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Elettrocirco
Questa Città

A due anni e qualche scossone nella formazione di distanza dal brillante esordio, l’Elettrocirco ritorna in città con un nuovo lavoro, Questa città.  Le atmosfere si allontanano un po’ dalle derive prog ed elettroniche che avevano caratterizzato alcuni episodi dell’esordio, per assestarsi su lidi più diretti e immediati, senza però dimenticare le tendenze alternative e pop che fanno della formazione una presenza fresca e originale nell’underground italiano, pur muovendosi in territori noti all’ascoltatore medio di rock.

Trattandosi di un lavoro abbastanza breve (8 tracce), parto con un succinto track by track.
L’apertura, dopo una batteria effettata che avrei tolto volentieri, ma che immagino serva a creare un po’ di suspance, è affidato al potente e suggestivo, quanto semplice, ritornello de “La Dama”, pezzo che si insinua, a tratti impetuoso, a tratti pacato, per poi esplodere nel bridge. Si prosegue, sempre all’insegna di un rock fresco e spigliato, con l’esplicita e carnale “La Voglia”, mentre la title track, un pezzo raffinato introdotto da un riff dal sapore sud-americano che ben si accompagna con le liriche malinconiche ma non tristi, affianca al consueto lavoro di chitarre e tastiere un feeling pop anni ’80 che non guasta e giova all’orecchiabilità del pezzo, che però non spicca particolarmente per energia. Va meglio con la bella “Il Guaio”, tosto e cadenzato con un ottimo lavoro di basso.
La successiva “Il sogno di Prometeo” è la perla dell’album: un pezzo di grande atmosfera, soprattutto grazie al lavoro della voce (vale anche per il testo, fra i più ispirati) e della tastiera, un ritornello potente e una parte strumentale breve ma epica. “Onde del mare” non raggiunge i picchi del pezzo che la precede, ma ha diversi punti forti: basso funkeggiante, ritornello insistente, andamento lento ma grintoso, per un pezzo molto orecchiabile che, mostra più degli altri il debito del gruppo, oltre che per i mostri sacri del rock, anche per la canzone italiana.
Parentesi più “sperimentale” per “Come non detto”, che poggia su una ritmica fatta di percussioni ispirate alla world music e su un arpeggio ossessivo, ma non convince a pieno, nonostante la bellissima coda con solo di basso, a causa di liriche e linea vocale poco incisive.
Per il finale del disco si ritorna su versanti più duri: “Al posto del vino” un rock/grunge pesante, un po’ anni ‘90 che in alcuni momenti (sarà la tastiera, abbastanza infrequente nel genere) ricorda i Litfiba di “Terremoto” e si distingue come uno dei momenti migliori del disco grazie un ritornello di grande respiro, un testo ispirato e una serie di ottimi riff. Analogo discorso per la ghost track “Donna di crema”, però meno pesante e più ariosa, anche questa caratterizzata da un ottimo guitar working.

Per concludere: anche con questo secondo lavoro, gli Elettrocirco riescono a spaziare agilmente dal rock/metal a sonorità più leggere con disinvoltura, cosa che attribuirei alla capacità di personalizzare il linguaggio col quale si trovano a lavorare, soprattutto grazie a elementi particolari come la voce di Diego “Tusco” Tuscano, che per moltissimi versi si distanzia dalla classica voce da rocker, e all’elemento, sempre più raro, delle tastiere. Rispetto all’esordio, si sente meno il debito verso il progressive e l’ispirazione tratta da certa musica elettronica, mentre prevalgono da un lato un tasso forse più alto di pezzi rock/metal, dall’altro una buona presenza di sonorità più leggere che spaziano dal pop alla musica italiana. Va detto che i brani più pesanti risultano, alla fine, i migliori del disco, complice l’approccio originale di cui sopra, che li porta lontano dalla bidimensionalità di alcune produzioni affini. Un lavoro, quindi, meno funambolico e sorprendente dell’esordio, ma probabilmente di più facile ascolto, anche per chi sia ostico a composizioni che superano i 5-6 minuti, e all’occorrenza tanto potente quanto leggero. Consigliato sicuramente a chi ha apprezzato il lavoro precedente, ma un po’ a chiunque cerchi del buon rock all’italiana.

82/100


Daniele Iacomini: Basso, chitarre
Gianluca Chamonal: Batteria, percussioni
Diego Tuscano: Voce

Guests:
Jean Fontain: Tastiere
Alessandro Picciuolo: Chitarra
Paolo Barbero: Tastiere

Anno: 2011
Label: Autoprodotto
Genere: Rock

Tracklist:
01. La dama
02. La voglia
03. Questa città
04. Il guaio
05. Il sogno di Prometeo
06. Onde del mare
07. Come non detto
08. Al posto del vino

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