Ascoltando la traccia prima di questa release si viene catapultati in una specie di dance floor anni '80 dove per caso vi si trovano dei rockers, da questo incontro-scontro la hit che ne scaturisce ha molti punti a favore essendo coinvolgente ed elegante, ammiccante e suadente, senza per questo annoiare.
Le mie orecchie si abituano quasi immediatamente a questo sound e mi aspetto un disco intero su questa falsa riga ed invece, ciò che non si potrebbe prevedere, i buoni JWH (Jesus Was Homeless) ci offrono un piatto vario e ricco di sfumature ed atmosfere musicali che si sovrappongono pur sempre nella loro semplicità.
Per chi ha capito che questo disco non è certo un prodotto di nicchia, ma alla portata di un vasto bacino di ascoltatori, vediamo quali sono i punti salienti da rivelare, di certo il secondo brano, "Violet Line", si differenzia da subito perché più energico e moderno al limite con il melodic rock pop, una versione leggermente più morbida della musica 'emotional' tanto in voga negli ultimi tempi, e qui gli strumenti tradizionali prendono più piede che nella precedente "Addiction to P0rn" anche se il sottofondo è sempre cadenzato dal ritmo 'ottantiano'. E qui mi vien da dire che il disco non si presenta per nulla come una minestrina riscaldata ed anche i nostalgici del del sound dei tempi che furono possono trovare pane per i loro denti; è ovvio che ci sia una grande presenza di sound orecchiabilmente piacevoli, ovattati e sintetici (tastiere e synth) dove bene si posano i ritmi e accordi semplici di chitarre e basso, e gia nella terza e quarta song ("Let’s Go"/" The Ride") si sentono minori caratterizzazioni a favore di una semplicità melodica che diventa mini ballata pop in "So Dirty" forse il bano meno coinvolgente e più leccato della track list.
Ma questa formazione romana nata negli States tira fuori eleganti dicotomie, da una parte retrò e da un'altra contemporanea come si conviene per le band di nuova generazione leggermente 'adattate' per più importanti palcoscenici di certo pluralisti... Questo The Message è il loro secondo album dopo The Landing che non ho avuto la fortuna di ascoltare, ma il genere di riferimento per me più che l'alternative mi pare sia il gothic rock leggero e melodico, di fatti il resto del disco lo conferma nonostante si possano riscontrare altre fini similitudini con il mondo dark, new wave.
Mi piace la voce, chiara ed intonata di Tiziano che non disdegna di note lunghe e modulazione di toni, un uso diverso a seconda dell'occasione (melodico e meno), gli altri componenti non fanno sbavature e negli ultimi brani offrono una prestazione non male ed anche le chitarre suonano come certe cose di Him e To Die For (con le dovute distanze, questo è ovvio...), ma qui il sound è reso più 'catchy' dalle ritmiche dance. La prestazione individuale non pecca anche se purtroppo ci sono poche individualità e ciò potrebbe in qualche modo rendere piatta la prestazione per i più esigenti e alla ricerca di novità sonore.
Il messaggio che i JWH lanciano credo sia per un più carismatico approccio alla vita moderna, libera da vincoli comunicativi errati o sottomissioni imposte dal degrado generazionale...ma non vorrei fraintendere o snaturare la loro identità appiccicandogli sopra un'etichetta non adatta. Istruzioni per l'uso: "Da maneggiare con cura"
65/100
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Tiziano Rizzuti Ritual:Voce e chitarra; Motoreddu: Basso Alessandro Vona: Batteria
Anno: 2012 Label: O.B.E. Records Genere: Rock/Pop Alternative
Tracklist: 01. Addiction to P0rn 02. Violet Line 03. Let’s Go 04. The Ride 05. So dirty 06. In L.A. 07. Our Eyes 08. Catch the Stars
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