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La Setta
Rito 1

Con un po’ di ritardo rispetto alla sua pubblicazione, risalente al 2007, giunge alla nostra attenzione il primo album dei frusinati “La Setta”: il lavoro, dal nome emblematico “Rito I”, spicca particolarmente in mezzo alla gran quantità di produzioni black metal presenti sul mercato, per via della presenza di un DVD aggiuntivo, di cui tratteremo a tempo debito. Sulla copertina, immediata nella sua semplicità ed elegante senza alcuna necessità di inutile sfarzo, campeggia un teschio davanti ad uno sfondo totalmente nero, colore dominante anche all’interno del libretto, in cui, oltre ai testi, sono presenti varie foto del gruppo, ritratto in presenza di calici, candele, pugnali ed altre immagini tipiche della simbologia black metal.

Rito I” dura circa quarantacinque minuti ed è aperto da uno strumentale dal nome “Licantropia”, che sarebbe veramente originale se non fosse imperniato su un’idea dei primissimi Black Sabbath: sarebbe ingiusto, però, considerarlo superficialmente una copia, visto che, dopo i lugubri rintocchi di campane, il tuono ed un intenso scroscio di pioggia (elementi già presenti su “Black Sabbath”), ascoltiamo l’ululato di un lupo, seguito da suoni oscuramente moderni e da passi concitati, che, come vedremo, appartengono ad una donna. D’improvviso si alza un rumore, come di una pietra sepolcrale spostata e la nostra fantasia elabora l’immagine di un essere orribile disturbato durante il suo sonno; alla donna non rimane che urlare, presumibilmente invano.
Un flusso di “immagini in musica”, quindi, per un risultato finale che sarebbe riduttivo definire semplicemente “intro”: al contrario, a nostro parere, rappresenta un’interessante evoluzione dell’idea primordiale dei Black Sabbath.
Il black metal propriamente detto appare con “Una croce all’ingresso”, dal testo elaborato e critico verso il Cristianesimo. Il brano è lungo e vario, visto che, dopo un avvio all’insegna di un veloce black metal, si fa più lento ed oscuro, per poi tornare furioso; gli effetti delle tastiere introducono una parte cadenzata e marziale, che evidenzia un breve cantato in italiano; ricordiamo anche un piccolo spazio per il death metal ed una parte recitata in atmosfera liturgica, mentre il lungo finale spetta alle tastiere soffuse.
Faction Ritual” narra di un rito sacrificale ed è aperto da un’atmosferica intro dark di circa tre minuti, seguita dall’intervento degli altri strumenti, che danno luogo ad un pezzo non rapido come il precedente, bensì “stoppato”; è degna di rilievo un’invocazione ipnotica, sotto il suono di un organo liturgico. Segue “Brotherhood”, più breve, dal testo oscuro ed ermetico e dal ritmo serrato, intervallato da qualche passaggio di metallo più tradizionale. Si continua con “The Undead”, canzone che trasuda rabbia e violenza, come è giusto che sia, visto che è ispirata alla tragica vicenda umana di Dracula; la ferocia rallenta in opportuni momenti di sospensione, lasciando così spazio per alcune parti recitate.
Depressed”, lungo brano cadenzato, personale ed intimistico, è arricchito da ossessive doppie voci e da alcuni passaggi di chitarra tradizionali, non tipici del black metal, oltre ad un discreto solismo, purtroppo di durata molto limitata; il pezzo è caratterizzato anche da un sussurrato malefico e da un’atmosfera finale molto suggestiva, grazie all’effetto che rievoca il vento. “The Chains of the Beast” è, a nostro parere, non solo uno strumentale posto a chiusura del disco, bensì il seguito di “Licantropia”, visto che è anch’esso strutturato sugli effetti, che richiamano il vento, ruggiti infernali e tuoni in lontananza; dopo un breve silenzio, partono dei suoni iperdigitali, accompagnati da voci registrate al contrario o, comunque, in una lingua che non è tra le più conosciute.

