Shattered Hope é un nome che mi suona nuovo, non avevo mai sentito parlare di loro e devo ammettere una certa sorpresa sin dalle primissime note del cd, la loro musica si può tranquillamente descrivere come un atmospheric doom/death con connotazioni ai confini del funeral doom metal.
Il gruppo é nato nel 2002 ad Atene e dopo vari campi di lineup nel 2003 trova pace la prima formazione stabile, e con questa inizia a suonare subito in numerosi festival suonando cover dei My Dying Bride, Paradise Lost, Saturnus e via discorrendo. Che hanno fatto la gavetta si sente eccome, nel 2005 mettono alla luce il primo demo intitolato A View of Grief di ben 6 song, il demo riceve molte belle recensioni e addirittura un bel 7,5/10 su Metal Hammer greco. Nel Novembre 2006 la line-up cambia ancora e Nontas (lead guitar) lascia la band con Sakis che dalla tastiera si sposta su questo strumento, Eygenia prende il posto alle tastiere sino a questo album debut dal titolo Absence costituito da sette storie tristi e lacrimevoli. Da notare che in questi anni hanno suonato più volte sul palco in compagnia dei padri My Dying Bride... In effetti questa release dimostra che i 6 musicisti ci sanno fare e se vogliamo dare una collocazione al sound appartenente agli Shattered Hope possiamo tranquillamente porli in quella categoria di doom tradizionale operistico con qualche sfumatura death, vocals in pieno stile doom con reminiscenze a la Officium Triste dell'ultimo periodo. E con questo full-length auto-prodotto dal nome Absence la band si appresta a farsi conoscere in tutto il mondo supportata adeguatamente da un'agenzia di promozione spagnola, e le sette tracks spalmate in un'ora di compiacente puro doom style mettono in risalto una bravura di fondo e la piena consapevolezza di suonare un genere per pochi. Tracce molto lente ed evocative, in uno stillicidio di cupa mestizia che sono abbellite da alcuni fraseggi metallici e tastiere sulfuree a tappeto, alcuni battiti imponenti e momenti accelerati ed esplosivi (quasi black/death raffinato) con atmosfere rarefatte ed evocative di contorno, di certo di un livello oramai sopraffino ed alto. Ma questi creatori di ellenica malinconia hanno qualche asso nella manica, e si posso trovare sparsi qua e là alcuni strappi alla regola con accenti di death/rock sinfonico come in "Yearn" che è un pezzo molto breve rispetto agli altri e diretto dove c'é una velocità diversa ed un piglio più aggressivo, una valanga in confronto ai precedenti 30 minuti di ascolto. Tuttavia dopo questa 'mosca bianca' si ritorna a rallentare con un prolungato doom soffocante seppure bene orchestrato prima di creare la perfetta suite "Lament, In F# Minor" (lamento in LA minore), un viatico di oscura bellezza in tre minuti di cupi violini, violoncello, contrabbasso ed un violino con accompagnamento di pianoforte, credo che il mio più grande rammarico riguardo questo pezzo è che finisce troppo presto. L'album si chiude con un altro brano meraviglioso, uno che non come il suo predecessore finisce troppo presto ... "The Utter Void", "Il vuoto totale" con i suoi 18 minuti di orologio. Si tratta di un brano ambizioso, che vede la band incapsulare al loro sound vari sub-elementi in una epica e gigante, voluttuosa suite. Il brano si sposta dai binari diversi della precedente sui riff più corposi e pesanti delle prime track del disco per poi sprofondare sottoterra al silenzio con un pianoforte che come per un incantesimo onirico lascia trasparire ancora qualche segno vitale x poi lanciarsi come un occulto ritorno dall'oltretomba in un doom dal lento ritmo, e chiudendo infine con un una splendida chitarra melodico/armonica. Conoscete il genere, quello che in qualche modo lascia senza una parola, e che alla fine deve trasmette la sensazione che tutto volge al termine, questo é il funeral doom e questa é la giusta chiusura di un buon album. Detto ciò, il primo full-lenght rappresenta sempre una prova anche non superabile ma per questa band é un trionfo, sono riusciti a fare un ottimo lavoro in tutte le canzoni, la costruzione é abbastanza matura, e sono riusciti a mostrare i lati diversi della propria creatività. Gli Shattered Hope sono una band che senza dubbio merita una recensione positiva, si sono auto-prodotti e NON hanno messo fuori un disco 'inutile' come tanti si sentono, sono una piacevole sorpresa per me, e lo saranno per tutti gli amanti del doom estremo e ai confini con il funeral più morbido, così non ho avuto problemi a dare loro il voto che si meritano. Nota finale: Absence vede la partecipazione alle vocals di Jo "Marquis" degli Ataraxie in "Vital Lie" e Thomas A. G. dei Saturnus in "A Traitor's Kiss". DOOM ON!!! 89/100
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Nick: Voce Anno: 2010
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