“Ape Uprising!” è l'ultimo album degli Slough Feg, i cui riferimenti musicali sono miti inossidabili come Black Sabbath e Judas Priest; i quattro statunitensi, pertanto, costituiscono una non facile preda per il rapace mercato discografico.
Non a caso, la band è più apprezzata in Europa che nella loro terra, dove l'ascoltatore-tipo è succube del suddetto mercato in maniera ben maggiore rispetto a noi europei, che manteniamo ancora alcune nostre tradizioni, anche se a fatica - dato che quotidianamente c'è chi prova a scardinarle, imponendoci le sue, facendo leva sul potere del denaro. Il titolo del disco non è scelto a caso, visto che in copertina è rappresentato un assalto agli uomini da parte di un branco di scimmie agguerrite, che seminano morte e disperazione: non sappiamo cosa simboleggino in questo caso le scimmie, ma di certo esiste un significato nascosto, verosimilmente legato alla inarrestabile decadenza della cosiddetta società occidentale, sempre più legata ai vizi di un sistema ormai in coma economico e sociale, pertanto sempre più fragile e vulnerabile. Il CD dura meno di quaranta minuti e si apre con un brano doom, particolare fin dal titolo “The Hunchback of Notre Doom”, fortemente debitore dei Black Sabbath primordiali e dotato di un finale malinconico. Non ha grande fortuna la veloce “Overborne”, visto che si ritrova schiacciata tra l'affascinante apertura ed il successivo “Ape Uprising”, pezzo epico lungo ben dieci minuti, in cui gli strumenti marciano dinamici e compatti in mezzo a numerosi cambi di tempo: c'è spazio anche per la melodia e per accelerazioni di stampo maideniano, che ci accompagnano fino alla devastante conclusione. Anche “Simian Manifesto” presenta varie accelerazioni seguite da improvvisi rallentamenti, in stile lievemente prog, fino a giungere ad un finale di matrice blues. L'ironica ed orecchiabile “Shakedown at the Six” è seguita da “White Cousin”, dal tono folk misto a spruzzate di anni '70, mentre la veloce “Ape Outro”, che si fa doom nel finale, cede presto il posto alla cadenzata “Nasty Hero”, per una conclusione all'insegna del dark. “Ape Uprising!”, in definitiva, è un album piuttosto interessante, pur non essendo da considerare un vero e proprio capolavoro, si pone nella parte "alta" della classifica della mia considerazione personale. Le parti cantate non sono tante, visto che molto spazio è lasciato agli strumenti: più precisamente, tutti i brani sono sostenuti da un enorme lavoro ritmico, che pulsa incessante, senza farsi sovrastare dalle pur pregevoli parti solistiche. Il disco è consigliato, naturalmente, agli appassionati di classic e doom metal ma, soprattutto, a chiunque apprezzi il lavoro strumentale, qui presente in quantità e qualità notevoli. 82/100
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Michael Scalzi: Voce e chitarra Anno: 2009 |