I Los Pirates sono un gruppo bergamasco la cui proposta artistica è interamente strutturata su tematiche legate al mondo dei pirati, come risulta lampante tanto dal nome quanto dal primo album della formazione.
“Heavy Piracy”, infatti, mostra chiarissime intenzioni in proposito, sia nel titolo che nella copertina, che mostra un teschio, dotato di canini molto aguzzi, con delle ossa incrociate ed una gomena, elementi tipici della simbologia dei pirati; il retro di copertina, invece, raffigura un galeone ormeggiato accanto alla pensilina di un porto, con l’aggiunta di un caratteristico panorama di un borgo antico su uno sfondo di montagne. Il CD, che ci giunge in formato digipack, comprende anche i testi (scritti con una grafica tanto articolata da risultare, in alcune parti, di difficile leggibilità), quasi tutti ispirati a vicende piratesche. Dopo la breve “Intro”, che suona di mare e di tastiere progressive, l’apertura propriamente detta è affidata alla ritmata “Coast of the Caribbean”, arricchita da un coro in avvio ed abbastanza legata agli insegnamenti di “Piece of Mind” degli Iron Maiden; sulla cadenzata “Timeless Dreams”, sabbathiana di epoca Dio, dal testo molto personale, figura un intermezzo con una voce recitata. Si continua con la trascinante “The Return of Captain Woodhead” e con “My Friend, the Slave”, molto simbolica, cantata insieme ad una doppia voce, in cui riscontriamo nuovi echi maideniani, con l’aggiunta di una parte lenta acustica e di tastiere addizionali. La travolgente “Pirate's Island” sfrutta un duetto di chitarre, mente l’anticonvenzionale “We Declare” poggia su un’alternanza di parti lente e veloci. Si chiude con “Another Empty Bottle”, brano personale, lento e doom in una prima fase, più veloce di stampo maideniano in seguito, prima di arrivare ad una conclusione dotata di effetti che ricordano i Goblin. Il disco, che dura poco più di mezz’ora, presenta varie influenze, ben equilibrate con gusto ed intelligenza, dosando in modo attento velocità e melodia, grazie ad assoli elaborati e ad una ritmica possente: consigliamo questo buon lavoro, pertanto, non solo agli appassionati di classic metal, ma anche ai pochi cultori di musica suonata con il cuore e con la dovuta professionalità, caratteristiche sempre più assenti dal mercato discografico odierno, assetato di denaro anziché fornitore di qualità. 80/100
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Andy Brevi: Voce Anno: 2009 |