I sette Livornesi D8 Dimension che nascono nel 2009 e dopo un solo demo nel 2010 (Demo-N) partecipano poi a diversi contest per la Toscana arrivano a questo debutto auto-prodotto su cd che s'intitola Octocrura del 2012. Che dire, il primo ascolto aveva destato qualche interesse più acceso in me, per la particolare fusione che emanava, poi con l'andare del tempo ho iniziato a notare tutte le particolarità che rendono il cd sufficiente, ma ancora niente di più. Siamo dinanzi ad un album di Industrial che incrocia pericolosamente l'alternative e l'elettronica per certi versi pesante e per altri in bilico costante tra rock e metal, melodia e ossessività. La band di certo ha nel suo substrato notevoli influenze anni '90 che mettono su piatto ben condite seppure le fredde atmosfere ‘cybernetiche’ disturbino non poco l'ascoltatore dal genere di riferimento, ovvero l'industrial metal con i suoi suoni campionati, irreali e futuristici, con batteria, le chitarre e il basso cadenzati. "VRock" la track iniziale è solo un assaggio che si discosta dal mood di tutte le altre tracce, l'arrangiamento è meno tagliente e diretto con un refrain davvero notevole, che, però, mi pare sottratto agli Alice in Chains dell'omonimo album. Soprattutto si fanno notare gli effetti e i campionamenti che sono una costante di quasi tutto il disco, ma che non riescono nonostante tutto a far emergere la band con arrangiamenti mai davvero di impatto e particolarmente originali. Strumentalmente buoni e sufficientemente preparati i ragazzi fanno del groove in stile Korn e del mood acido di Seattle (a la Alice In Chains come già detto, per intenderci) addizionandoli all'effettistica varia e ad un suono pompato al massimo degli strumenti elettrici come chitarre e basso.... I Livornesi mostrano buona capacità di miglioramento e solo in alcuni casi cadono sul serio in tentazioni 'easy listening' e più che alternative diventano quasi commerciali. Le vocals di Tepe sono alternate tra stile pulito ed aggressivo, non male se consideriamo che riesce anche nel compito di modulare lo stile tra cantato acido nasale e semi raschiato e quasi urlato. “Industrial” è un'altra song che sfocia su lidi Fear Factoriani per poi posarsi su atmosfere più morbide e sognanti con il solito alternative rock style leggermente groove che non guasta nemmeno più di tanto. Forse si tratta della song più azzeccata del set, seppure la più ‘normaloide’. Il carattere potente e l’impatto sprigionato si ribaltano nella title track del ep, da qui in poi entrano in gioco le tinte di alternative-industrial moderno e ambientali che subito dopo in "Poisoned Hamster" diventano ‘skizofreniche’ e sincopate ed un poco 'danzereccie'. La successiva traccia “Gunmouth” è più easy listening ed un ponte tra passato e moderno dove D8 Dimension scoprono tutte le loro carte e tutto ciò di cui parlavo prima, devono solo affilare le armi e osare di più dimenticandosi le influenze che ancora oggi sono troppo distinguibili per affermare che siano riusciti a creare un loro brand. “S.O.M.E.”, l'ultimo pezzo del cd è molto interessante, sognante e sospeso, con un basso a la Red Hot ed elementi aggressivi e psichotici, qui i D8 Dimension dimostrano di essere un gruppo che possiede le coordinate e le qualità per uscire dall'anonimato, nel brano si riesce a fondere meglio l'elettronica finemente concepita con il sound malsano ed oscuro che apre e chiude il brano. Il gruppo dovrà metterci del suo, ma nel frattempo si merita un bel 6 pieno ed un plauso di incoraggiamento. 60/100
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Tepe: Voce Anno: 2012 |