Adoro l'etichetta My Kingdom Music, la seguo da anni, anche prima che fosse una label e quando militava nel puro underground, allora era chiaro l'intento di non porsi barriere e di creare qualcosa che andasse ben oltre le pre-concettualità musicali estreme, ma questo disco secondo me sarebbe dovuto uscire per qualche altro nome.
Va bene dare adito alle band emergenti anche per accontentare la massa di fan che adorano tali progetti (...é ancora in auge il genere? Nda) ma questa secondo me va fuori target, sia ben chiaro il gruppo suona bene, ma lo fa in un genere e con una attitudine del tutto scontata, non credevo che ci fossero ancora gruppi votati al black sinfonico, leggo anche melodico, ma qui di melodico c'é soprattutto una cosa che stride parecchio... la voce pulita della vocalist, una sorta di mezzo/soprano e non c'è il benché minimo utilizzo di vocals maschili raschiate o meno. Gli In Silentio Noctis non sono una delle ultime band ad essersi tuffate in questo mondo così stereotipato, ovvero quello del black operistico, e questo Through Fragments of Christianity é semplicemente un altro esempio di come questo genere sia fermo e statico da anni, e di come band quali Dimmu Borgir e Cradle Of Filth abbiano già scritto il must delle partiture del settore. Il prodotto é di buona fattura, ben suonato e ben registrato, moderno nel sound, una mescolanza di black e gothic a la Theatre Of Tragedy, ma quando inizio a trovare subito con facilità questi termini di paragone mi rendo conto che il disco non é certo innovativo. L'esordio di questi ragazzi finlandesi (la provenienza é sempre sinonimo di qualità esecutiva) è un disco symphonic black che prende solo per l'arrembante precisione abbellito dalle venature gotiche proprie di altre esperienze nordiche più morbide del black; ma parliamo della voce, vi ricordate dischi quali "Spiritual Black Dimensions" e "Death Cult Armageddon" ? ... in questi le vocals femminili facevano capolino poche rare volte con risultati soddisfacenti, ci pensava già la voce pulita di ICS Vortex ad abbellire e dare sostanza alla parti cantate, qui abbiamo la solo voce femminea invece, una voce pulita e operistica seppure non molto tecnica, il che ci può ricordare altri acts non certo estremi. Ed é proprio questa estemporaneità che lascia, o meglio, mi lascia attonito e poco convinto, lo ammetto, non amo nel metal le voci femminili, a meno che non siano originali e di personalità, le trovo noiose e monotone, non perché sia sessista, ma per il semplice fatto che suonano male, e poi mi fanno ricadere nella noia se non sanno intervenire in un momento giusto del pezzo, immaginate di essere un cantante che vocalizza pulito, o cerca di farlo, sopra dei blastbeats e comunque doppia cassa semi-fissa, é regola fondamentale che non si faccia e se si fa non per tutto il tempo del disco o quasi... Bene, qui succede, e a me non piace, e forse nemmeno ad un insegnante di musica... Detto ciò, è anche vero che il disco ha una carica di teatralità indubbia, proprio per questo fatto, mettete voce femminile, pianoforte e sintetizzatori, basso cadenzato, chitarra semisolista (che si cimenta più in scale melodiche) ed estremi riff che fanno da sottofondo quasi caotico, alla fine resta più la parte melodica in testa, quasi a discernere mentalmente le due cose. Se poi aggiungiamo che le variazioni non sono il forte della cantante e del gruppo in generale, risaltano molto le aperture e i quasi silenzi nelle parti con il solo uso delle tastiere o pianoforte, allora le critiche negative sul disco diventano più dei pregi, l'album si apre con "Blood of The Sacred" che lasciava presagire ben altro, una intro di pianoforte e archi a ricreare una melodia epico-maestosa, con un retrogusto spettrale (Dimmu Borgir docet!) con i cori sintetici classici del genere e che si ripercuotono sul disco nella sua interezza. Ed il resto del cd si sussegue tra atmosfere maligne (tastiere, archi), melodiche (voce, una chitarra), aggressive (altra chitarra, batteria) con una linearità sconcertante, tanto che ci si ridesta con "Blood of The Damned" (altra strumentale); le canzoni volano via nonostante siano anche parecchio lunghe, più interessanti sono le parti calme e cadenzate sulle quali potrebbero insistere in futuro, la masterizzazione del disco fa il resto, i Finnvox Studios si sono occupati di ciò, e si sente, il massimo per chi cerca un album con suoni killer. In chiusura l'esordio é 'vendibile' ma non una definitiva chicca, ci troviamo davanti ad un gruppo davvero interessante per il buon lavoro di musicisti, ma da migliorare sotto vari aspetti, primo fra tutti la vena originale, i margini di miglioramento ci sono, si chiude con "Signum Crucis" brano che scelgo per rappresentare il sound attuale del gruppo, bella perché molto aggressiva e meno impacciata delle altre nonostante sia da appena sufficienza. Mi auguro di ritrovarli in smagliante forma per il prossimo disco, per quel tempo non ci saranno scuse. Il cd é completato da un buon artwork frutto del lavoro del chitarrista Elias Vihma, altro mezzo punto a favore... Orchestra sinfonica più black metal "heavymetaleggiante" non sempre sono un connubio di perfezione assoluta! 60/100
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Armi Päivinen: Voce Anno: 2010 |