Come abbiamo anticipato, la copia in nostro possesso è arricchita dalla presenza di un DVD, la cui schermata iniziale mostra il teschio della copertina ed un elegante menu, con la musica di “Licantropia” come sottofondo. Il video di “Una croce all’ingresso” è realizzato interamente in bianco e nero e ciò crea un notevole effetto di negatività: i musicisti sono ripresi, anche in primissimo piano, in mezzo a paesaggi tetri e misteriosi, antiche rovine, calici e candele.
Ci colpisce il finale ad effetto, in cui una chiesa, in precedenza oggetto di ripetute inquadrature, viene bruciata appiccando il fuoco alla zona circostante cosparsa di benzina, mentre il cantante conclude seduto serenamente davanti al proprio pianoforte.
A questo punto, non può non incuriosire il backstage del video e delle foto presenti sul libretto. Il filmato dura oltre quindici minuti, ma non annoia, anche perché le riprese sono montate su un sottofondo dei primissimi Black Sabbath, come a ribadire l’amore dei La Setta per i Maestri ed a farci capire che riguardo a “Licantropia” non è corretto parlare di “plagio”, bensì di “tributo ai padri”, nonché alla tradizione da cui tutti noi proveniamo: più precisamente, questo filmato ci permette di riascoltare brani immortali come “Sweet Leaf”, “Hand of Doom”, “Paranoid” e “Lord of This World”, mentre scorrono le immagini della band durante la fase di trucco, in mezzo alle campagne o alle rovine, in sala prove, davanti al computer oppure al mixer. Una curiosità interessantissima è rappresentata dalle fasi di costruzione di una chiesa in cartone, simile a quella che, come abbiamo visto, viene bruciata nel video di “Una croce all’ingresso”; un’altra scena curiosa è l’ingresso in una tabaccheria, dove la proprietaria rimane inevitabilmente turbata dalla presenza scenica dei suoi clienti, probabilmente considerati dei loschi figuri, essendo vestiti di nero e con tanto di face painting sul volto!
Il DVD prosegue riproponendo “The Undead”, stavolta con l’immagine fissa di Dracula come sfondo: una scelta discutibile, a nostro parere, visto che sarebbe stato molto più interessante un altro video, o, in mancanza, un montaggio di più immagini dalle tematiche appropriate.
Svastica”, infine, non è che lo scorrimento, in modo simile ai titoli di coda di un film, di alcuni commenti riguardanti l’etimologia e la storia di una parola e di un simbolo molto scomodi, utilizzati da vari popoli nei secoli passati, molto prima di appartenere al simbolismo della Germania nazionalsocialista.

Concludendo, il lavoro è molto ricco, sia dal punto di vista audio che da quello video, pertanto lo consigliamo a tutti gli appassionati di black metal e più in generale, agli ascoltatori dei settori estremi, con l’avvertenza di non fossilizzarsi su valutazioni riguardanti l’ideologia o la storia del secolo scorso, ma di rivolgere la loro attenzione principalmente verso i pezzi: questi, anche se non originalissimi, visto che in campo black metal probabilmente è stato scritto già tutto, svettano rispetto ai fastidiosi ronzii di alcune formazioni purtroppo osannate in Italia - in modo troppo provinciale da parte nostra - per il semplice “merito” di provenire dall’Europa settentrionale. Se consideriamo che “Rito I” è un’autoproduzione e che le parti di batteria sono state realizzate tramite una drum machine, ci aspettiamo che, adesso che la formazione è al completo, La Setta si evolva ulteriormente su territori musicali estremi che di certo sono alla portata del gruppo.

78/100


Daleth (Emilio Mantova): Voci, Testi, Tempi & Batteria Sinth Elaborazione Tracce I - VII Foto / Immagini / Riprese / Montaggio Video Masterizzazione & Grafica dell'Album
Conte Vandalus (Mario Alonzi): Chitarre, Basso, Tastiere

Anno: 2007
Label: Autoprodotto
Genere: Black Metal

Tracklist:
01. Licantropia
02. Una croce all’ingresso
03. Faction Ritual
04. Brotherhood
05. The Undead
06. Depressed
07. The Chains of the Beast

Sul web:
La Setta @MySpace

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