Avevo già notato questa giovane band dal vivo durante un concertino locale, mi erano piaciuti assai per l'impatto pesante e coinvolgente che avevano sul palco nonostante la giovanissima età; nella fattispecie si parla del loro secondo disco a distanza di 2 anni dal precedente cd auto-prodotto Marchio di Fabbrica, album che non ho avuto modo di ascoltare, ma che credo si assesti sulla stessa falsa riga di questo DialeKtik laddove si parla essenzialmente di death metal moderno poderoso suonato con influenze ed impostazione principalmente hardcore in parte estrema, ma tuttavia esente da quel odioso alone di moda che spesso corrompe le band dedite a questo genere di sonorità. Comunque il cd si apre con una intro dal sapore marziale e vagamente industrial ed 'orientalmente sinistro' oserei dire, pezzo davvero notevole e imponente che apre le danze per la successiva title track, un macigno mostruoso di death metal con vaghi riferimenti ‘technical’ che mi hanno spiazzato al primo ascolto, sembra di avere a che fare con un gruppo molto più navigato dei nostri quattro giovani, tutto si svolge attorno ad un drumming impattante sempre sul filo del rasoio che non si sbilancia mai, ma che dona il giusto impatto ed un tocco in più al resto dell'economia del brano, il resto lo fanno lo sviluppo ben calibrato e la giusta scelta delle parti di atmosfera, glaciali, potenti che richiamano a qualcosa di ' nordico e negativamente corrotto ' nello stile musicale, scevro però di influenze troppo spiccatamente core emozionali. Il successivo brano "Padronanza" si esplica ancora più pesante con una super grandinata di schegge di metal estremo sparate a 1000 ma con il solito momento più ragionato e riflessivo, pur non perdendo la pesantezza e l'identità del death metal primordiale di impostazione americana ed in parte brutale, in questo caso il chitarrista solista si dimostra capace e abbastanza innovativo nella scelta dei suoni e dell'impostazione stilistica.E si arriva ad "Autodominio", una 'sassaiola' pazzesca che si apre dirompente da quasi subito, un altro esempio di come si possa suonare musica durissima senza per questo essere scontati e monotoni; il brano si differenzia per una scelta vocale più gutturale anche di tonalità diverse che credo il gruppo dovrebbe usare di più per dare maggiore 'aria' ai vari brani e renderli unici tra loro, anche qui trova spazio una parte atmosferica davvero bella ed avvolgente per poi ricadere in un riffage più cibernetico che va a chiudere il pezzo in maniera egregia. "Spirito di adattamento" si apre con un'altro riff che fa eco a qualcosa di orientale e melodico per poi trasformarsi in un riff di death metal imponente, e devo dire che questa è la song più estrema del disco, un ottimo brano che delinea la connotazione puramente estrema della band di Cagliari. Le note infernali arpeggiate di "Rinascita o morte" aprono all'ultima del filotto, quasi decadente il death metal rinasce dalle ceneri per ritornare ortodosso con una song dalla struttura selvaggia e marcia che non si lascia però contaminare da imposizioni musicali canoniche. Ottima la tecnica, specie della sezione chitarristica e le vocals davvero catacombali e sprezzanti, l'alto profilo di questa band mi lascia molto ben sperante per il loro futuro, augurandomi che non si perdano per strada o che non finiscano nel solito trabocchetto delle giovani e speranzose band sarde che alla prima difficoltà si sciolgono. Onore e gloria. Di dovere l’acquisto se siete amanti del genere, e in ogni caso procacciarvi questo bel cd che credo sia stato stampato professionalmente. Questo album è violento, imponente ed atmosferico, note descrittive immancabili in un ambito come il death metal di natura ‘ultra-estrema’ e core in versione criptica e vagamente necrotica ... 65/100
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Francesco Nano: chitarra, voce Anno: 2014
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