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Collateral Damage
Collateral Damage

Collateral Damage è l’esordio discografico, preceduto da due demo, dell’omonimo combo heavy metal, ormai sulla scena da 5 anni. L’apertura dell’album è affidata “The Sin Flower”, con un arpeggio dai toni vagamente etnici che mette subito in evidenza l’altissima qualità della produzione:però, la maggior parte del pezzo è pervasa da un’atmosfera di “attesa”, da un crescendo non molto coinvolgente, ma che, in effetti, trova la sua ragion d’essere nelle battute finali della canzone, veramente belle. Traccia numero due, “Labyrinth of Death”, un buon pezzo heavy-thrash che svela le capacità dell’ottima estensione vocale del cantante Matt, mentre la title-track richiama molto(in senso buono) gli Iron Maiden post-reunion, e si distingue per un paio di elementi molto particolari, si veda ad esempio il riff della strofa. Una tastiera sovrastata dal rumore della piogga introduce a “Drunk In A Bloody Rain”, pezzo molto tirato(il doppio pedale è molto efficace in questo senso), ma con ottime melodie, sia da parte della voce che della chitarra. A seguire, “Night Holiday” che è il primo momento davvero debole del disco: diversi cambi, all’interno del pezzo, sembrano attaccati forzatamente, e il chorus è inferiore rispetto a quelli già sentiti, e a quelli che si sentiranno. Anche il seguente “Fall Of Black Bird” appare meno coinvolgente dei primi pezzi dell’album, anche se si,fregia un bridge davvero bello, e questo calo improvviso fa, in effetti, temere riguardo il finale dell’album, anche se inutilmente, come dimostreranno gli ultimi pezzi; l’attacco della settima e penultima traccia stupisce: non credevo che un disco heavy abbastanza tirato contenesse un momento ballad così melodico, e l’idea non mi convinceva molto. Invece “Light In The Dark Side” si rivela essere uno dei momenti più felici dell’album, grazie ad un ottimo lavoro di voce e chitarra, ad una linea melodica degna della grande tradizione di ballad rock ottantiane. Unico appunto, le orchestrazioni sul finale non mi sembrano necessarie. Il gran finale è affidato a “Man Of Brain”, pezzo potentissimo con un chorus veramente fantastico, soprattutto quando sul finale sopraggiungono i cori.

In definitiva, non credo ci si possa aspettare molto di più da un lavoro heavy-thrash, nel 2010: la lezione dei grandi del genere, Maiden e Priest in primis, con qualche spruzzo di Metallica, è presa, rispettata, e reinterpretata con qualche spunto originale(un esempio,le sonorità etniche che si affacciano qua e là), e condita con una produzione davvero buona. Il meglio, comunque, lo fa l’abilità nel songwriting e nell’arrangiamento di questi quattro ragazzi, che mi ha abbastanza stupito: i chorus killer e i momenti solistici e strumentali degni di nota si susseguono abbastanza rapidamente, e le tracce sottotono, in fin dei conti, mi sembrano essere solo un paio; è anche vero che otto tracce non sono molte, e permettono di mantenere un profilo abbastanza alto, ma questo lo trovo un pregio: l’album è breve e incisivo, e dopo l’ascolto rimane in testa solo il meglio, e vi assicuro che un paio di chorus si ficcano ben bene nel cervello. Per ripetermi, non solo penso che non ci si possa aspettare di più dall’heavy contemporaneo, ma penso che una strada simile sia quella da seguire per il genere, oggigiorno. Ottimo esordio.

86/100


Matt: Voce
Izzy: Chitarra
Steve: Basso
Slam: Batteria

Anno: 2010
Label: Autoprodotto
Genere: Heavy Metal

Tracklist:
01. The Sin Flower
02. Labyrinth of Death
03. Collateral Damage
04. Drunk in a bloody Rain
05. Night Holiday
06. Fall of Black bird
07. Light in the Dark side
08. Man of Brain

Sul web:
Collateral Damage @MySpace

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