I Kreator non hanno bisogno di molte presentazioni, essendo tra i più importanti gruppi europei in ambito thrash metal, pertanto è naturale che siano attesi al varco in occasione di ogni loro fatica in studio.
Il loro ultimo album “Hordes of Chaos” è introdotto da una copertina sulla quale appare una testa metallica con parecchie sporgenze appuntite, gli occhi cuciti e una bocca fornita di canini molto aguzzi: un'immagine aggressiva, non certo rassicurante, tipica di molti dischi heavy metal. Non potrebbe essere altrimenti, dato che i testi, di cui la nostra copia promozionale è sprovvista, sono basati sul concetto di autodeterminazione dei popoli e sui pericoli della contemporanea propaganda di guerra: argomenti di grande attualità, quindi, visti gli ultimi sviluppi della politica internazionale di Israele e degli USA, in entrambi i casi condotta all'insegna di scelte deprecabili. I testi, come spiega la nota di accompagnamento del CD, servono da avvertimento per le generazioni future affinchè utilizzino maggiormente il cervello, anzichè fidarsi dei governi, che ci sommergono quotidianamente di bugie per giustificare le nefandezze di cui si macchiano indisturbati, nella quasi totale indifferenza di popoli assuefatti, grazie anche alla complicità-omertà dei mezzi d'informazione. Tanta violenta ribellione non può che essere sostenuta da una parziale rivolta contro la tecnologia, visto che la produzione è dinamica, diretta, senza troppe correzioni effettuate al computer; dato che qualunque band, anche la più scarsa, oggi può registrare un capolavoro grazie allo sviluppo tecnologico, i Kreator hanno scelto di registrare come si faceva in passato, decidendo di realizzare un disco che suonasse il più possibile vero, in modo da mostrare le loro reali capacità strumentali, come se si trattasse di una prestazione in concerto e non in studio. Il CD, che dura meno di quaranta minuti, inizia con “Hordes Of Chaos (A Necrologue For The Elite)”, una serie di stilettate thrash, con qualche passaggio melodico in avvio ed in conclusione, oltre ad una parte cadenzata adatta ad un violento headbanging; segue la veloce, quasi slayeriana “Warcurse”, caratterizzata da un lungo assolo e da una batteria in netta evidenza, per via del ritmo da battaglia, come se i Kreator avessero voluto creare un originalissimo thrash-epic metal. Si continua con “Escalation”, una canzone non velocissima, adornata da suoni di chitarre melodiche, che, però, rasenta il plagio in un passaggio troppo simile a “The Four Horsemen” dei Metallica. Migliore “Amok Run”, dall'inizio lento, che ricorda alcuni momenti dei primi Testament; il brano cresce sulle corde vocali di un Petrozza sofferto ed ispirato, che ci accompagna lentamente ad un thrash maidenizzato, molto orecchiabile ed interessante. Il cadenzato “Destroy What Destroys You” si fa furioso dopo un eccellente lavoro di chitarra melodica, mentre il velocissimo thrash di “Radical Resistance” non lascia spazio per compromessi; segue “Absolute Misanthropy”, in cui la velocità è interrotta da una parte più cadenzata, in cui trova spazio un breve recitato. “To The Afterborn” presenta un avvio doom, con le melodie di chitarra nuovamente in particolare evidenza, fino a quando cedono il passo al più selvaggio thrash, accompagnato da un assolo notevole; il breve arpeggio acustico “Corpses Of Liberty” è solo l'apertura per la conclusiva “Demon Prince”, con una riuscita alternanza tra thrash e melodia, a tratti addirittura atmosferica. E' con una certa difficoltà che ci accingiamo a stilare le conclusioni. L'album sfoggia tecnica ed energia in perfetto equilibrio e sarebbe certamente degno di lode se fosse stato composto da una formazione emergente; trattandosi dei Kreator, però, non possiamo tacere sul fatto che, più di una volta, rimane la sensazione di ascoltare passaggi “ispirati” a brani di loro illustri colleghi appartenenti alla corrente thrash. Inoltre, sappiamo tutti che il metallaro, di solito, ha il palato fine ed è molto critico verso i maestri del settore: se il disco è troppo simile agli standard tradizionali di un gruppo, si tende a dire che la band ricicla sempre le stesse idee e che è in crisi compositiva, oppure buona soltanto per il ritiro dalle scene (vedi AC/DC o Iron Maiden); se esce dai canoni e modifica il proprio stile musicale, anche stravolgendolo, si dice che si è venduta o che ha tradito lo spirito delle origini (vedi Metallica o Sepultura). E' vero che il thrash non ha molto da esprimere rispetto a quanto è già stato scritto in passato anche dagli stessi Kreator, però è innegabile che i tedeschi hanno tentato di variare il rigido schema thrash con passaggi melodici di ispirazione maideniana, senza che ciò abbia scalfito la violenza delle origini. In definitiva, ciò che riteniamo opportuno è non gridare al capolavoro dei Kreator, visto che esistono già insuperabili pietre miliari come “Pleasure to Kill” ed “Extreme Aggression”; sarebbe un delitto, comunque, cestinare un lavoro di buona fattura sia dal punto di vista compositivo che da quello esecutivo, che non fa certo sfigurare la band in paragone ai CD di gruppi più moderni. Consigliamo il disco, pertanto, non solo ai thrasher, visto che l'album sprigiona una potenza notevole, da cui anche gli amanti dei settori più estremi si faranno coinvolgere. 80/100
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Mille Petrozza: Voce e chitarra Anno: 2009 |