I canadesi Blackguard, precedentemente conosciuti come Profugus Mortis, giungono al loro primo album dopo il cambio di nome.
Il disco, intitolato “Profugus Mortis” per doveroso tributo al loro passato, è presentato da una copertina sulla quale spicca una inconsueta barca volante carica di uomini che, vestiti in abiti settecenteschi, remano per fuggire da un demone alato, con un paesino caratteristico sullo sfondo. Ad aprire è “Scarlet to Snow”: dopo una breve intro sinfonica, il brano si fa aggressivo, pur rimanendo melodico grazie a parecchi interventi della tastiera e ad un discreto assolo di chitarra. Ancora più veloce è “This Round's on Me”, tanto che voce e tastiera sembrano inseguirsi, mentre “Allegiance” scorre, un po' anonimo, sulla falsariga dei pezzi precedenti, dall'impronta tipicamente melodic death metal. La martellante “I Demon”, finalmente, si distingue mediante delle doppie voci apocalittiche ed un intermezzo di tastiere sinfoniche. “The Sword” presenta alcuni cambi di ritmo ed un nuovo intermezzo sinfonico arricchito dai cori; segue “In Time”, che si fa notare per qualche elemento epic metal, grazie al quale sembra di ascoltare un suono di spade che cozzano. Sulla furiosa “Cinder” tastiera e chitarra si danno il cambio, andando entrambe in assolo; si continua con “Vain”, lievemente più melodica e ritmata e con “The Last We Wage”, altra canzone molto veloce, che chiude l'album con un assolo di tastiera. Il CD dura una quarantina di minuti, per via del fatto che i brani sono tutti piuttosto brevi. La tecnica è discreta, visto che il suono è molto improntato sulle tastiere, ma le parti vocali, pur alternando il growl allo scream, sono un po' confuse e sembrano forzatamente concentrate in una corsa contro il tempo; le canzoni, inoltre, risultano troppo simili tra loro nella scelta dei ritmi. Consigliamo l'album, pertanto, esclusivamente agli oltranzisti del settore ed agli appassionati di un suono estremamente compatto e veloce. 65/100
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Anno: 2009 Sul web: |