Dopo aver già recensito su queste pagine l’ottimo album dei bolognesi Tarchon Fist, ci capita di ascoltare un loro promo datato 2006 e non riusciamo ad esimerci dallo scrivere qualcosa in merito.
Il disco contiene solo due brani, all’insegna del classic metal: ciò potrebbe scontentare i superficiali o i seguaci della scena estrema, ma non certo noi, visto che il CD contiene molto di più, come vedremo. In copertina campeggia, nell'oscurità appena squarciata dal fuoco, la testa di un lupo pronto ad assalire la preda, con le fauci spalancate, i denti aguzzi e gli occhi lucenti di aggressività; sulla fronte, il lupo ha impressa la "T", simbolo dei Tarchon Fist. Nel retro di copertina sono raffigurati i componenti del gruppo in attitudine "true", come a dimostrare forza e tranquillità anche in mezzo alle fiamme. Dopo un breve video, in cui la "T", dapprima separata a metà, si ricompone, contemporaneamente ad un caratteristico conto alla rovescia, ci appaiono varie pagine multimediali, che contengono la biografia della band in inglese, alcune foto in posa o sul palco, i pezzi con i testi accanto ed un video: produzione curata nei dettagli, insomma, visto che si può addirittura scegliere se mantenere l'audio o spegnerlo e se visualizzare il video in formato mpg o DVD. “It’s My World” è una canzone-simbolo, che descrive un dialogo - tipico nelle case dove vive un metallaro che viva del vero heavy metal, vissuto sia dal lato musicale che da quello sociale; invece, dove vive qualcuno che si spaccia per ascoltatore di metallo, anche durissimo, ma che recita solo una particina malriuscita, comportandosi poi da perfetto borghese o discotecaro che dir si voglia, molto probabilmente ciò non avviene - in cui il padre sostiene che “il mondo non è solo bianco o nero”, visto che esistono i compromessi, mentre il figlio risponde: “E’ la mia vita; cerco di lasciare ai miei figli un mondo migliore”. Brano di neppure quattro minuti, ma di elevata intensità, già dall’acuto iniziale del cantante, di buona estensione vocale, fino al ritornello orecchiabile e ad un assolo pregevole. Dopo tanta ortodossia metallica, il successivo pezzo “Eyes of Wolf” è un po’ più giù di tono, non certo per il brano in sé, che farebbe la sua figura se non fosse accostato ad una canzone troppo universale per giudicarla in modo obiettivo. Preferiamo, quindi, riascoltarla guardando anche il video, di poco più di quattro minuti, in modo da aiutarci anche con la suggestione delle immagini, che ci mostrano i Tarchon Fist in fase di sala prove e di concerto, con inquadrature ravvicinate sugli strumenti, che ci fanno apprezzare, se mai ce ne fosse bisogno, la buona tecnica di cui i musicisti sono dotati. La canzone, un po’ più lenta della precedente, è ancora una volta un inno al “cercare la propria via”, con un accostamento tra la vita di un uomo e quella di un lupo: probabilmente i punti comuni sono la forza, la resistenza alle avversità, le sensazioni vive che un animale selvaggio possiede, a differenza di quello addomesticato, simile all’inutile uomo moderno, fragile, condizionabile, indeciso, “bamboccione”, ben diverso dall’uomo d’altri tempi, lottatore, convinto delle proprie scelte, serio e responsabile. Non amiamo tantissimo i mini CD perché non hanno la completezza degli album interi, anche se il costo può sembrare più vantaggioso, però questo caso è un’eccezione, sia per la produzione moderna, sia per il valore dei brani, sia per il loro significato emotivo: oltre che ai fan del gruppo, lo consigliamo ai metallari “puri”, purchè, subito dopo l’ascolto, si rechino a comprare l’album completo, regalando il mini alla sorellina, per educarla (in dosi adatte ad una bambina) al metallo ed alla vita, oppure per tenerlo in cornice, come un breve istante di vita vissuta, caro ricordo e prezioso regalo. |
Luigi Sangermano: Voce Anno: 2006 |