The Divinos è il progetto personale di Max Russo il quale si occupa del songwriting e di suonare alcuni strumenti in questo particolarissimo album denominato The Divino Code, un'opera che si dimena tra diversi stili musicali e specialmente nel mondo vicino al soundtrack movie, e se vogliamo del musical in un connubio che mette insieme diverse sfaccettature anche distanti e pacatamente dissonanti come il rap... Qui siamo ben lontani da estremismi, chitarre distorte, velocità sostenute e forse anche dal rock puro per come lo intendo io, qui ci sono altre esigenze e lo si capisce dalla stessa 'spoken introduction', siamo all'interno di una storia o meglio di un ambito creati a puntino per dare sfogo più ad un'idea artistica di eleganza a tutto tondo che di semplice musica, dato che alla fine non si potrà certo fare a meno del considerare questa come una rappresentazione piuttosto che un mero disco. Stavolta mi trovo in difficoltà perché se dovessi dare un voto alla sola musica, nel complesso pur molto ben fatta, non potrei certo gridare al miracolo sonoro, infatti in The Divino Code c'è di tutto un pò, certo fatto con gusto, ma pur sempre un mix triturato e stritolato a dovere in una musica più da sottofondo che da impatto, tant'è vero che l'unica song che mi ha attirato veramente è la cover di Paolo Conte rivisitata più che egregiamente, ma che resta sempre un sopraffino esempio di musica d'autore già scritta (la classe non è acqua...). Qui gli stili si fondono alle arti visive e ‘commediali’, e si accomunano sotto un denominatore che si può riassumere con quelle che per il combo sono le influenze principali. come loro stessi elencano: "The God Father, Quentin Tarantino, Sergio Leone, Robert Rodriguez, Ennio Morricone, The Sopranos, Bukowsky, Tito&Tarantula, The Doors, Depeche Mode, U2, Johnny Cash, Tom Waits, The Stones, The Blues ,Rock'n'Roll 50's to 00's, David Bowie, The Spaghetti Western, Amanda Palmer, Jace Everett, Gogol Bordello, Buscaglione, Paolo Conte, Bocelli, Caruso and of course our faithful partnership Red Wine (Chianti)." Dove per la prima volta non ci sono solo band, ma addirittura registi e scrittori e generi a dare ispirazione ad una band quindi il cinema, il musical, l'opera rock et simili accorpati dove ho la sensazione che la musica sia una semplice scusa per traghettare un calderone molto più corposo e contorto. Questo lo capiamo dall'uso di basi elettroniche da sottofondo ambientale dove il basso, le chitarre e la batteria (tipici strumenti rock) non trovano uno spazio di primedonne se non per brevi tratti o per dare un incedere al pezzo di turno (alcuni dance oriented !), abbiamo in alcuni brani strazianti note di piano ("Criminal's Confession" in cui si deve accentuare struggente la confessione di un mafioso di cui il disco non è che un excursus nella sua malavita, il codice dei Divino appunto), e molte basi di elettronica minimale, alcune ‘danzerecce’, tutto accompagnato da una voce a volte rock che in alcuni casi è molto appropriata e ispirata. Ok, quindi posso osannar loro per il coraggio di portare avanti le proprie idee per dare vita ad un concept di creatività, un disco dal tocco elegante che ricalca lo stile cinematografico dei gangster movies e del pulp fin allo 'spaghetti western' come nei film di Tarantino, Rodriguez e Sergio Leone appunto, ma non mi sento di dare un voto sufficiente alla musica e alla ricerca dell'innovazione perché qui il ruolo maggiore è dell'insieme come gia prima accennato, semmai posso tirare in ballo ciò che si cela dietro il codice divino con un paragone azzardato, la trasposizione del dio in terra, e di qui Divino umano, ma è solo una mia farneticazione forse...e vista così si potrebbe anche parlare di una umanizzazione della mafia… Quindi non ci troviamo a parlare di un masterpiece e tra le otto tracce l'altra unica che ha sollevato la mia attenzione è stata "I Live Just For The Best" dove seppur nel suo piccolo ho avuto modo di udire una chitarre distorta e dei buoni ritmi con un'aria anche più frizzante rispetto ai toni più sinuosi e particolareggiati del resto del platter, ciò che mi ha sorpreso comunque è la maturità della fusione e la preparazione dei musicisti che cesellano questo quanto meno ambizioso progetto (d’altronde non potrebbe essere altrimenti con gente come Roberto Pirami, batteria già con Vinnie Moore, Michael Angelo Batio, Uli Jon Roth e Blaze Bayley e Simone Massimini contrabbasso elettrico di Vinnie Moore, Marco Bartoccioni al southern & mandolin guitar e Licia Missoni (Steve Hewitt, Spiral 69) al pianoforte e tante altre collaborazioni come figura sul booklet del cd con tutti i testi a fronte. Al musical (che io non adoro, quindi questa recensione è da prendere con le molle / nda) si addiziona un oscuro, classico e alternativo rock dal tocco noir in alcuni casi (il più criptico forse), non mi piacciono invece le reminiscenze rap/reggae/dance, buono invece è il codice linguistico da sicario spaccone decadente in stile italo-americano appunto. Ma è con brani come "Pull The Trigger" che si cade nella monotonia, il refrain è anche accattivante ma la struttura del brano si trascina troppo e forse il brano rende di più come sottofondo di un set live al teatro come penso loro lo allestiscano e rappresentino usualmente. Mi risveglio con la parte finale del brano dove il protagonista non perdona al contrario del citato Dio. E poi inizia la track "I Love (The) Dangerous" dal mood da dance club che si potrebbe accostare a cose più convenzionali che nel contesto risulta vincente e conturbante. Non molto accattivante invece “Criminal's Confession” la nera ballad che ha come punta di diamante l'interpretazione vocale molto personale e profonda, che accompagna alla chiusura con la cover di Paolo Conte “It's Wonderful (Vieni Via Con Me)”, che come dicevo mi è piaciuta assai compreso il videoclip in questione girato in parte in una chiesa e davvero ben ideato e realizzato. Ripeto, The Divino Code non è un disco da buttare via, ma non fa parte dei miei retaggi, per ‘rispetto’ lo darò in pasto a chi si ciba di arte a 360 gradi e che magari capisce a fondo il senso di alternative, di musica pop/rock e arte cinematografica da Blockbuster.Il voto é una media matematica tra l'aspetto musicale nudo e crudo che resta un istrionico crossover placido e mediatico (5) e l'aspetto puramente contestuale e di ensemble artistico (10). Money...Power ...Business ... Control !!! Beh spero vivamente che la ‘crime family’ ne abbia ancora di inventiva e che riesca a incanalarla su una direzione univoca per un futuro roseo della propria carriera; ripeto, non troverete solo musica in questo CD. 75/100
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Max Russo: Voce,chitarra acustica Anno: 2013 |