Con un certo ritardo rispetto alla pubblicazione, risalente al 2007, ci giunge copia del primo lavoro dei cileni Ratzinger, autori di un thrash metal piuttosto diretto e senza troppi fronzoli: “State Enemy” comprende anche i tre brani originariamente presenti sul precedente EP del gruppo.
L’album, autoprodotto, possiede una copertina totalmente inespressiva, che non permette all’ascoltatore di crearsi un’idea preliminare di ciò che lo attende, legando così ogni impressione all’ascolto del disco, anche se l'inquadratura dal basso di una delle Torri Gemelle di NY fa intuire un qualche tipo di messaggio politico insito nelle tracce del CD. Il CD è aperto da “Evolution Disaster”, feroce critica alle guerre condotte dagli USA, con riferimenti a quelle passate (le bombe che rasero al suolo Hiroshima e Nagasaki nel 1945, a guerra ormai terminata), ma anche a quelle contemporanee (Iraq, Afghanistan, delle quali ancora non si vede la conclusione): un thrash un po’ ripetitivo, eccezion fatta per il doom centrale, che funge da veicolo per il messaggio politico. “Chaos Theory” è un mid-tempo di ispirazione Slayer/Sepultura, mentre “Black September”, che tratta tematiche di guerra, delude un po’, per via di una disarmante lentezza, spezzata solo da una lieve accelerazione nel ritornello; seguono “Nuclear Day”, molto migliore grazie alla sua compattezza e “State Enemy”, che denota qualche influenza crossover, sia nella ritmica che nelle voci filtrate. Si continua con “Boycott”, particolare per via dell’uso della lingua spagnola e con l’aggressiva “Serial Killer”, con la sezione ritmica in grande evidenza; “Under Attack”, che tratta dei talebani suicidi, è velocissima, ben strutturata, arricchita dall’uso delle doppie voci, mentre “Mind of Terrorist” è un altro pezzo in lingua spagnola. Sull’unica lenta dell’album, a dire il vero un po’ monocorde, “Just a Dream”, regna la disillusione, logica conseguenza delle difficoltà del mondo odierno. Tra le bonus track, ci colpisce particolarmente la possente “Set Me Free”; “The Man Dominus Factor”, ispirata alla controversa figura di Osama Bin Laden, è ancora legata ad influenze di stampo crossover, mentre la chiusura è affidata alla cadenzata “Weapon of Mass Destruction”. In definitiva, un disco poco fantasioso: i testi sono brevi, costituiti da frasi monche, quasi degli slogan, mentre le musiche sono poco variate, anche se eseguite con discreta tecnica, privilegiando l’impatto a scapito delle aperture melodiche. Consigliamo il CD agli oltranzisti del thrash metal, nonché ai metallari interessati alle tematiche trattate dal gruppo o al cantato in spagnolo. 65/100
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Ivan Vega: Voce, chitarra Anno: 2007 |