo Vella)

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