Dal 2003, anno in cui si sono formati, i leccesi Burning Seas hanno totalizzato ben 5 lavori tra EP e CD (Burningseas del 2003, Sweet Coma Full Length del 2005, The Day Has Come Promo e Extract Album del 2007), più di 50 concerti (di cui alcuni di spalla a gente del calibro di Soulfly, Pino Scotto, Estrema, Node, Infernal Poetry e Fire Trails), e si pregiano di aver vinto la 5° edizione del South’s Cheyenne nel 2007 (un festival organizzato nel tarantino che aggrega appassionati di moto e musica metal dando la possibilità a circa 35-40 gruppi emergenti di esibirsi nel corso di 4 giornate.
Giudicati da una giuria composta da professionisti dell'ambiente musicale, oltre a ricevere un premio in denaro ed un riconoscimento, i vincitori hanno la possibilità di esibirsi come gruppo spalla, nella serata finale, alla band di spicco che conclude la manifestazione). Con questo background di esperienze musicali, i Burning Seas hanno oggi maturato uno stile assolutamente personale che li rende estremamente interessanti, caratteristici, per niente scontati. Ottimamente suonato, questo disco propone una struttura di base propria di un certo Thrash di seconda generazione che vede i più genuini esempi espressivi in gruppi come Machine Head, Soulfy, Pantera, Sepultura. Su questo substrato sonoro, il gruppo propone brani caratterizzati da numerosi cambi di tempo e fuggevoli cenni ad altri generi metal. Talvolta, in sottofondo, possono cogliersi stralci di effettistica moderna che, dosata con garbo ed intelligenza, crea un prodotto finale che è sicuramente dotato di un valore aggiunto. I Pantera rimangono un punto di sicuro riferimento in brani aggressivi e veementi come “Tired”, “Future” o “Where I Am”. Il brano “My choice”, invece, si caratterizza per efficaci innesti stooner e un cantato che, coraggiosamente, abbraccia tre tecniche: growl, rap, sceam. Sempre influenze stooner sono presenti in “South’s Cheyenne”, ma, in questo caso, il brano evolve nella parte conclusiva in maniera particolarmente devastante, con sviluppi ultra veloci. Influenze tribali che evidenziano le ascendenze di Max Cavalera, un loro palese punto di riferimento (tanto nei Sepultura, quanto nei Soufly), si colgono invece in “Problems”. Unico episodio poco felice, “Against myself”, propone influenze grunge che, ancorché riviste in chiave brutale e devastante, ci sembrano obiettivamente fuori luogo. Ma stiamo parlando di un solo brano: ne rimangono 9 estremamente credibili, in cui potenza e tecnica sono perfettamente dosate e creano un connubio di piena attendibilità, raramente riscontrabile altre proposte attuali. Una curiosità: il gruppo è privo del batterista. Il drummer che suona nel disco, Andrea Pascali, compare come mera special guest. A chi si volesse fare avanti consiglio cautela: il gruppo è sufficientemente tecnico da mettere in difficoltà anche i batteristi dotati di un minimo di esperienza. 75/100
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Giuseppe De Benettis: Voce Anno: 2009 Sul web: |