Il nome della band è abbastanza esplicito: qui Joe e la band tentano, di confezionare un album che racconti storie e situazioni della loro terra e della sua tradizione musicale, con uno sguardo al forte carattere meticcio della cultura napoletana (“Suonami il mondo”), e che lo faccia attraverso un suono che fonda tammorre, mandolini e scetavajasse con giri taglienti ed essenziali di chitarra e basso, con sonorità che vanno dal punk classico alla canzone d’autore alla world music, guardando un po’ ai Clash, un po’ a Eugenio Bennato. E’un esperimento ambizioso, ma anche benvenuto, visto che i grandi nomi che citavo prima sono tutti ormai della vecchia guardia, e nella nuova percorsi del genere ci sono, ma scarseggiano. La riuscita è a tratti ottima: nell’incalzante “Rockammorra”, punk venato di mandolini, la commistione di linguaggi è perfetta e il testo è una sorta di manifesto (“piglia ‘a tammorr e miettete a sunà”) nell’orizzonte multiculturale della sognante “Suonami il mondo” o nella bellissima “Quanno ‘o sole è ddoce”, di Eugenio Bennato, arricchita dalla voce di Nando Citarella. L’amore per la proprio terra, che non può che essere il motore di un progetto così, traspare tanto dalla cruda urgenza di “Emergenza SOS", grido d’aiuto retto da un riff ossessivo vagamente “tribale”, quanto dalle fotografie di scenari napoletani “Mercante” e “Capa tosta” (che però mostrano ben poco di nuovo rispetto agli episodi precedenti del disco). Bella anche “Vesuvius”, dedicata al vulcano dormiente, che si fregia di ottimi passaggi strumentali.
Nonostante ciò, l’esperimento dei Rockammorra non si può dire, a mio parere, riuscito fino in fondo. Alcuni brani come il simpatico ma poco incisivo (soprattutto sotto il punto di vista musicale) ritratto di napoletanità “Ciro e Giuvann”, e “Guru”, title-track che lascia il tempo che trova, abbassano il valore complessivo di un album che già, se pur brilla per abbondanza di buone idee, non sempre riesce a declinarle al meglio (“Gente strana”, per dirne una). Di più andrebbe fatto anche sotto il profilo della produzione, che non dà il giusto risalto alla varietà di strumenti utilizzati, e, in particolare, penalizza la voce di Joe, che già non sembra sempre a suo agio nei vocalizzi di impronta più tradizionale. Ciò non toglie che si tratti di un album piacevole, con momenti di ottimo livello, e quindi tranquillamente consigliabile a chi si senta attratto da questo tipo di musica “bastarda”; personalmente, poi, considero davvero importante che si cerchi di mantenere viva una tradizione musicale così vasta e importante, senza limitarsi alla (pur utile) ripetizione di vecchi stilemi, ma creando un ponte con la musica moderna, come si diceva più sopra; però, proprio per quanto si vede, o si intravede di buono, da Joe e dalla Rockammorra band è lecito aspettarsi, in futuro, anche di meglio.
73/100
Joe Petrosino: Voce, mandolino, chitarra elettrica e balli
China Aresu: Mandolino, tammorra e balli
Augusto Siciliano: Tammorra e voce
Luca Crudele: Chitarra elettrica
Cipolla: Scetavajasse
Piero Fattiroso: Basso
Angelo Gramaglia: Batteria
Alessia Zazza: Balli
Anno: 2011
Label: Essonamò Records
Genere: Folk/Rock
Tracklist:
01. Guru
02. Emergenza SOS
03. Suonami il mondo
04. Quanno ‘o sole è ddoce
05. Vesuvius
06. Rockammorra
07. Basta ‘na canzone
08. Ciro e Giuvann
09. Mercante
10. Capa tosta
11. 'A festa
12. Gente strana