Home Recensioni Album Fortid - Völuspá Part II, The Arrival Of Fenris

Fortid
Völuspá Part II, The Arrival Of Fenris

Ditemi ciò che volete ma questo secondo opus dei Fortid colpisce in pieno centro; magistrale passo in avanti nella carriera di Eldur, poli-strumentista proveniente dalle fredde lande della terra del ghiaccio, mente e fondatore già di progetti interessanti quali Curse, Potentiam, Thule (da non confondere con il nome di origine dei norvegesi Taake) e session man del progetto Skydom. Questo disco è bello, ben suonato e ben registrato, la prima cosa che salta all’orecchio è lo stile particolare in bilico tra tradizione scandinava, specialmente black metal e un viking/pagan metal dell’Europa centrale ma anche una vena sinfonica che rende le parti atmosferiche molto stratiformi e pompose, oltre alla tecnica di utilizzo dei volumi: abbiamo infatti una voce, tastiere e soprattutto chitarre (anche classiche) registrate con volumi che paiono più alti, con una compressione diversa, dai riverberi addizionati come se fossero in prima linea, mentre la batteria e il basso sono un po’ più defilati, credo intenzionalmente. Tale peculiarità, comunque, è molto particolare e migliora assai l’attenzione sugli epici cori a parti d’atmosfera, ma anche sul riffing assassino ed imbizzarrito che cavalca selvaggio e pervade in maniera vincente e convincente gran parte del disco.
Infatti dove affiorano questi momenti esaltanti spesso anche accompagnati dalle tastiere, cori o refrain si evince l’enorme potenzialità del gruppo.

Oltre al lato epico, c’è anche quello sinfonico dicevamo dovuto alla presenza del tappeto pressoché costante di synth e tastiere o pianoforte ma anche di accompagnamenti che si intrecciano e creano un ulteriore ‘aria’ avvolgente.
Il bello di questo disco sono le trovate a livello di arrangiamento, il che rende tracce anche molto lunghe, piacevoli da sentire e riascoltare, mai noiose, pur utilizzando i medesimi canoni dei capostipite del genere Eldur riesce nell’impresa di far sembrare non scontato ciò che in realtà potrebbe esserlo con trovate ed agganci che sanno rinnovare l’economia del pezzo e farlo brillare di luce propria anche nelle fasi di ‘stanca’ che sembrano poste lì come anticamera ad esplosioni solerti di nuovi riff, ritornelli e break atmosferici impreziositi da arpeggi armonici e repentine ri-partenze elettrico distorte in cui i watt che sprigionano rendono ulteriormente l’idea di leggendario e fierezza mitologica del concept.
A me ricordano degli altri mostri sacri specie Norvegesi e mi viene in mente un solo nome di una band (per la side più evil e metallica dei Fortid) che tra l’altro è sempre rimasta all’ombra di altri act norvegesi di successo ma non voglio fare dei nomi perché i Fortid incarnano il tutto in una nuova veste ed anche il concept non è male, oltre a basarsi su una sorta di bibbia Islandese chiamata ‘Völuspá’ che in realtà è un lascito scritto in una lingua poetica arcaica (Islandese/Norvegese antico) non molto comprensibile e credo non completamente interpretata, che narra delle leggende e religione nordica basata quindi sui vari Odino, Hel, Thor, Loki, etc…, i Fortid si sono presi la briga di intessere le loro note accompagnando e basando i loro testi proprio su questo scritto e regalandoci così un pezzo di pura storia, di un sogno avvenuto molti secoli fa ed oggi sepolto da montagne di immondizie e stili di vita futili e inutili.
Il disco è proprio in parte cantato in questa strana lingua madre di altri tempi, che narra le gesta di questi idoli nordico-pagani e delle loro credenze, dei loro valori morali, e come mortali dell’aldilà, dell’esistenza di in inferno (Il regno di Hel) e di un paradiso (Valhalla ) dalla connotazione ben diversa da quella cristiana.
Indubbiamente questo è il lato forte del progetto, questo è il secondo capitolo e basandosi sulla trilogia del poema dell’Edda credo manchi un 3° capitolo che spero ritorni al + presto e non dopo quattro anni come questo splendido Völuspá Part II - The Arrival of Fenris che segue il primo “Völuspá Part I - Thor's Anger”.
Il pezzo che a me è più piaciuto è senza ombra di dubbio “Baldur's Murder” dall’incedere trionfale che molto bene rende l’idea della trama del testo incentrato su un riffone tagliente centrale che fa venire la pelle d’oca. Diverse sono le più complicate ed eterogenee “Bifröst”, “The Arrival of Fenris” e “Náströnd” colme di armonia dal sound lento mistico ed imponente che ruota attorno all’interpretazione vocale di Eldur pulita con sovra-incisoni dalle tonalità epico baritone e growl leggermente raschiato e stridulo sorrette da una micidialmente semplice ma efficace, ritmica della batteria che accentua e completa sorreggendo il tutto con naturale soavità (cosa determinante specie nelle formazioni di viking metal).
Il guitar work è onesto e azzeccato in bilico, quando serve, tra black style e pagan style riffing con effetti saturi e sporchi ma anche qualche virtuosismo.
A chiusura del disco c’è la selvaggia “The Presence”, una fiorettata in pieno cuore, black metal con la bava alla bocca una mazzata in stile black metal dalle fitte fosche maglie insanguinate con un riff scarno e semplice che incute paura, brano killer, ascoltare per credere.
Quindi disco, progetto e musicista (Eldur) da supportare, credo che questo piccolo capolavoro underground potrà piacere agli amanti del viking metal e del black non troppo fissati ed oltranzisti, oltre a chi si ispira alla tradizione del paganesimo dato che le tinte forti del messaggio dei Fortid stanno proprio in questo nodo centrale, magari astenersi cradleoffilthiani e compagnia andante…

85/100


Eldur: Chitarra, basss, synth, programming, voce (mente e fondatore gia di progetti interessanti quali Curse, Potentiam, Thule da non confondere con il nome di origine dei norvegesi Taake, e Skydom)
Fimbultyr: Batteria, percussioni

Anno: 2007
Label: No Colours
Genere: Viking/Black Metal

Tracklist:
01. Bifröst
02. Odin's Sacrifice
03. Baldur's Murder
04. World Of Hel
05. The Arrival Of Fenris
06. Náströnd
07. The Presence

 

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