A 3 anni di distanza dal precedente “Controkorrente”, i thrasher modenesi Crimes tornano con un nuovo full-lenght, Sottoterra, che presenta 3 tracce differenti dal suo predecessore (contando l’intro “Ira”) e, per fortuna, un titolo senza k.
Sin dalla traccia introduttiva, con conferma nel primo pezzo vero e proprio, salta all’occhio (per così dire) il netto miglioramento della produzione rispetto alla precedente prova del gruppo, con grande beneficio della batteria, sugli scudi in tutti i pezzi, e del lavoro solistico delle chitarre, che raggiunge spesso livelli ottimi. Per il resto, quello che abbiamo davanti, sono 9 tracce di thrash metal di stampo abbastanza classico, ma fresco, moderno senza bisogno di ricorrere a trovate alla Trivium dei primi album, e cose del genere che ora passano per thrash (non me ne vogliano i fan dei Trivium, che non dispiacciono neanche a me, ma ho sentito chiamare thrash certe cose che non lo erano affatto). Ovviamente, è evidente la presenza della lezione dei grandi maestri del genere: Metallica (la bellissima “Noi x noi” e “Contro di noi”), Pantera (“Sottoterra”), Megadeth (la loro influenza è presente un po’ ovunque). Comunque l’album non sà di già sentito: non mancano le intuizioni originali, sia sul piano della melodia vocale (si distinguono “Noi x noi” e “Non mi avrai mai”) che sul piano strumentale, ad esempio il basso in “Non mi avrai mai” o la strumentale “Le furie”, che è riuscita persino a conquistare, con la sua atmosfera, me, che non amo molto le strumentali. Le diverse influenze danno vita ad un album abbastanza assortito: si va dal pezzo "panteroso" con chitarroni vagamente nu (“Sotto terra”), ai pezzi con inserti acustici (“Solo con me”, “Noi x noi”), fino a quelli un più veloci e violenti, come “Contro di noi”. Inoltre non è da trascurare l’elemento della lingua italiana, che, fin dal titolo, caratterizza tutti i loro pezzi. Non so a voi, ma a me era capitato molto raramente di sentire thrash cantato nella lingua di Dante, e mai con risultati molto soddisfacenti. In questo caso, veicolata dall’espressiva voce di Alessandro “Benna” Benedetti, l’armoniosità della nostra lingua ben si lega alla musica dei 4 modenesi sia nei non rari momenti in cui la musica percorre vie più melodiche, in particolare nei chorus, sia nei momenti in cui si schiaccia l’acceleratore e si va sul pesante, creando quasi un contrasto con la lingua, che è meno ”aggressiva” dell’inglese. Sull’utilizzo fatto, a livello testuale, della lingua, forse c’è più da dire: prima cosa, un testo come quello di “Contro di noi”, con la classica tematica metal della fine del mondo con messaggeri dagli inferi, in italiano perde l’effetto che la lingua inglese potrebbe regalargli; e l’effetto costituisce tutto, per un argomento che di per sé non ha grandi contenuti. Per il resto, spesso la tematica è quella del disagio interiore, della necessità di andare avanti nonostante tutto e tutti. In alcuni pezzi (non tutti, precisiamolo), penso a “Solo con noi”, l’atmosfera delle liriche si fa un po’ pesante, senza intuizioni in fatto di parole o figure retoriche che rendano interessante il testo. Questo è forse l’unico appunto che mi sento di fare parlando di questo disco che, per il resto, consiglio a chi ha voglia di sentire un disco thrash classico, ma fresco, con la giusta fusione di violenza e melodia necessaria, a mio parere, al buon thrash. L’album è ben prodotto, ben suonato (nota di merito per il drumming potente di “Morre”), e c’è solo da sperare, da parte mia, che riescano a presentare un nuovo lavoro in un tempo più breve dei tre anni trascorsi da “Controkorrente” al nuovo album.
80/100
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Alessando "Benna" Benedetti: Chitarra e voce Anno: 2009 Sul web: |