In fondo, Caparezza, che non le ha mai mandate a dire e spesso (anche recentemente dal Ministro Rotondi) è stato criticato, un po’ eretico si sente, e spera che anche il suo pubblico lo segua in questa eresia, invocata quasi come una rivoluzione culturale. Come dicevo, “Il sogno eretico” prosegue lungo lo stesso percorso del suo predecessore, in particolare per due aspetti. Il primo è l’estrema attenzione per l’attualità, o meglio, per la politica nel senso lato di “tutto ciò che concerne la comunità”, attenzione che caratterizza tutta la produzione di Caparezza, ma è evidente forse un po’ in più in quest’album, che potrebbe essere benissimo stato scritto ieri. C’è di tutto: il declino della classe politica Italiana e lo sfascio delle istituzioni (“Non siete Stato voi”, forse il pezzo più duro e amaro del rapper), la fuga di cervelli, capitali, giovani e quant’altro dal paese (“Goodbye Malinconia”, singolo apripista dell’album), lo sfottò all’Italia dei furbetti traffichini e “benpensanti”, in continua ascesa (“La Marchetta di Popolino”), gli screzi fra politica (un politico in particolare) e giustizia (la geniale “Legalize the Premier”, con gli Alborosie), persino la paura del 2012 (“La fine di Gaia”), giusto per accennare alcuni dei temi trattati. E un plauso a Caparezza va in particolare per aver parlato in maniera chiara del presente riferendosi spesso al passato, come nei brani “eretici” cui si accennava sopra (“La Ghigliottina”, la title-track e così via). Naturalmente il quadro è completato da qualche brano meno strettamente legato alla politica, ma anche qui, qualunque sia il tema o il bersaglio, i testi sono pungenti e abrasivi, e comunque mai sentiremo parlare Caparezza di cose fuori dal mondo non concrete e mirate. Menzione speciale per “Kevin Spacey”, pezzo malvagio ben introdotto dal suo incipit: “Non per la politica dovete odiarmi, non per la voce nasale, ma per questo pezzo ... adesso avete un motivo!”, e vi dico solo questo, il resto va ascoltato. Il tutto è trattato col solito stile del Capa, fatto di ironia, giochi di parole, citazioni, metafore inimmaginabili, e una padronanza incredibile della lingua italiana. Questa volta, però, la rabbia sembra ancora di più. Il secondo aspetto sotto il quale l’album, come dicevo, prosegue nella stessa direzione del precedente, è l’esplorazione di diversi generi musicali. Di album in album, Caparezza si è allontanato sempre di più dall’hip hop in senso stretto, arrivando a passare tranquillamente dal rock alla taranta. Il sogno eretico è un passo in più lungo questa strada: raeggae, elettronica, synth rock, venature folk-medievaleggianti, passaggi che suonano molto thrash, e altri con tastiere alla Genesis, marcette punk, elettro-pop anni’80, insomma, una specie di caleidoscopio musicale. Qualcosa riesce benissimo, qualcosa (poco)meno, ma in generale gli arrangiamenti e la cura del dettaglio sono di ottimo livello. In definitiva: Il sogno eretico è un album come ci si poteva aspettare di questi tempi da Caparezza: politico, incazzato, quasi uno sfogo e curato al dettaglio tanto nelle liriche che nelle musiche, ha il raro pregio (ma diciamo che col rapper di Molfetta ci si era abitutati) di coniugare alla grande i pregi musicali di un disco rock pieno di influenze, e quelli di un disco rap di denuncia, con la veemenza e il potere descrittivo propri del genere. Non è un disco per tutti: per “politico” non intendo certo schierato per un partito, ma, parliamoci chiaro, diciamo che difficilmente questo disco piacerà ad un elettore della Lega o del Pdl, ecco. E anche chi pensa che la cosa pubblica e la musica dovrebbero stare lontane, in linea di massima non apprezzerà granchè. Altrimenti, assolutamente consigliato; in particolare chi ha apprezzato i precedenti lavori del Capa, soprattutto l’ultimo, non rimarrà deluso. 85/100
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Anno: 2011 Sul web: |