Con colpevole ritardo riesco a dedicare del tempo a questa recensione, spesso nel mio mestiere dopo caterve e caterve di dischi ascoltati con attenzione spesso togliendo del tempo prezioso alla vita sociale di tutti i giorni si tende a bollare come di 'secondo ordine' dei lavori alla sola visione della copertina, niente di più sbagliato e questo Out Of The Cage delle Cellulite Star ne è la conferma. Ora immaginatevi di inserire un disco e di venire subito presi da un ritmo che vi rende piacevolmente attenti, ecco in sintesi quello che riescono a fare queste 4 musiciste, punk, rock e metal con una vena glam che mi fa pensare al concetto primordiale di quello che dovrebbe essere suonare bene e con divertimento. Ecco, loro son davvero così interessanti musicalmente e di impatto che pare siano opera di un manager in stile americano le loro partiture, spero che non sia così, ma immaginatevi gli Hardcore Superstar con un pizzico di Street / Glam americano, una lontana scia a la Ramones in versione femminile in aggiunta alla modernità METAL scandinava in fase di esecuzione e di effetti sul sound dell'ultimo decennio e quasi quasi ci siamo, certo qui non ci sono grossissime individualità, ma non servono. Andiamo con ordine, gia con la song di apertura “Alpha Woman” si capisce di che pasta sono fatte le nostre musiciste, un ottimo feeling scaturisce subito dalle prime note e la traccia ci presenta al meglio il loro hard metal rock graffiante ed allo stesso tempo melodico con un appeal del tutto professionale eppure semplice e diretto, una song sia Motorheadiana che in vena street rock, semplicemente fantastica con un ottimo fraseggio chitarristico ed un muro sonoro davvero tosto, da non dimenticare il testo che mi ha fatto pensare, come tutto il resto del disco tra l'altro dove vengono affrontati con semplicità temi personali mai troppo banali senza certo toccare temi alti ma pur sempre visti sotto un'ottica da rock band. Leggo che hanno anche alle spalle un full-lenght Explicit Attitude datato 2008 e quindi capisco da subito che non mi trovo davanti ad un debutto assoluto seppur l'unica superstite sia la chitarrista su questo cd a ricoprire la veste di leader di questa bella realtà rock made in Italy. Il percorso continua con la meno attraente "Old inside" più semplice e diretta nello stile, non dico che sia una track minore ma non regge il confronto la precedente, nonostante sia davvero una bella song, risulta più 'normale', bello il testo come sempre ed i cori sovra-incisi che danno un gioco di assonanze e dissonanze davvero notevole. Con Out Of The Cage si atterra su lidi più melodici e da metal rock anni '90, bello il lavoro di chitarra e l'ampiezza 'rock da arena' che si respira, le voci pur femminili mantengono una buona dose di aggressività ed il lavoro per abbellirle in fase di studio non fa altro che rendere giustizia al risultato finale, anche "New Melody" si mantiene su standard alti, il pezzo è più R'n'R e easy listening, ma la cosa mi piace. In "The Maze That I Am" si viene ribaltati di nuovo in Scandinavia, un brano trascinante in puro stile 'live' che sarebbe piacevole sentire eseguito davvero dal vivo, anche qui un assolo di chitarra stra-figo merito di Davide Moras (Elvenking). "Feel no shame", altro brano ultra-aggressivo, si abbatte sull'ascoltatore come un'onda potente che lascia dietro di se solo scompiglio ed una sensazione di ansia come quella che si ha quando si sta per essere colpiti da una successiva onda ancora più potente come “Hooking Up With The Wrong Guy” con refrain fascinoso ed un mood più sofisticato che conferma il livello ottimo di questa band che non si risparmia a differenza di molte female bands che di solito si limitano a fare il semplice compitino a casa vedendolo come il traguardo massimo raggiunto, ciò che mi preme aggiungere in questo caso è che mi pare di percepire reale passione profusa in maniera impeccabile come dimostrano la qualità del songwriting e del mixaggio. C'è anche spazio per una ballad, se così me la si può far passare, “Cruel” è un brano più power che non guasta affatto nell'economia intera dal disco, anche stavolta fascinose le vocals, umane ma di impatto non come quelle odiose 'pseudo soprano' che imperano nel metal moderno ... Motherscene, la seguente ci riporta su lidi più evocativi e pur sempre metal rock con un tocco di sezione ritmica più punkeggiante e ripetitiva. Ma è con la supersonica “F.A.N.S.” che si ritrova la stessa verve aggressiva che io preferisco dove i cori all'unisono attaccano e danno l'assalto finale all'ascoltatore prima di "When The Dancefloor Is Dead", ottimo brano più inquadrato nel moderno, forse il più commerciale del set e più catchy, si chiude con la bellissima “Vivo Perché Sogno”, l'unica cantata in italiano, ma nonostante ciò carinissima e dal refrain vincente dal retrogusto ottantiano che non stona affatto. Che dire per concludere, loro sanno essere chic, graffianti e anche ribelli senza perdere di vista una buona base di autocontrollo e stile, che dire, erano anni che non mi entusiasmavo ascoltando un disco del genere dato che sono uno più da sonorità estreme e/o sperimentali. A loro auguro buona fortuna. A proposito, voglio l'inlay card del CD!!! Horns UP! 90/100
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Izzy/Isabella Tuni: Voce Anno: 2015 |